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“La crescita è un atto voluto, altrettanto approntare una via di fuga”. Comincia da qui il nuovo libro di Maurizio Lamorgese, marinaio di grande esperienza sia sulle rotte mediterranee, sia su quelle oceaniche. Uno che va per mare non prima di aver affrontato una disamina completa dei motivi personali o più genuinamente psicologici che lo spingono a tentare una nuova impresa, o a vivere da solo – a tu per tu con la barca e con se stesso – per lunghi mesi. E l’idea della fuga è uno dei motivi più ricorrenti. “Una buona fuga”, scrive Lamorgese, “è un atto di profonda coscienza”. La vita intera è costruita sulle scelte alcune apparentemente casuali, altre superficiali ma anch’esse non senza importanza, mentre altre ancora – e sono poche – vi porteranno molto lontano. Quello sarà un tempo tutto nuovo, unico, personalissimo, perché troverete ciò che di voi ancora non avete conosciuto. Fuggire per conoscersi. È dunque questo il segreto di ogni marinaio professionista?
Maestoso, brullo e pelato dal vento. Caro al Petrarca, che si narra sia stato il primo a salirci, e ai ciclisti che lo considerano un santuario del pedale. Ma anche tragico il Mont Ventoux, per quel 13 luglio del 1967 quando al culmine della tredicesima tappa del Tour de France su quelle interminabili rampe arse dal solleone andò in scena il dramma di Tom Simpson, baronetto di Sua Maestà stroncato dall’agonia. Sognava la maglia gialla Simpson, per coronare la sua carriera e per garantire un futuro sereno alla famiglia; il sogno si trasformò in calvario, e la sua fu una morte in diretta. Una giornata drammatica, sconvolgente, e scandalosa quando portò alla luce ciò che doveva rimanere sotto la coperta dell’omertà. L’inconfessabile. Come tanti, Tom Simpson pensava che le anfetamine lo avrebbero potuto aiutare; non poteva sapere che con il calore e lo sforzo, avrebbero costituito una miscela mortale. Nella memoria collettiva il suo nome è associato al doping. La prima vittima del doping. Ma Tom Simpson era anche un grande campione, un pioniere nella storia del ciclismo britannico negli anni della Swinging London. E in questo libro lo vorremmo ricordare anche per questo.
Le sfide dall’esito scontato tolgono entusiasmo. Questo libro racconta le notti di idoli sconfitti, di comprimari trasformati in campioni. Storie di pugili consapevoli del loro destino, comunque pronti ad approfittare di qualsiasi distrazione o rilassamento del campione di turno, per cercare di batterlo senza alcuna remora. Tra le corde del ring si colgono metafore della vita, in fondo le vicende che riguardano le battaglie combattute con i guantoni sono simili a quelle che incrociamo ogni giorno sul nostro cammino. Un libro per ricordare gli incontri che hanno sorpreso tutti, match di cui sono stati protagonisti pugili italiani. Testimoni di qualcosa che ha sconvolto le previsioni. Nel bene e nel male. Nomi meno noti e personaggi conosciuti, tra questi solo Angelo Jacopucci e Giovanni Parisi, purtroppo, non sono più tra noi. Il tempo del racconto non è poi così lontano. La scelta non è casuale, serve per dimostrare che quando non sapevamo “come sarebbe andata a finire”, crisi o non crisi, il pugilato aveva ancora intatto il suo fascino di “sport-non solo sport”, di disciplina dove tutto sarebbe potuto accadere.
“Non ho memoria, almeno ne ho sempre avuta poca. E questo è un problema, perché ricordare aiuta sempre nella vita, specie se vuoi raccontare. Così mi arrampico sulle parole, battute su una tastiera però, che per me è più facile”. Parte da qui, da questa confessione – strana per un giornalista con 40 anni di servizio, e di servizi, sulle spalle – il nuovo libro di Alberto Caprotti, inviato di Avvenire sui fatti dello sport e della vita. C’è la voglia di mettere il punto su una carriera composta da mille cose fatte, fortunata nella misura in cui non è dato ai giornalisti di oggi, di sognarne di simili. Un certo giornalismo – si dice – ormai è morto, gli editori non lo co...
Nel pugilato c’è una categoria di peso che raccoglie il meglio che questo sport sia in grado di offrire. Un palcoscenico in cui recitano campioni e grandi personaggi. I pesi welter rappresentano la boxe dei migliori. Gli autori ci guidano nella dimensione più intima dei protagonisti. Non solo montanti, ganci e schivate, ma anche personalità complesse, luoghi oscuri dell’anima, sensazionali risorse interiori, tragedie e riscatti imperiosi. Floyd Mayweather, Manny Pacquiao, Ray Leonard, Felix Trinidad, Henry Armstrong, Oscar De La Hoya, Emile Griffith, Barney Ross, Josè Napoles e Jimmy McLarnin sono stati uomini capaci di unire carisma e bravura. È il racconto dei trionfi e delle cadute di chi ha scelto uno sport che scruta l’anima nel suo profondo. I ritratti sono sorprendenti, in grado di appassionare chi la boxa e la ama, ma anche chi la conosce appena. Sul ring non si mente, nella vita molti di questi eroi lo hanno fatto. Al suono del primo gong però erano pronti a mettere in gioco tutto, pur di scendere dal ring con la cintura del vincitore. Questa è la storia di dieci fenomeni. Pesi welter, ovviamente.
Trent’anni di cavalli top class e di guidatori a cinque stelle. Dal mitico Varenne al giovane napoletano Antonio Di Nardo, vincitore di quattro frustini d’oro, due Superfrustini, del Derby d’Italia e di corse classiche che punta a diventare il driver numero 1 in Italia. Gli mancava il Lotteria, lo ha vinto e conquistato quest'anno, edizione numero settantacinque della corsa di maggiore fascino del calendario ippico italiano: imitato e raggiunto il fratello Gaetano vincitore nel 2010. La famiglia Di Nardo (padre macellaio e tre figli driver), alter ego al superpotere che il team emiliano di Ale Gocciadoro, allenatore e driver, manifesta in Italia e all’estero. Il giudizio è unanime: ...
A meno di un anno dai Giochi di Parigi 2024, la maratona resta più che mai al centro del programma a cinque cerchi, una “presenza” ravvivata dalla sfida tra i grandi atleti moderni per abbattere il muro delle due ore, sfiorato dal recente primato del mondo del keniota Kiptum che ha fermato i cronometri sulle 2 ore e 35 secondi. Ma sono ancora due i nomi che fanno della corsa lunga la gara “più olimpica” che vi sia. Due eroi, uno legato agli anni in cui i Giochi Olimpici presero forma, nell’antica Grecia, uno proveniente invece dai tempi moderni, seppure appartenenti agli inizi del secolo scorso. Fidippide e Dorando Pietri. L’oplita Fidippide è il milite addestrato per essere u...
Possono le note di un violino risuscitare il passato, unire i destini degli sconosciuti, dilatare il presente fino a renderlo un futuro diverso? Possono. Anche se non c’è più l’entusiasmo del mattino all’orizzonte della vita di Adele, ma i sentimenti contrastanti del tardo pomeriggio. Anche se Adele ha paura. Teme che l’oscurità le ingoi, non la vita, ma le tracce che testimoniano quanto e come l’abbia vissuta. Possono. Pur non essendo mattino nemmeno nella vita di Sebastian, ma già pomeriggio. Anche se quel pomeriggio appena sbocciato non ricordi nulla delle prime luci dell’alba, che lo volevano meno artista e più contadino. Possono. Nonostante Adele sia ebrea e Sebastian r...
Storie parallele che, in un gioco di fantasia, diventano cosa unica. Sono quelle di Santiago, protagonista de «il vecchio e il mare» di Ernest Hemingway, e di Joe Di Maggio, il più grande giocatore di baseball di tutti i tempi. Santiago non prende un pesce da 84 giorni, sale sulla sua barca e va a cercare la gloria per dimostrare che non è ancora un uomo sconfitto. L’azione si svolge dal 13 al 17 settembre 1950 e qui si narrano, parallele all’avventura di Santiago, le sfide che il grande Di Maggio, spesso evocato dal vecchio pescatore, affronta in quel periodo: tre partite tra i new York Yankees e i Detroit Tigers. Momenti epici e brucianti dolori s’intrecciano in questa storia che...