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La rivista annovera alcune le più prestigiose firme del panorama giornalistico italiano, occupandosi di approfondimenti, reportage e interviste esclusive su politica interna ed estera, geopolitica e conflitti di interesse. Uno sguardo a 360° su ambiente, attualità, società e sport oltre alle consuete rubriche sulle nuove uscite cinematografiche.
Un grande innovatore del cinema italiano, capace di gestire con talento e creatività il passaggio dal muto al sonoro e di cimentarsi con quasi tutti i generi, aggirando le rigide maglie della censura fascista.
Giovanni Pastrone, ovvero la nascita del cinema in Italia. Una figura eclettica, innovativa, visionaria che, grazie ad un superlativo utilizzo del mezzo cinematografico, riuscì ad imporre la settima arte anche fuori dai confini nazionali. E a regalare al pubblico uno dei capolavori della nascente industria: Cabiria.
Può un uomo solo dar vita a centinaia di personaggi? Certo, è la prerogativa del grande attore. Ma può un uomo - e qui la sfida si fa più estrema - riuscire a essere a sua volta un caleidoscopio di altrettanti attori? Ebbene sì; soprattutto se si chiama Angelo Maggi, uno dei più grandi doppiatori del nostro tempo.
“Roma, Roma, Roma, (1983-2013) un urlo d’amore lungo trent’anni”, non è solo la cronaca giornalistica degli ultimi trent’anni di storia romanista. E’ senz’altro molto di più, perché infinite potrebbero essere le sue definizioni, ognuna della quali vestita di un abito perfettamente cucito addosso. Potremmo definirlo un viaggio nel tempo in 3 dimensioni, dove scegliere di navigare attraverso l’incedere delle continue emozioni prodotte dalle imprese di undici uomini; oppure ripercorrere le gloriose e burrascose vicende dei suoi tanti allenatori e presidenti, scoprendo così come anche l’altra società, quella civile, sia nel frattempo radicalmente mutata. Decidere quindi pe...
Antonio Giangrande, orgoglioso di essere diverso. Si nasce senza volerlo. Si muore senza volerlo. Si vive una vita di prese per il culo. Noi siamo quello che altri hanno voluto che diventassimo. Facciamo in modo che diventiamo quello che noi avremmo (rafforzativo di saremmo) voluto diventare. Rappresentare con verità storica, anche scomoda ai potenti di turno, la realtà contemporanea, rapportandola al passato e proiettandola al futuro. Per non reiterare vecchi errori. Perché la massa dimentica o non conosce. Denuncio i difetti e caldeggio i pregi italici. Perché non abbiamo orgoglio e dignità per migliorarci e perché non sappiamo apprezzare, tutelare e promuovere quello che abbiamo ereditato dai nostri avi. Insomma, siamo bravi a farci del male e qualcuno deve pur essere diverso!
Gli anni Ottanta vedono l'affermazione di uno dei registi più controcorrente del nostro cinema. Nanni Moretti, figura sfaccettata e fuori dal coro, capace di regalare, in quel decennio, capolavori immortali, vere e proprie pietre miliari non solo della settima arte italiana, ma tout court.
Andata in onda per la prima volta nel 2007 e diventata presto una serie di culto, Boris viene vista e rivista ancora oggi da un pubblico giovane sempre più ampio, un esempio di quanto la comicità possa unire e creare comunità. Ambientata in un set televisivo romano, racconta un microcosmo popolato da ruffiani, imbroglioni e narcisisti che non riusciamo a odiare, grande metafora di un Paese che non cambia mai. Boris mescola assieme satira amara, farsa e parodia: accoglie le lezioni della situation comedy americana e le adatta a maschere e sensibilità comiche “molto italiane”, producendo un cocktail dal gusto agrodolce e familiare. Matteo Marinello propone un’analisi di questa serie diventata ormai classica, una tragicommedia che riflette sull’industria televisiva, sull’immaginario nazionale e su noi stessi. “Il libro di Matteo Marinello prende di petto Boris, ne scandaglia la struttura e gli episodi, ne ricostruisce le principali direttrici, senza fare giustamente troppo caso all’unicità di questa serie italiana ma approfondendone la forza durevole, l’eternità inattesa”. (Luca Barra)
L'affascinante e fiammeggiante vita dell’attrice che inventò il divismo, imponendo il suo fascino da femme fatale in un Paese ancora al guado fra modernità e retaggi del passato. Una figura mitica, idolatrata dalle folle, capace di dettare mode e tendenze, e di ammantare la sua vita di autentico mistero.
Carmelo Sardo, uno degli autori più acuti del fenomeno mafioso, torna con un romanzo di forte impatto emotivo in cui emergono le storture di una giustizia con le sue lacune e le sue incongruenze.