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Come una tappa di montagna, ogni percorso di vita è un alternarsi di salite e discese, momenti durissimi e poi sollievo, castigo e misericordia. Il ciclismo è del resto un poderoso esercizio del corpo che, oltre alla forza muscolare, necessita di formidabili energie mentali. In questo libro Davide Cassani parte dal punto più amaro della propria lunga carriera - quando, appena esautorato dal ruolo di ct della Nazionale, si trovò da solo sul divano di casa a gioire per la conquista dell'oro nella gara su pista a Tokyo 2021 - per scandagliare, a una a una, tutte le risorse interiori che la bicicletta, sempre fortemente "voluta", gli ha permesso di sviluppare negli anni. L'ingrediente di bas...
Il settimo giorno Dio si riposò e Satana ne approfittò per creare il calcio. Lo diede in dono ai maschi e ordinò loro di santificarlo tutte le domeniche. Poi arrivò Rita Pavone, chiese al suo uomo di portarla a vedere la partita e quello rispose che non era roba per signorine. Voleva mantenere il possesso della palla. Così, il calcio divenne il più temibile rivale d'amore di tutte le signorine made in Italy. Da allora, sono trascorsi lunghi decenni di angustie e guerre fredde e calde. Diverse signorine hanno imparato a giocare a calcio, hanno capito il fuorigioco e sono entrate negli stadi. Molte altre, invece, sono rimaste fuori, perpetrando il match donne vs partita di pallone. La protagonista di questo romanzo, invece, rifiutando di abbonarsi in curva, subire i supplementari e indossare bandiere, butterà via il rancore per le domeniche perdute e ripartirà dagli archetipi: per lei il matrimonio di Grace Kelly, per lui la partita di pallone. Solo così farà del calcio il suo complice nella conquista del cuore di un indomabile tifoso, che riserverà a lei i suoi più inaspettati colpi di testa.
Mancavano quattro giorni alla Roubaix. «Le strade su al Nord sono un disastro. Se il brutto tempo continua, sarà dura. Potrebbe non arrivare neanche un corridore». «Ma no, vedrai che uno arriverà». Il ciclismo raccontato attraverso i luoghi resi immortali dai campioni e dalle loro imprese: dalla foresta di Arenberg alle pietre di luna del Ventoux, dal Puy-de-Dôme con i suoi misteri al Gavia che ti cambia la vita; e poi il vento di sale del Poggio, la leggenda del Grammont, i tornanti dell’Alpe d’Huez; ma anche il Sestriere di Napoleone, di Giulio Cesare e di Chiappucci e il Mortirolo, la salita che fa paura soltanto a evocarla. Luoghi che sono entrati nel mito, portandosi dietro i loro campioni: da Merckx a Bugno, da Poulidor a Gimondi, da Massignan a Pantani.
Come mai tante persone seguono e praticano con passione il ciclismo? Perché è uno sport in cui si fatica e ci si misura innanzitutto con sé stessi, con traguardi che sembrano non arrivare mai e che appaiono irraggiungibili. Il ciclismo è fatto di storie gloriose, talvolta di riscatto, altre di orgoglio, altre ancora di dignità. È fatto di cadute, quelle che danneggiano il fisico e che possono compromettere una carriera, ma anche quelle che rischiano di mettere in discussione la stessa credibilità di uno sport. Purtroppo anche di tragedie che lasciano sgomenti. Ma, senza ombra di dubbio, il protagonista assoluto è il talento. Quello di fronte al quale ci si può solo emozionare e togl...
«Se le immagini non fossero prese da dietro vedreste la mia espressione che cambia. Una frazione di secondo, forse meno. Ero dieci metri dopo il traguardo, avevo raggiunto il successo più alto che un atleta possa ottenere, ma la mia faccia diceva un’altra cosa. Mi chiedevo: adesso, e adesso che cosa faccio?». Così Gabriella Dorio, medaglia d'oro nei 1.500 metri piani a Los Angeles 1984. Al termine di un lungo percorso c'è sempre un punto di rottura, un attimo in cui la nostra coscienza fa i conti con tutto ciò che ci siamo lasciati alle spalle, con tutto quello che negli anni abbiamo messo da parte in nome di un unico traguardo, sacrificando molto, se non tutto, a un ideale. Ecco per...
Noi siamo quello che altri hanno voluto che diventassimo. Facciamo in modo che diventiamo quello che noi avremmo (rafforzativo di saremmo) voluto diventare.
Prima dei Mondiali, degli Europei e della Champions League, la Copa América, nata nel 1916, ha dato inizio alla passione di un continente per il fútbol. In occasione dell’edizione del 2019, che si terrà in Brasile, nel cuore del calcio sudamericano, è giunto il momento di raccontare come, quando e perché il pallone ha invaso l’America Latina, per poi tornare in Europa un po’ diverso, forse più completo, sicuramente più bello. Perché sono stati loro, i sudamericani, a inventare per primi un torneo in cui giocano le squadre di un intero continente. Una competizione affascinante, ricca di storia, gol, aneddoti e giocatori straordinari: da Schiaffino a Garrincha, da Pelé a Maradona, da Di Stéfano a Sivori, per finire con Ronaldo e Messi. Storie di campo, di calciatori, di campioni e di grandi allenatori che s’intrecciano in un racconto lungo più di un secolo di storia. Centotré anni affascinanti e turbolenti, durante i quali, nonostante guerre civili, dittature e ataviche divisioni etniche, la palla ha continuato magicamente a rotolare.
Una guida utile ed esauriente, oltre che ricca di storie e aneddoti sulla navigazione, per venire in soccorso di chi acquista per la prima volta una barca, nuova o usata che sia, e deve condurla “a casa”. Per una barca la casa è il luogo in cui staziona, può essere un fiume, un porto sul mare, o un lago. Per portarla al luogo di destinazione, però, occorre qualcuno che si erga a comandante e accetti di misurarsi con le implicazioni, le difficoltà e i timori relativi al primo viaggio. Le barche sono come i bambini, c’è un momento in cui bisogna prenderle per mano e fare in modo che ti seguano fiduciose, compito che può sembrare facile ma non è così scontato. Da sempre la barca è da considerarsi un mezzo molto particolare da gestire e conservare, forse al pari di un aereo. Del resto, entrambi si muovono in un elemento vivo e variabile, l’Aria e l’Acqua, e per ovvi motivi la capacità di saperli condurre deve essere comprovata. Ecco i consigli di un “comandante” di comprovata esperienza, in particolare nel settore dei “trasferimenti”, termine con cui nella nautica odierna si indica il “primo viaggio”, con tutte le sue difficoltà.
La nascita del pattinaggio artistico su ghiaccio precede quella dei Giochi olimpici moderni, con la federazione internazionale che è stata fondata due anni prima del CIO e la prima edizione del Campionato europeo che si è svolta nel 1891. L’ingresso della disciplina nel programma olimpico risale al 1908, unico sport invernale in un evento per il resto composto da discipline estive. Dalle gesta dei pionieri, con le rivendicazioni femministe di inizio secolo, i cambiamenti nel costume, la discontinuità creata dalle guerre, le questioni politiche che più volte hanno condizionato le gare o la vita degli atleti, episodi che sono usciti dai palazzetti del ghiaccio per finire sulle pagine di cronaca ed entrare nelle aule dei tribunali, il graduale allargamento del campo dei partecipanti a nuovi continenti o ad atleti che non corrispondono alle immagini canoniche dei pattinatori, e richieste tecniche che sono passate dalla precisione delle intricatissime figure tracciate sul ghiaccio nel XIX secolo ai salti quadrupli attuali, la disciplina ha una storia ricchissima, tutta da scoprire.
A meno di un anno dai Giochi di Parigi 2024, la maratona resta più che mai al centro del programma a cinque cerchi, una “presenza” ravvivata dalla sfida tra i grandi atleti moderni per abbattere il muro delle due ore, sfiorato dal recente primato del mondo del keniota Kiptum che ha fermato i cronometri sulle 2 ore e 35 secondi. Ma sono ancora due i nomi che fanno della corsa lunga la gara “più olimpica” che vi sia. Due eroi, uno legato agli anni in cui i Giochi Olimpici presero forma, nell’antica Grecia, uno proveniente invece dai tempi moderni, seppure appartenenti agli inizi del secolo scorso. Fidippide e Dorando Pietri. L’oplita Fidippide è il milite addestrato per essere u...