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In The Art of the City Raffaele Milani reflects on the ways in which inhabitants of the cityscape have interacted on a spiritual, psychological, and philosophical level with the architecture that surrounds them. Working with the premise that the city has a “soul,” which is externalized in the physical structures of its urban space, Milani expresses alarm in the face of sprawling megacities that typify the postmodern age and endanger the survival of cities’ distinctiveness. While he laments that the nature surrounding cities is disappearing under concrete, his concern is counterbalanced by the realization that there are ongoing projects of urban reclamation, renewal, and reutilization aimed at preserving an ancient, almost mystical rapport between the citizen and the lived space. Milani illustrates his argument by citing the works of modern architects including Emilio Ambasz, Massimiliano Fuksas, Frank Gehry, Rem Koolhaas, Kisho Kurokawa, Daniel Libeskind, and Renzo Piano. Rather than a history of architecture, The Art of the City is a compelling and timely reflection on the important challenge of insuring the continued liveability and aesthetic valorization of public spaces.
This book presents a psychotherapy intervention model called Multimodal Integrative Cognitive Stimulation Therapy (MICST). It is grounded in information processing and cognitive stimulation techniques and operates out of a positive psychology framework. This model, designed for group work with clients with schizophrenia, can be easily tailored to working with clients in individual therapy sessions. The three core MICST group activities include: 1) body movement-mindfulness-relaxation (BMR); 2) cognitive stimulation using group discussions; and 3) cognitive stimulation using paper-pencil cognitive exercises and self-reflection exercises. A chapter is devoted to each of these core areas with actual case vignettes to illustrate ways that these activities can be implemented in clinical practice. Homework recommendations are included at the end of each chapter, devoted to a core MICST group activity and providing suggestions on ways to practice various skills and exercises in between group sessions. Also provided are several handouts and worksheets which can be used with clients.
La cartografia digitale ha trasformato radicalmente le forme di visualizzazione, mappatura e navigazione del territorio. Alcuni artisti si sono serviti di GeoTools per mostrare l’automazione della visione algoritmica e decodificare il funzionamento dell’hardware che la supporta. Considerato il tracciamento cui siamo sottoposti all’interno di una rete fitta di tecnologie e dispositivi i cui meccanismi sono sempre più opachi, attivisti, collettivi e ONG hanno ridefinito la nozione di cartografia, mappato e reso visibili questioni di ecologia politica e di genere e processi economici e sociali. In questo volume Lorenza Pignatti si è occupata del rapporto tra arte e cartografia, con un excursus di opere paradigmatiche: dalle deambulazioni dei dadaisti e dei surrealisti alle derive psicogeografiche dei situazionisti, alla Geofiction di Marcel Broodthaers, fino alle sperimentazioni cartografiche degli ultimi decenni. Con il Gruppo Ippolita, Juan Guardiola, Anna Castelli e Franco La Cecla ha inoltre approfondito il dialogo transdisciplinare esistente tra l’ambito geografico e quello umanistico-antropologico.
Il volume esplora elementi della vita ordinaria contemporanea divenuti ai nostri occhi insieme problematici e sorprendenti – identità, corpi, sensi, luoghi, oggetti, immagini – giacché trasformati senza sosta dalle innovazioni della cultura tecno-estetica e visuale dei nuovi media e dalle applicazioni della realtà virtuale e aumentata al mondo in cui siamo immersi. Approfondendo le tante piccole esperienze e pratiche creative, ma anche critiche, oggi possibili nel nostro quotidiano ipermediato, i curatori del volume privilegiano prospettive e strumenti di lettura apertamente inter-, multi- e trans-disciplinari: dall’estetica all’Everyday Aesthetics, dalle teorie all’archeologia dei media, dai Film ai Game Studies.
Nel nuovo millennio, in piena era digitale e con lo svilupparsi di nuove tecnologie del visibile, sia mediali sia belliche, gli immaginari di guerra sono cambiati radicalmente. Non c’è guerra senza rappresentazione e il cinema – oltre a documentare, raccontare e mostrare il conflitto – è divenuto strumento di percezione e di distruzione dal momento che le tecnologie mediali sono state assorbite e persino utilizzate dall’industria bellica. Se da una parte il futuro che si prospetta davanti a noi sembra quello di una guerra virtualizzata, un’esperienza anestetizzata provocata dalla visione elettronica dei satelliti spia, dei droni, delle bombe intelligenti e dei dispositivi di sorv...
Il presente volume indaga il neoliberalismo nella sua idea di fondo: la scelta della guerra civile per realizzare il progetto di una società di mercato pura; una guerra di dominio polimorfa, che a volte utilizza la coercizione militare e di polizia, ma che spesso si confonde con l’esercizio del potere governativo e viene quindi condotta all’interno e attraverso le istituzioni dello Stato. Da Hayek a Thatcher e Pinochet, da Mises a Trump e Bolsonaro, da Lippmann a Biden e Macron, il neoliberalismo ha assunto e continua ad assumere varie forme, a seconda delle circostanze. In questa prospettiva strategica, ciò che emerge è la storia di una logica dogmatica implacabile che non presta attenzione ai mezzi utilizzati per indebolire e, se possibile, schiacciare i propri nemici.
Da quando esiste il web interattivo, sembra che tra i segni grafici e le immagini si sia stretta una relazione dinamica capace di attrarre nella propria orbita anche altri elementi espressivi, dal suono al gesto, alla scrittura. Sulla scia del cinema e dei mezzi elettronici è sorto così un modo di comunicare sincretico molto maneggevole e ricco di potenzialità, che gli utenti del web hanno presto imparato a usare, sviluppando una specifica competenza che sta assumendo la natura di una seconda alfabetizzazione. Anche l’intelligenza artificiale, per implementare i propri processi generativi, usa come materia prima accoppiamenti tra immagini e definizioni verbali. Il fenomeno è sotto gli occhi di tutti, ma sono ancora pochi gli studi che lo hanno preso in esame. Questo libro presenta una prima ricognizione di quella che potrebbe rivelarsi come una vera e propria “svolta sincretica”.
Il rapido cambiamento delle società contemporanee, influenzato dallo sviluppo tecnico scientifico degli ultimi anni, ha portato a una rivoluzione nel tempo e negli spazi della medializzazione. La logica dell’entertainment diffuso dai media digitali ha permesso l’estensione della società dello spettacolo anche nel quotidiano (schermi urbani, gamification, ecc.), modificando la fruizione mediale convenzionale attraverso piattaforme sempre accessibili. Alla base di questo cambiamento soggiace un capitalismo sempre più pervasivo e mimetico, avido di tempo e in competizione con i ritmi biofisici dell’umanità. Questo volume raccoglie una serie di contributi che intendono indagare la natura cronofaga della medialità contemporanea, sottolineandone alcuni degli aspetti più evidenti, dall’automatizzazione del lavoro alla vetrinizzazione della vita online, sino al binge watching e alla conseguente condizione di governamentalità algoritmica.