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Si è detto e si è scritto di tutto a proposito di Bernardo Provenzano. Di certo si può dire che è stato il boss che – più di ogni altro, e quindi dello stesso Salvatore Riina – è riuscito a sfuggire all’arresto. Circa 40 anni. Un record. Provenzano è divenuto una sorta di “mito”, e non soltanto tra gli affiliati alla organizzazione mafiosa. La sua leggenda, le sue gesta, la sua storia, sono tracciate in larga parte in questo volume, seppure in maniera sintetica. Bernardo Provenzano è stata l’ultima vera “primula rossa” di Cosa nostra, il boss che ha mantenuto la leadership al comando della consorteria criminale più sanguinaria del mondo occidentale, almeno per quel che concerne l’ultimo cin- quantennio a cavallo dei secoli XX e XXI.
Sono voci che provengono da un altro mondo. Portano sempre un messaggio. Parlano di moralità e famiglia, affari e delitti, regole, amori, amicizie tradite, di religione e Dio, soldi e potere, di vita e di morte. Questo libro è il resoconto di un viaggio fra gli uomini che popolano i territori mafiosi. Un inventario dei loro pensieri e dei loro "ragionamenti". Dal maxiprocesso di Palermo dell'inverno 1986 agli ultimi picciotti reclutati nelle borgate, da Tommaso Buscetta e Luciano Liggio alle scorribande di Totò Riina e dei suoi figli, dai lussi dell'Ucciardone al ritorno degli "scappati". Non è solo un linguaggio e non è solo un codice quello di mafia: è esercizio d'intelligenza, raffinato calcolo. Diceva Giovanni Falcone: "Conoscendo gli uomini d'onore ho imparato che le logiche mafiose non sono mai sorpassate né incomprensibili, sono in realtà le logiche del potere e sempre funzionali a uno scopo. In certi momenti, questi mafiosi mi sembrano gli unici esseri razionali in un mondo popolato da folli. Anche Sciascia sosteneva che in Sicilia si nascondono i cartesiani peggiori".
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