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Recent years have seen massive feminist mobilizations in virtually every continent, overturning social mores and repressive legislation. In this brilliant and original look at the emerging feminist international, Vernica Gago explores how the women's strike, as both a concept and collective experience, may be transforming the boundaries of politics as we know it. At once a gripping political analysis and a theoretically charged manifesto, Feminist International draws on the author's rich experience with radical movements to enter into ongoing debates in feminist and Marxist theory: from social reproduction and domestic work to the intertwining of financial and gender violence, as well as controversies surrounding the neo-extractivist model of development, the possibilities and limits of left populism, and the ever-vexed nexus of gender-race-class. Gago asks what another theory of power might look like, one premised on our desire to change everything.
Von Natur aus ist der Mensch so frei wie wölfisch. Um sich selbst zu bändigen, muss er folglich einen künstlichen Riesen schaffen: den Staat, der als übergeordnete Instanz den permanenten Bürgerkrieg zu unterdrücken und Frieden zu schaffen vermag. Diese Essenz von Thomas Hobbes' "Leviathan" ist bis heute ebenso vehement verworfen wie bekräftigt worden. Zu den Mitteln, mit denen der Leviathan die Menschen vom Unfrieden abhält, gehören Bilder, und aus diesem Grund steht dem Leviathan ein Frontispiz voran. Das Buch erschließt mit Abraham Bosse den Künstler des Frontispizes, stellt sämtliche Varianten dieses Urbildes des modernen Staates zusammen und versucht, die Vorgeschichte seiner politischen Ikonographie zu klären.
Il volume nasce dal lavoro di ricercatori argentini e italiani nell’ambito di un progetto di interscambio culturale promosso dal Cuia e dal Conicet, coordinato da Cecilia Abdo Ferez e Domenico Scalzo. Si tratta di una raccolta di saggi discussi in due convegni svoltisi a Buenos Aires, intorno ad alcuni momenti del pensiero politico italiano, europeo e argentino. L’idea che lo guida concerne il tentativo di una comprensione filosofica, che vuole essere allo stesso tempo una traduzione in altro da sé, della modernità europea. Al centro del libro è la logica delle grandi parole della politica occidentale, la sua idea di origine, di Stato, di repubblica e di popolo, ovvero le modalità de...
Este libro es el resultado de una lectura en común de Filosofía del derecho, desde la teoría y la filosofía políticas, con la excusa de cumplirse doscientos años de su publicación original. Fueron invitados a escribir colegas de Argentina, Brasil, Alemania, Chile y México. Aquí se trata de dilucidar, siguiendo el orden de exposición del libro de Hegel, qué es lo que dice en los parágrafos más importantes de un libro muy difícil de asir en su totalidad. No por ello se convierte en un manual de lectura, más bien es un texto que pretende iluminar sus lados oscuros, ubicarlo en su estructura y (re)leerlo –hermenéuticamente– desde una mirada más actual. La Filosofía del derecho no es leída en demasía por las latitudes latinoamericanas porque su lectura fundamentalmente anima debates filológicos o académicos, con poca aplicación práctica de sus conceptos. Se pierde así la fuerza de un libro lleno de posiciones, que sigue siendo un contrapunto de las formas contemporáneas de entender el derecho, la comunidad y la acción política. Justamente, retomar estas posiciones en disputa es lo que pretende esta obra.
Il volume offre la prima introduzione italiana all’opera di Siri Hustvedt, autrice statunitense di origini norvegesi, oggi fra le più lette e tradotte al mondo. In particolare verte sul nesso, imprescindibile nella sua produzione letteraria e saggistica, tra poetica e neuroscienze cognitive, campi del sapere che, insieme alla filosofia, all’estetica e alla psicologia, Hustvedt attraversa di continuo, contribuendo al dialogo, oggi essenziale, tra le humanities e le scienze naturali. Questioni di genere, riflessioni sul trauma e sulla malattia, sulla dimensione cognitiva che lega memoria, immaginazione e narrativa, oltre al suo impegno politico e sociale, fanno di Siri Hustvedt un’autri...
Nel 2008 usciva I tempi e i luoghi del cambiamento. Lo sviluppo locale nel Mezzogiorno d’Italia, ultima monografia di Alberto Tulumello. Mentre esplodeva la crisi finanziaria, poi divenuta economica, Tulumello portava a sistema un lungo lavoro sulle dinamiche politiche ed economiche del meridione italiano. La conclusione di quel ciclo era allo stesso tempo l’inizio di un percorso intellettuale che iniziava ad aprire a un campo di riflessione geograficamente, ma anche politicamente, più ampio: quello delle dinamiche di “cambiamento” nelle relazioni tra luoghi e scale molteplici. Un percorso interrotto nel 2012 dalla prematura scomparsa dello studioso. Dieci anni dopo questa raccolta di saggi torna a problematizzare e a riflettere su “cambiamento” e “sviluppo”, articolando tre scale geografiche: il Mezzogiorno d’Italia, il Sud d’Europa e il Mediterraneo. E lo fa mettendo in dialogo il lavoro di Tulumello con contributi provenienti da svariate discipline: dalla sociologia economica alla politologia e alla demografia, fino alla geografia umana e all’antropologia.
La burocrazia si è prestata storicamente a interpretazioni in netto contrasto tra di loro: da un lato, la lettura di Max Weber che la assimila a un processo di progressiva razionalizzazione della società; dall’altro lato, una lettura critica, per lo più anglosassone, che vi intravvede soltanto gli aspetti negativi, gli eccessi formali e il carattere autoreferenziale. La critica della ragion burocratica cerca invece di inserire la burocrazia nell’ambito di un dispositivo immunitario a priori, che gestisce e organizza le molteplicità sociali attraverso la produzione di infiniti documenti. I suoi tratti negativi – distrazione, differimento, cronicizzazione, inazione – costituiscono delle precise tecniche immunitarie finalizzate a contenere il rischio sociale sia endogeno che esogeno. Grazie a questa struttura, la burocrazia non riguarda più solo l’amministrazione pubblica, ma anche gli ambiti ben più ampi dell’economia, della scienza, della medicina, della scuola, della vita privata. È nato il “soggetto burocratico”, i cui tratti talvolta perversi, insensati ed eccessivi segnalano un’evidente situazione di impasse all’interno delle società occidentali.
Wie kann Philosophie zur Gestaltung von Politik beitragen? Nach Ansicht des Autors ist dies nur möglich, wenn sie sich für das Partikulare und Tendenzöse öffnet. Ihr Weg in die politische Wirklichkeit kann nur über die Parteien erfolgen. Zugleich sollte sie sich aber um eine - noch näher zu bestimmende - Form von Universalität bemühen, die die verschiedenen Tendenzen auf einer höheren Ebene kompatibel macht. Der Ansatz eines «gegliederten Universalismus», den der Autor entwirft, versucht, sich beiden Zielen gleichermaßen anzunähern. In einem weiteren Schritt werden philosophische Definitionen für sechs politische Richtungen vorgeschlagen (Liberalismus, Sozialdemokratie, Soziali...
L’autrice racconta, in questo intenso volume, una delle esperienze più perturbanti della sua vita professionale: l’incontro con i bambini congolesi accusati di essere stregoni. Ritenuti dalle loro famiglie i responsabili di tutte le disgrazie che accadono nella comunità, i bambini vengono condotti nelle chiese del risveglio, dove sono sottoposti alle cosiddette “pratiche di liberazione”. Ma spesso anche queste pratiche, vere e proprie torture, non convincono la famiglia che il bambino sia ormai libero dalla stregoneria, abbandonandolo al destino di una vita per strada. La ricerca qui condotta verte sulla vita emotiva dei bambini ospitati del centro di prima accoglienza di Matete (Kinshasa), gestito dai frati guannelliani, ed è un tentativo di ricostruire ed entrare in contatto con le tragiche storie di questi bambini, con le loro angosce, le loro paure, le loro speranze.