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Inquietudine spettrale. Gli uccelli nella concezione poetica di Jacob Grimm tratta un aspetto peculiare della concezione poetica di Jacob Grimm: nel quadro di una natura pervasa da spiritualità, fonte di fascinazione per i suoi segreti difficilmente accessibili, gli uccelli, in qualità di abitatori dell’aria, sono percepiti come creature fantasmatiche, suscettibili di infondere nell’osservatore un senso di inquietudine. I singolari richiami al tema riscontrati in saggi, epistole ed opere avvalorano uno spiccato interesse per questa categoria di animali e costituiscono materiale di analisi nel contesto della vasta produzione grimmiana. Oggetto di ricognizione particolarmente approfondita è la celebre raccolta dei Kinder- und Hausmärchen (nella sua prima e poco nota versione), libro capitale del movimento romantico tedesco, in cui il ruolo liminare dei volatili è riconducibile a miti e credenze popolari arcaiche.
The book takes its lead from academic Annamaria Pagliaro’s experience straddling Australia and Italy over a thirty-year period. As both former colleagues and collaborators of Pagliaro, we editors intend to open a kaleidoscope of perspectives on the international research landscape in the fields of Italian and Anglophone studies, starting from Pagliaro’s own contribution to the creation of relations between the two cultures in the period that saw her work transnationally as Director of the Monash University Prato Centre (2005-2008).
Il volume ruota intorno alla trascrizione delle lettere inedite indirizzate da Daniello Berlinghieri ad Anna Martini durante la missione di Berlinghieri al Congresso di Vienna per l’Ordine di Malta. L’apparato critico mira a ricostruire, su base documentaria, le tappe del viaggio e a contestualizzare, da un punto di vista biografico, letterario e storico-culturale, personaggi ed eventi evocati reinserendoli nella Piccola e Grande Storia di cui furono protagonisti. L’epistolario è qui tradotto in francese.
«Nata il 25 maggio 1936. Due desideri precisi: non diventare adulta, scrivere». Jacqueline Risset (1936-2014) è stata traduttrice dal francese (Ponge, Sollers, i poeti di Tel Quel,) e dall’italiano (Dante, Machiavelli, Balestrini), nonché nota studiosa per i suoi lavori su Scève, Proust, Bataille. Questo volume si propone di analizzare l’opera poetica di Risset, dagli esordi con la scrittura testuale nell’ambito dello sperimentalismo di Tel Quel, passando per una traiettoria che, incrociando Dante e lo stilnovismo attraverso il lavoro di traduzione della Commedia, portò l’autrice all’elaborazione di una poetica incentrata sugli «istanti privilegiati» che aprono «all’altrove».
Il Piccolo Pantheon è a Parigi il teatro della rue de Chartres che, con altre sale di spettacolo, fra Sette e Ottocento fa concorrenza al grande Pantheon di rue Soufflot. Il piccolo Pantheon è portatore di un’idea di Grande Uomo che abbraccia personalità escluse dal Pantheon ufficiale e categorie fino ad allora emarginate, quali gli attori. Il volume prende in considerazione un nuovo genere teatrale che porta in scena la vita pubblica e privata, reale o immaginaria, di Grandi Uomini delle Lettere, della Filosofia e delle Arti. Originale per la sua analisi della mentalità rivoluzionaria che plasma un concetto nuovo di Fama, il libro è anche uno strumento di lavoro grazie ai Cataloghi che mirano a rendere conto dell’ampiezza del fenomeno dal punto di vista cronologico e tematico.
«Auf Wiedersehen in Florenz!» Voci di ebrei tedeschi dall’Italia presenta uno spaccato della Exilliteratur tedesca i cui protagonisti emigrarono a Firenze dopo l’avvento del nazionalsocialismo. Oltre a ricostruire il contesto della città negli anni 1933-1938, il volume esplora anche la produzione di alcuni autori e autrici dell’esilio, protagonisti del fervente clima culturale che si diffuse a Firenze grazie all’intersezione tra le culture tedesca, ebraica e italiana. Tra gli esponenti di questo contesto letterario, vi è un gruppo di autori che compare nella sezione dedicata alla scrittura in esilio (Alice Berend, Rudolf Borchardt, Karl Wolfskehl e Walter Hasenclever) mentre un altro gruppo compone, invece, il nucleo del post-esilio (Max Krell, Monika Mann, Otti Binswanger-Lilienthal e Georg Strauss).
Il volume presenta per la prima volta in traduzione italiana una selezione rappresentativa di poesie composte originariamente in tedesco dallo scrittore austro-italiano Benno Geiger, con l’intento di rendere accessibile ad un pubblico più vasto la sua opera poetica, che si affianca a quella più conosciuta di storico dell’arte. La particolare caratteristica di mediatore e ponte tra due culture rende la sua opera poetica estremamente significativa, anche alla luce dell’attività di prolifico traduttore alla quale egli si dedica per tutta la vita. Con testo a fronte, il volume è preceduto da un saggio introduttivo e da un profilo biografico che mettono in luce la fitta trama di rimandi intertestuali e il confronto assiduo di Geiger con la tradizione poetica tedesca e con quella italiana.
Con questo libro curato da Dario Collini, che raccoglie il lavoro di giovani ricercatori guidati da Anna Dolfi («GREM» «NGEM») che si sono occupati dei 17.000 pezzi epistolari del Fondo Macrì, si offre uno straordinario strumento di lavoro a chi si interessa di Ermetismo, di critica e poesia del Novecento italiano. Ombre dal fondo o ‘luci intermittenti’ che siano, i bagliori mandati dagli epistolari sono segni della genesi umana della cultura, visto che conservano traccia di quanto è legato al quotidiano che contribuisce alla costruzione della ‘grande’ storia e della progettualità; intellettuale e politica che l’accompagna. Ecco allora che letture, libri, riviste, collaborazioni, amicizie, risentimenti, viaggi, passioni letterarie e private emergono da questi regesti, a dare voce a un’epoca e ai suoi protagonisti.
La cesura tra la prima e la seconda parte del Novecento rappresenta una frattura epocale che segna il “tramonto della modernità” e rende inattingibile la tradizione, ponendo in questione la persistenza stessa del linguaggio poetico. L’indagine proposta attraverso i contributi qui raccolti ha come argomento il segmento dell’attività ungarettiana – poetica, traduttoria e critica – che si sviluppa a seguito di tale frattura, con l’intento di misurarne le caratteristiche, la complessa ricezione e l’attualità, a contatto con la storia e in dialogo con le altre poetiche del secondo Novecento. Ne risulta un quadro sfaccettato che ambisce a tracciare un primo quanto provvisorio bilancio dell’attività dell’ultimo Ungaretti, nonché dell’eredità lasciata presso le generazioni successive.
«The good comic novel». La narrativa comica di Henry Fielding e l’importanza dell’esempio cervantino analizza l’influenza del Don Chisciotte sulla narrativa di Henry Fielding, a partire da un excursus della ricezione del romanzo spagnolo in Inghilterra. Da una analisi del Joseph Andrews e del Tom Jones di Fielding in relazione al Don Chisciotte, affiorano evidenti paralleli nell’uso della parodia letteraria, di specifiche innovazioni diegetiche e nel ricorso ad alcuni episodi e personaggi. Rilevando come nella narrativa dei due autori l’innovazione letteraria proceda dalla decostruzione e attualizzazione della letteratura precedente, e dal precetto classico dell’«istruire divertendo», il volume si sofferma sul ruolo di Fielding e Cervantes nella nascita del romanzo di finzione e del self-conscious novel.