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This book analyzes new forms of capitalism that are manifesting under the pressures of global transformation. By studying economic and environmental indicators in various parts of the world, it seeks to reconcile economic growth with environmental and social sustainability, which is an important issue in both developed and emerging economies. These indicators include the explosive development of digital technologies and new global value chains, which are reshaping economies and societies all over the world. The contributing authors also address the challenge of immigration, the sustainable development transformation, the ties between productivity and social rights, automation and global value chains, the energy transition, and innovation and sustainable growth.
In un confronto serrato con prospettive e pratiche disciplinari diverse (dall’antropologia alla sociologia, dalla museologia alla pedagogia del conflitto, della marginalità e della devianza), il volume si interroga sulla valenza sociale del patrimonio culturale e della sua narrazione. Dai contributi emerge una visione dell’atto del narrare come risorsa per fare ed essere “comunità”, antidoto al disincantamento e alla distanza, forma di attenzione ai temi della giustizia e di resistenza alla storia generalizzante e sommaria. Accogliere e custodire storie significa dilatare lo sguardo, creare lo spazio dell’ascolto, amplificare “le parole degli altri” che non hanno accesso al discorso pubblico (non solo storico, ma anche creativo ed estetico), ricucire i legami di senso tra le persone e il patrimonio, e tra le persone attraverso il patrimonio: un corpo vivo da attraversare, scompaginare, fare letteralmente proprio; perché gli si possa dare nuovamente origine, perché si possano fare nuove le cose.
A trent’anni dalle stragi mafiose del 1993 di Firenze, Milano e Roma, per la prima volta Palermo ha provato a ricucire le ferite inferte da quegli attentati, riunendo in un convegno magistrati, uomini di Chiesa, storici dell’arte, restauratori e soprattutto familiari delle vittime e testimoni diretti di quella guerra che ha fatto decine di morti e danni incalcolabili al patrimonio artistico del Paese. Il desiderio di raccontarsi, condividere quel dolore, testimoniando un’esperienza che è stata trauma e perdita, è partito proprio da loro. Il testo, che raccoglie gli atti del Convegno, prende spunto da una ricerca condotta da Alessandra Dino sulla valenza simbolica degli eventi drammatici del ’93 e dalle sollecitazioni provenienti dalle tante persone incontrate e intervistate. Il saggio vuole essere un tributo che Palermo offre alle altre città ferite e ai tanti cittadini che da quei fatti sono stati oppressi. Un cerchio che si chiude, ma per continuare a riprodurre nuove spirali sempre più ampie; una celebrazione della memoria, indivisibile dal desiderio di rinascita, nonché da una decisa e forte richiesta di verità.
Il presente lavoro prende le mosse dall’esigenza di analizzare il presente e il processo contemporaneo di militarizzazione dello spazio pubblico nel linguaggio e nelle azioni, nel ricorso al bellico come metafora e riferimento autolegittimante di un’azione politica che restringe sempre più lo spazio sia in termini di percezione di alternative, sia della composizione sociale, nonché nel suo accentramento decisionale. Sotto osservazione sono gli eventi che dagli anni ’90, con il costituirsi del nuovo ordine mondiale post Muro, fino alla contemporanea cornice di guerra preventiva e permanente, ricadono sulla società civile, sulle relazioni tra stati e sull’affermazione di riferimenti...
Quello della distopia è un topos letterario-filosofico particolarmente caro alla contemporaneità. Grazie alle sue diverse e variegate manifestazioni, ha messo radici negli ambiti culturali più disparati, divenendo un’inesauribile fonte d’ispirazione per la cosiddetta pop culture. A prescindere dalle forme che può assumere (totalitaria, catastrofica, cibernetica), la distopia non deve però essere considerata un semplice capovolgimento dell’utopia, bensì un suo tradimento, una paradossale evoluzione di segno negativo che semina macerie proprio nel tentativo di realizzare “le magnifiche sorti e progressive” dell’umanità. In virtù delle loro possibilità estetico-narrative, le realtà distopiche sono diventate oggetto d’indagine privilegiato da parte dei nuovi linguaggi audiovisivi, dando vita a un fenomeno culturale transmediale e polimorfico che, lungi dall’essere frutto di una mera fascinazione apocalittica, ci invita a riflettere sulle sue potenzialità catartiche.
Il volume elabora alcune riflessioni maturate all’interno del Progetto OPHeLiA (Organizing Photo Heritage in Literature and Arts), focalizzando l’attenzione sul contributo che il concetto di patrimonio culturale può fornire alla definizione del ‘senso del luogo’. In tale prospettiva, il concetto di patrimonio culturale risulta approfondito senza limitarlo al patrimonio tangibile ma includendo anche quelle che in termini semiologici si definiscono “forme simboliche” quali sono i prodotti della letteratura e delle arti performative (teatro, musica, cinema). Strettamente connesso a questa ampia nozione di patrimonio culturale, vi è il concetto di sense of place, che si basa su una...
L’intersezione tra il diritto e le neuroscienze cognitive traccia un innovativo percorso epistemologico, che svela come tale virtuosa interazione possa riformulare i fondamenti e le prassi dei processi decisionali in ambito giuridico. Partendo dalle radici storiche di queste due aree del sapere, attraverso un viaggio che muove dalla psicologia cognitiva fino ai più recenti studi neuroscientifici, la disamina dei meccanismi grazie ai quali il cervello elabora le decisioni rivela come i pregiudizi cognitivi e le euristiche modellino le scelte legali, evidenziando l’opportunità di un approccio neuroscientificamente orientato, al fine di superare le inclinazioni inconsce che influenzano il pensiero giuridico.
È ormai più di un secolo che il gruppo di Bloomsbury è al centro di un vivace dibattito. Variamente accusato di snobismo, elitarismo e molto altro, è stato sempre nel mirino dei suoi nemici, tanto che una parte cospicua della sua storia è rappresentata dalle aspre critiche che ha suscitato. Altri invece, come il poeta Stephen Spender o il critico d’arte Kenneth Clark, ritengono che abbia esercitato un ascendente decisivo sul gusto inglese nel periodo tra le due guerre e sottolineano come i suoi atteggiamenti e i suoi valori siano diventati praticamente un “culto”. Parola calzante per descrivere l’interesse che il gruppo ancora sollecita, tanto in ambito accademico – come dimos...
Il saggio affronta, dalla prospettiva degli studi culturali, diversi argomenti utili a comprendere i mutamenti in corso nella società cinese, unendo la narrazione di casi specifici all’analisi più generale delle trasformazioni strutturali. Il volume si fa forza di una prospettiva maturata all’interno della società cinese grazie alla presenza in loco quasi ventennale dell’autore, che ha intrapreso ricerche e collaborazioni sul campo per gran parte di questo periodo. Il primo capitolo riflette sulla ricerca etnografica in Cina, sui suoi limiti e le sue potenzialità alla luce dei rapporti di potere dentro e fuori il campo. Il secondo capitolo prende avvio dal lockdown di Shanghai del 2022 per indagare le politiche di bio-sicurezza e di immunizzazione nella cornice dell’ascesa cinese e del ruolo sempre più preminente del Partito. L’appello a diventare il soggetto produttivo della “rinascita nazionale” che il Partito-stato e il mercato rivolgono ai giovani è l’argomento del terzo capitolo, mentre nel quarto l’analisi si sposta sul mondo dei subalterni e delle loro forme di organizzazione.