You may have to Search all our reviewed books and magazines, click the sign up button below to create a free account.
Capitalism has proven much more resilient than Marx anticipated, and the working class has, until now, hardly lived up to his hopes. The Marxian concept of class rests on exclusion. Only the ‘pure’ doubly-free wage-workers are able to create value; from a strategic perspective, all other parts of the world’s working populations are secondary. But global labour history suggests, that slaves and other unfree workers are an essential component of the capitalist economy. What might a critique of the political economy of labour look like that critically reviews the experiences of the past five hundred years while moving beyond Eurocentrism? In this volume twenty-two authors offer their thoughts on this question, both from a historical and theoretical perspective. Contributors include: Riccardo Bellofiore, Sergio Bologna, C. George Caffentzis, Silvia Federici, Niklas Frykman, Ferruccio Gambino, Detlef Hartmann, Max Henninger, Thomas Kuczynski, Marcel van der Linden, Peter Linebaugh, Ahlrich Meyer, Maria Mies, Jean-Louis Prat, Marcus Rediker, Karl Heinz Roth, Devi Sacchetto, Subir Sinha, Massimiliano Tomba, Carlo Vercellone, Peter Way, Steve Wright.
In his recent work, Guy Standing has identified a new class which has emerged from neo-liberal restructuring with, he argues, the revolutionary potential to change the world: the precariat. This, according to Standing, is ‘a class-in-the-making, internally divided into angry and bitter factions’ consisting of ‘a multitude of insecure people, living bits-and-pieces lives, in and out of short-term jobs, without a narrative of occupational development, including millions of frustrated educated youth..., millions of women abused in oppressive labour, growing numbers of criminalised tagged for life, millions being categorised as "disabled" and migrants in their hundreds of millions around t...
The recent vast upsurge in social science scholarship on job precarity has generally little to say about earlier forms of this phenomenon. Eloisa Betti’s monograph convincingly demonstrates on the example of Italy that even in the post-war phase of Keynesian stability and welfare state, precarious labor was an underlying feature of economic development. She examines how in this short period exceptional politics of labor stability prevailed. The volume then presents the processes whereby labor precarity regained momentum— under the name of flexibility— in the post-Fordist phase from the early 1980s, taking on new forms in the Craxi and Berlusconi eras. Multiple actors are addressed in t...
In Italia i cittadini tra i 19 e i 35 anni sono dodici milioni. Volete sapere come vivono, cosa fanno, come si mantengono? La maggioranza è sottoimpiegata, sottopagata, sottorappresentata. E soprattutto è ricattabile, perché i giovani italiani del nuovo millennio sono un esercito senza armi e senza tutele, senza santi in paradiso.Non vi siete distratti né addormentati sui banchi. Siete giovani, volenterosi e avete finito di studiare più o meno nei tempi giusti. Il problema però è che nonostante master, corsi di specializzazione e tripli salti mortali non avete ancora un lavoro retribuito il giusto, per guadagnare di più dovete lavorare in nero e se siete fortunati vi rinnovano il con...
E’ comodo definirsi scrittori da parte di chi non ha arte né parte. I letterati, che non siano poeti, cioè scrittori stringati, si dividono in narratori e saggisti. E’ facile scrivere “C’era una volta….” e parlare di cazzate con nomi di fantasia. In questo modo il successo è assicurato e non hai rompiballe che si sentono diffamati e che ti querelano e che, spesso, sono gli stessi che ti condannano. Meno facile è essere saggisti e scrivere “C’è adesso….” e parlare di cose reali con nomi e cognomi. Impossibile poi è essere saggisti e scrivere delle malefatte dei magistrati e del Potere in generale, che per logica ti perseguitano per farti cessare di scrivere. Devastan...
Qualcuno l’ha paragonata a un campo di battaglia. È la maternità delle donne che lavorano e vorrebbero continuare a farlo senza subire umiliazioni quando decidono di mettere al mondo un bambino. Invece, in Italia come in nessun altro paese europeo, lavoro e maternità rischiano di diventare inconciliabili. Molte donne con un lavoro fisso, tornando in ufficio o in fabbrica vengono emarginate e mobbizzate per spingerle a dimettersi. La rigidità sugli orari, che sembra ormai la parola d’ordine nelle aziende, genera scontri drammatici. Lo stesso congedo di maternità più che come un diritto comincia a essere visto come un privilegio, mentre furoreggiano le vecchie lettere di dimissioni i...
None
Il volume presenta i risultati di una ricerca su impiegati e quadri nelle grandi imprese del settore metalmeccanico – al centro FCA e Leonardo – condotta secondo una metodologia di ricerca partecipata. Obiettivo dell’indagine è stato l’analisi dei cambiamenti nella professionalità, nell’organizzazione, nella qualità del lavoro e nel rapporto con il sindacato avvenuti negli ultimi anni nelle grandi aree impiegatizie (amministrative, commerciali, di ricerca e sviluppo, di supporto alla produzione), a fronte del progressivo venir meno di una identità professionale e sociale omogenea del mondo impiegatizio e dell’impatto crescente delle nuove tecnologie 4.0. La ricerca è stata condotta con metodi di ricerca qualitativa (interviste e focus) e quantitativa (una survey ai lavoratori) e ha visto momenti di discussione e di confronto tra i ricercatori, gli attori sociali delle imprese coinvolte (sindacalisti e managers) e un gruppo di studiosi che hanno accompagnato tutto il percorso.