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A dieci anni dalla prima edizione lo studio di Coletti e Grosso sulle comunità terapeutiche è un classico imprescindibile per operatori e operatrici del settore (e non solo): un’analisi unica in Italia, fondata su una lunga esperienza, completa e documentata, con uno sguardo complessivo e trasversale che va oltre i miti, i luoghi comuni e le posizioni preconcette. Sono approfondite, nel testo, la storia delle comunità, le speranze e le delusioni che le hanno accompagnate, i diversi metodi di intervento praticati, i problemi emersi nella vita quotidiana tra gli ospiti e nei rapporti con gli operatori e con il territorio. Ma negli ultimi dieci anni la situazione delle dipendenze e degli s...
Le edicole chiudono, le vendite dei giornali crollano, le testate licenziano. Ridotte a prodotto di consumo, le notizie sembrano “funzionare” solo se sintetiche, meglio se frivole, comunque semplici. Ma come è possibile, in un simile scenario, il racconto della realtà? della sua complessità? E, ancora, se l’informazione risponde essenzialmente a logiche di mercato, come può essere libera, democratica, utile a formare il pensiero critico dei cittadini? Gad Lerner, maestro del giornalismo d’inchiesta, con alle spalle una lunga esperienza che va dalla carta stampata alla tv, in questa appassionata intervista condotta dalla giornalista Elena Ciccarello propone ai lettori un viaggio dietro le quinte di quel che resta del quarto potere. Senza peli sulla lingua riguardo alla crisi che attraversa il settore, ma guardando al futuro con la speranza di chi ancora ama profondamente il suo lavoro.
This handbook takes on one of the most pressing issues of today’s society – the question of housing. It is a cutting-edge edited volume about the disputed interrelationship between housing and the wider welfare state. Although housing scholars generally agree that housing should be regarded as part of such a wider welfare system, it has proven hard to pinpoint and operationalize its position within it. Moreover, the relationship became considerably more complex as a result of the period of intense globalization and the integration of national housing finance systems into world finance markets. Furthermore, welfare systems reflect economic as well as social models and these, too, have cha...
In un contesto in cui la diversità genera diffidenza e spaventa, la necessità di formare nei bambini un atteggiamento di apertura verso l’altro da sé costituisce una priorità e forse anche un’emergenza educativa: è possibile farlo anche attraverso il gioco. I giochi di strada, in particolare, sono utili per sperimentare ruoli, regole, azioni e comportamenti della vita insieme. Una raccolta di giochi dal mondo, in una nuova e arricchita edizione, dedicata a operatori, educatori, insegnanti e a quanti lavorano nel campo dell’animazione con bambini e ragazzi.
«Appena ho compiuto 18 anni, finalmente sono stata assunta con contratto a termine in un’azienda che gestiva le mense scolastiche. Dopo qualche mese sono rimasta incinta e non mi hanno più rinnovato il contratto» (Roberta, Lombardia). «Lavoretti su lavoretti. Di tutto un po’. Baby sitter, cameriera, pulizie, rappresentante di prodotti. Praticamente tutto in nero» (Loredana, Lazio). «C’erano delle condizioni precise al colloquio, e io le ho accettate tutte. La cosa principale per me è il punteggio che accumulo con l’insegnamento. Io risulto assunta regolarmente dalla scuola, ma le condizioni sono che io lo stipendio non lo prendo» (Lina, Campania). Tredici testimonianze, esemplari di un’intera generazione, di giovani intrappolati loro malgrado in questa devastante condizione di precariato di vita e di lavoro. Ma come siamo arrivati a tutto questo? Come abbiamo potuto permetterlo? Edi Lazzi – che da sindacalista questi giovani li ha ascoltati e intervistati – rivolgendosi direttamente a loro analizza le cause, ma soprattutto prova a indicare una via d’uscita. Perché cambiare è possibile, sempre.
Il termine «sicurezza» si è spogliato, ormai da parecchi anni, delle caratteristiche sociali cui era legato (lavoro, salute, diritti): oggi ci si sente al sicuro con condizioni che ci proteggono individualmente dal rischio di diventare «vittime» di comportamenti dannosi. Da qui l’assunto che tutte e tutti siamo vittime potenziali; quindi fenomeni sociali complessi vengono governati con il codice penale e, di fatto, si criminalizza la povertà, la marginalità sociale, l’immigrazione. Ma com’è successo tutto questo? E soprattutto, com’è successo che a questa deriva securitaria aderiscano «movimenti politici il cui obiettivo è la libertà dallo sfruttamento, dall’oppressione, dalla violenza dei gruppi di cui si fanno portavoce? Perché, in particolare, questo succede in un movimento come quello femminista, che è ri-nato (in Italia, ma non solo) contro la rappresentanza (ognuna parla per sé, a partire da sé), nel contesto delle spinte antiautoritarie degli anni Sessanta?».
«Il diritto alla cura (cioè a divenire soggetto di una presa in carico umana, a misura dei bisogni di riconoscimento, accoglienza e accompagnamento) è qualcosa che non passa obbligatoriamente dalla istituzione tecnologia. È visibilità e richiesta di tempo, di intelligenza non solo medica, ma anche culturale e di contesto. È un vero e proprio test dell’essenza della salute come diritto umano esigibile, al pari della libertà, della parola, della dignità».
Sono passati cinque anni dalla pubblicazione di Cassandra muta. Intellettuali e potere nell’Italia senza verità. È, per molti aspetti, cambiato il mondo. Ma non è venuta meno, nel nostro Paese, l’abdicazione degli intellettuali al loro ruolo di osservatori critici della realtà, indipendenti dal potere. E non è cambiato l’atteggiamento del potere nei confronti dei pochi intellettuali coerenti e rigorosi, considerati, come Cassandra, con fastidio e irritazione. Negli ultimi tre anni la pandemia prima e la guerra poi hanno aggravato la situazione, portandola fino al punto di rottura e al rischio di non ritorno. Gli intellettuali e i media sono sempre più portavoce del potere e quelli che non si allineano alla propaganda sono oggetto di ostracismo, di irrisione, di scherno. Proprio nel momento in cui il pensiero critico sarebbe più necessario. Costruire una società critica, una società del dissenso, è la condizione vitale per il futuro della democrazia, soprattutto al tempo della guerra. Ma Cassandra è ancora muta, sempre più muta. Lo evidenzia, in questo aggiornamento dell’analisi, uno dei pochi intellettuali capaci, quando occorre, di dire ostinatamente di no.
Lo spettro del razzismo, dell’intolleranza, della discriminazione aleggia sul mondo del calcio. Negli stadi risuonano cori contro i neri, sugli spalti si srotolano striscioni contro gli ebrei, dirigenti sportivi rilasciano dichiarazioni offensive contro i calciatori gay. Anche tra i giocatori si annidano talora pregiudizi contro i compagni di squadra. Ma c’è chi reagisce: campioni che si dimostrano tali anche fuori dagli stadi, associazioni, semplici tifosi che amano il «gioco più bello del mondo» e i suoi protagonisti di ogni colore. Gli stadi, del resto, sono uno specchio della società: nel bene e nel male. Lo scrive, con una sintesi efficacissima, Lilian Thuram, difensore di Parma, Juventus, Barcellona e della Nazionale francese, uno dei più grandi di tutti i tempi: «Io sono diventato nero a nove anni, quando sono arrivato in Francia e ho incontrato i bianchi. Si diventa neri con gli sguardi degli altri». Di quegli sguardi, di quelle voci e di chi non ci sta parla questo libro di Lamberto Gherpelli, ripercorrendo il mondo del pallone dalle origini (quando era uno sport per soli inglesi bianchi) fino agli incombenti mondiali di Russia.
Nel 2013, l’Italia si avviava ad affrontare un passaggio drammatico della propria crisi economica e sociale: disoccupazione crescente, aumento della povertà assoluta e relativa, fragilità del sistema bancario, remunerazioni bloccate da anni, e la necessità di reperire i 50 miliardi di euro della prima rata imposta dal famigerato fiscal compact. Il tutto in una crisi morale e istituzionale senza precedenti e con i tradizionali sistemi della rappresentanza travolti dagli eventi. Nel Paese l’indignazione era maggioranza, schiacciante maggioranza, eppure non contava nulla a livello istituzionale oppure veicolava movimenti populisti e pieni di contraddizioni, alimentando così il rischio d...