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Una collezione di burattini approda al MET di Santarcangelo nel 1990, non a caso intercettata dall’incredibile “creativo irriverente” che è stato Tinin Mantegazza e da allora non solo contribuisce ad accrescere il patrimonio del museo ma trova una dimora accogliente a motivo della straordinaria sensibilità della città verso tutte le espressioni teatrali. Dal momento della sua acquisizione, la collezione di burattini e burattette dei Salici-Stignani ha offerto lo spunto per mantenere viva una forma d’arte, quella del teatro di figura, attraverso mostre e rassegne di spettacoli per le famiglie che non costituiscono solo un’occasione di divertimento, ma che possiedono anche un forte valore educativo.
La trasgressione è uno strumento di passaggio, di attraversamento, di progresso. La disobbedienza alle regole è un motore di crescita. L’ascolto è una forma di evoluzione e di rinnovamento. Ecco che entra in scena Pinocchio, come non l’avete mai letto, come non vi è mai stato raccontato. Pinocchio, Sì, ma quale Pinocchio? Quello di Collodi o quello di Walt Disney? Due differenti “pinocchi”. Due modi diversi di approcciare la “crescita” e di vivere le proprie esperienze. È proprio questa diversità che si è cercato di cogliere nella interpretazione dei personaggi della storia del famoso burattino. Diversità nel loro stile di vita, di pensiero e, perché no, nel mangiare. Sì, perché anche il cibo è cultura, è identità ed è diversità. Tutti miriamo a realizzarci, ma il contesto culturale ci spinge verso cammini diversi. Diversi, appunto, né giusti né sbagliati, né buoni, né cattivi, semplicemente diversi. Ed è proprio questa diversità il cuore di questo libro. In questa diversità c’è lo spazio di ogni libertà.
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Nel quale si fa la presentazione di Ciuffettino e della sua famiglia, e si lancia uno sguardo reverente alla culta città di Cocciapelata. Sedetevi intorno a me, figliuoli miei, e state ad ascoltare la veridica storia di Ciuffettino: quel ragazzo così celebre che nessuno di voi, ci scommetto, l’avrà mai sentito neanche nominare. E perciò, mi par già di udire la domanda: — Ciuffettino! toh! o chi era, Ciuffettino? Oh! bella! Ciuffettino era Ciuffettino. Un bambinetto alto quanto... eh no, il solito soldo di cacio non lo dico, neanche se mi bastonano.
This study analyzes the folkloric genres that comprise the repertoire of the marionette theater in Sicily. Here, epic, farce, saints' lives, bandits' lives, fairytales, Christian myth, and city legend offer the vehicles by which puppeteers comment upon, critique--perhaps even negotiate--the relationships among the major classes of Sicilian society: the aristocracy, the people, the clergy and the Mafia. The lynchpin of the repertoire is the Carolingian Cycle and, in particular, a contemporary version of The Song of Roland known in Sicily as The Death of the Paladins, a text which illustrates the means by which the Carolingian heroes--Charlemagne, Roland, Renaud, Ganelon, and Angelica--augment saints, bandits, Biblical figures and Sicilian folk heroes to provide the marionette theater its rhetorical function: the articulation and dissemination of the tools of Sicilian identity.
Il bullismo è una forma di oppressione in cui il bambino o l'adolescente sperimenta una condizione di profonda sofferenza e prevaricazione. Sempre più spesso di sente parlare di bullismo in relazione a gravi fatti di cronaca: ormai si sa che cos'è e se ne sono individuate le cause, psicologiche, sociali e culturali. Ma cosa si può fare in ambito scolastico per evitare che questi disagi emotivi e psicologici si trasformino in comportamenti violenti e socialmente pericolosi? Questo saggio - che prende le mosse da una ricerca nelle scuole del Comune di Bologna - si propone, attraverso studi teorici ed empirici, di fornire ad insegnanti, psicologi e quanti si trovano a dover affrontare queste tematiche, importanti suggerimenti su come affrontarlo, approfondendo le tecniche di intervento, per favorire un clima di convivenza e rispetto reciproco.