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This contributed volume aims to reconsider the concept of individuation, clarifying its articulation with respect to contemporary problems in perceptual, neural, developmental, semiotic and social morphogenesis. The authors approach the ontogenetical issue by taking into account the morphogenetic process, involving the concept of individuation proposed by Gilbert Simondon and Gilles Deleuze. The target audience primarily comprises experts in the field but the book may also be beneficial for graduate students. The challenge of the genesis and constitution of “units” has always been at the center of philosophical and scientific research. This ontogenetical issue is common to every discipli...
To what extent can semiotics illuminate key problems in religious studies, given the centrality of symbols, language, and other modes of signification in religion and theology? The volume explores semiotic methodologies for the study of religion, with an emphasis on their critical and creative reconfigurations. The contributors come from different specialties, such as cognitive science, ethnography, linguistics, communication studies, art studies, religious studies, philosophy of religion, and theology. Part One consists of chapters focusing on theoretical perspectives. Part two focuses on applications in texts and case studies while still considering methodological issues. Many specific tra...
Society is now facing challenges for which the traditional management toolbox is increasingly inadequate. Well-grounded theoretical frameworks, such as systems thinking and cybernetics, offer general level interpretation schemes and models that are capable of supporting understanding of complex phenomena and are not impacted by the passage of time. This book serves the knowledge society to address the complexity of decision making and problem solving in the 21st century with contributions from systems and cybernetics. A multi-disciplinary approach has been adopted to support diversity and to develop inter- and trans-disciplinary knowledge within the shared thematic of problem solving and decision making in the 21st century. Its conceptual thread is cyber/systemic thinking, and its realisation is supported by a wide network of scientists on the basis of a highly participative agenda. The book provides a platform of knowledge sharing and conceptual frameworks developed with multi-disciplinary perspectives, which are useful to better understand the fast changing scenario and the complexity of problem solving in the present time.
Le figure e le rappresentazioni dell’Altro sono uno dei principali luoghi di indagine della letteratura etno-antropologica. “Etno-”, da sempre, sta per etnia, popolo; “-grafia”, lo scrivere, rimanda all’attività del ricercatore, il quale, mettendo la propria penna a servizio dell’Altro, ne scrive una traccia, ne lascia testimonianza, ne traduce la complessità e la rende intellegibile al lettore. Con l’emersione e la presa di consapevolezza esplicita del potere della “grafia-”, l’etnografo inizia a riflettere su se stesso e sui meccanismi che soggiacciono alla sua attività. Si iniziano a sperimentare nuove forme di restituzione e rappresentazione dell’alterità,...
Tra “etno” e “semiotica”: conversazioni tra antropologia e teoria della significazione è il secondo volume di una raccolta di interviste che vede come protagonista l’etnosemiotica, o meglio il rapporto tra semiotica e antropologia. Mentre il primo volume Tra “etno” e “semiotica”. Affinità e divergenze ai margini di due discipline si concentra maggiormente sul punto di vista semiotico, ospitando i contributi di alcuni dei maggiori esponenti della semiotica e della filosofia italo-francese, questo secondo volume dà spazio a una serie di conversazioni di carattere più antropologico, dialogando con voci illustri dell’antropologia contemporanea e della semiotica vocata alla problematica culturale. Il volume ospita i contributi di Francesco Remotti, Pietro Clemente, Roberto Malighetti, Michael Herzfeld, Pierluigi Cervelli e Franciscu Sedda.
Etnosemiotica è un termine che contiene al suo interno due parole, legate a due tradizioni disciplinari specifiche. Da un lato abbiamo l’antropologia, disciplina che mette al centro l’uomo nelle sue molteplici forme e declinazioni; dall’altra abbiamo la semiotica, che si occupa di indagare il senso nelle sue possibili articolazioni. Attraverso sei voci autorevoli – Paolo Fabbri, Gianfranco Marrone, Francesco Marsciani, Jacques Fontanille, François Jullien – con questo primo volume si cerca di mettere in luce punti di contatto e criticità tra i due saperi. Con l’intenzione di contribuire al dibattito, sempre acceso, sulle difficoltà legate alla realizzazione concreta dell’interdisciplinarità, il volume raccoglie diverse prospettive, che regalano al lettore un quadro chiaro e attuale delle problematiche legate alla costituzione dell’etnosemiotica come progetto disciplinare.
“Un semiotico a cui per ipotesi fosse vietato di operare scientifica- mente, magari per l’arrivo di alieni complottisti cui la scienza fosse del tutto invisa, sarebbe costretto, volendo nondimeno dar seguito ai propri uffici, a fare lo sciamano. A ruoli invertiti, uno sciamano cui sempre per ipotesi fosse vietato di operare animisticamente, magari per l’arrivo di alieni scientisti cui l’animismo sembrasse una cieca follia, sarebbe costretto, volendo nondimeno dar seguito ai propri uffici, a fare il semiotico.” Nel proporre questo chiasmo controfattuale, Edoardo Lucatti prova a liberare una serie di risonanze epistemologiche fra la razionalità della semiotica di Greimas, consegnata dal semiotico lituano alla famosa introduzione di Del senso (1970), e il prospettivismo amerindio che l’antropologo brasiliano Eduardo Viveiros de Castro affronta nelle Metafisiche cannibali (2009), con il duplice obiettivo di inquadrare diversamente l’irrisolta questione dello statuto scientifico della semiotica e di capire quale possa essere - ancora oggi - il ruolo e la ragion d’essere di una scienza della significazione.
L’isola che non c’è avvicina la celebre meta vacanziera sarda della Costa Smeralda nel quadro di un’interrogazione più generale sul potere, nel tentativo di individuare uno spazio di contributo semiotico al progetto di descriverne le positività e incrementarne l’intelligibilità. Al centro della ricerca è la relazione fra spazio e soggettività, avvicinata a partire dall’analitica del potere inaugurata da Michel Foucault e dagli studi dedicati da Louis Marin all’utopia e al discorso utopico. Sulla scia dell’analisi etnosemiotica di Disneyland tracciata dallo stesso Marin, l’analisi rintraccia parallelamente nel neo-topos Costa Smeralda un ritratto del potere, la rappresentazione e auto-rappresentazione di un’élite economica che vede i propri valori sublimati in un mito edenico avulso dalla storia, e un dispositivo di governo dei corpi, suscettibile di normare rigidamente pratiche e condotte in virtù della sua stessa natura di “messa in scena”. Diagramma comune alle due valenze è l’organizzazione dello spazio, e i “posti del soggetto” che essa prevede, impone o esclude.
Per l’etnosemiotica che questi Quaderni promuovono, una rinnovata riflessione sul corpo è imprescindibile. Questo volume riapre i giochi, torna a parlare di corpo e di linguaggio sperando in una nuova stagione che sappia riformulare i termini della discussione, dove, anche qui, il linguaggio non sia pensabile altrove che nelle pieghe del mondo e il corpo non possa essere pensato altrimenti che nel suo potere significante. Non si tratta allora di riprendere il tema del corpo passando attraverso le grandi figure tradizionali che sono appena trascorse: il corpo-proprio della fenomenologia (il corpo della propriocezione, il corpo che fornisce sostanza viva alla coscienza come interno che si ...