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L’autore si accosta alla narrazione giovannea non con il semplice intento di studiarla esegeticamente, ma con il desiderio di creare un ponte tra il lettore e il Vangelo, di porre «in dialogo la ricchezza dell’esegesi odierna con la vita quotidiana».Da ciò la scelta di unire al commento biblico esempi concreti, richiami alla vita dei santi e riferimenti ad autori moderni.I brani commentati, che riguardano l’inizio e la prima parte del Vangelo di Giovanni, vengono poi accostati con due attenzioni particolari: la prima è relativa alla pedagogia ignaziana degli Esercizi Spirituali, la seconda riguarda l’aver privilegiato l’incontro tra il lettore e alcune figure della fede.
Nei grandi centri urbani, dove aumenta l’anonimato, le appartenenze sono fluide e si moltiplicano i «non luoghi», le parrocchie sembrano soffrire di un’ impostazione ancora «rurale» che non sembra essere in grado di rispondere ai bisogni spirituali del presente. Nelle città, soprattutto in quelle di grandi dimensioni, la parrocchia è ancora più sfidata a immergersi nelle esperienze del territorio, nei poli che costruiscono socialità e cultura, negli spazi che esprimono bisogni, solidarietà e di democrazia di base. Al tempo stesso, la sfida consiste nel non perdere una delle qualità più belle della parrocchia, ovvero di essere Chiesa tra le case in grado di ascoltare e di interpretare il territorio per annunciare il vangelo a tutti, in ogni luogo.
La Chiesa di Milano, come tante Chiese italiane ed europee, sta vivendo una forte trasformazione. Diminuisce la partecipazione alle attività pastorali e ai sacramenti e contestualmente si riduce – e si ridurrà ancora – il numero dei presbiteri. Finora si è scelto di rendere alcuni preti parroci di più parrocchie, fino a otto, spesso aggregate in cosiddette Comunità Pastorali. Tuttavia la fatica del clero, dentro queste scelte, è divenuta spesso insostenibile e si faticano a tracciare percorsi fruttuosi e risolutivi per le comunità. Quali sono le priorità e i criteri per abitare il cambiamento? Quali prospettive si possono intravedere? Alcuni docenti del Seminario, insieme a ricercatori e teologi, si interrogano rispetto ai possibili cammini.
Bisogna ripensare globalmente le ministerialità nella Chiesa, sostiene Cettina Militello. Bisogna porre come indilazionabile la questione della formazione. Non c’è solo la preparazione e l’esercizio del ministero ordinato, ciò che qui si propone è un percorso diretto agli esperti, ma soprattutto a quei cristiani ai quali sta ancora a cuore essere e fare Chiesa. È un percorso di autocoscienza che visita le forme di ministerialità praticate nella storia; legge la mutazione dei modelli di Chiesa e in esse i tratti che vi assumono il ministero e i ministeri.
Nella società postmoderna sono cambiati i punti di riferimento identitari e gli individui si definiscono sempre più non in base al territorio in cui vivono, ma in base alle relazioni che sviluppano. Anche la Chiesa è toccata da questo fenomeno, perciò le multi-appartenenze, che definiscono i "nomadi spirituali" moderni, fanno sì che essi sviluppino un senso di appartenenza non più necessariamente nella Parrocchia territoriale, ma ad altre realtà definite dal principio di personalità. Il linguaggio è il nuovo criterio che determina la forma di appartenenza ad una comunità. Esso è più che uno strumento di comunicazione, è il locus theologicus, l'unico contesto dove il fedele può incontrare Dio. La Chiesa è chiamata a riconoscere in modo ufficiale anche questo criterio aggregativo, assumendo un orientamento interculturale. Una "comunità di fede" alla frontiera, come lo è la Parrocchia personale S. Pio X di Basilea Città nell' "angolo delle tre terre", cioè il punto di incontro tra la Germania, la Francia e la Svizzera, diventa un modello di una comunità transnazionale, che supera la dimensione giuridica territoriale cantonale, e con uno specifico linguaggio.
En los grandes centros urbanos, donde va en aumento el anonimato, las adscripciones son fluidas y se multiplican los “no lugares”, las parroquias parecen desmoronarse, convirtiéndose, en particular en las metrópolis, en algo así como en pueblos que se ponen uno junto al otro. Se trata de cambios que interpelan a la parroquia, y que hemos de conocer a fondo en sus demandas y en las necesidades, también espirituales, que hacen aflorar. En cualquier caso, la novedad social y cultural, la movilidad y el anonimato imperante no suscitan en los ciudadanos grandes demandas de oración, de encuentro, de educación y de mística. Y la parroquia tiene demasiadas veces un planteamiento todavía ...