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The papers in this volume study the relationship between language use and the concept of the “tourist gaze” through a range of communicative practices from different cultures and languages. From a pragmatic perspective, the authors investigate how language constantly adapts to contextual constraints which affect tourism discourse as a strategic meaning-making process that turns insignificant places into desirable tourist destinations. The case studies draw on both, in situ interactions with visitors, such as guided tours and counter information, old and new mediatized genres, i.e. guide books, travelogues, print advertising as well as TV-commercials, service web-sites and apps. Despite the diversity of data, one of the common findings in the volume is that staging the sensory ‘lived’ tourist experience is the lynchpin of all communicative practices. Hence, the use of tourism language reveals itself as the mirror of how ‘people on the move’ continuously enact as ‘tourists’ and ‘places’ are constructed as must-see ‘sights’.
In questo volume, che nasce come esito del XLV convegno dell’Associazione Italiana di Studi Semiotici svoltosi presso l’Università di Cassino nei giorni 6-8 ottobre 2017, è interessante notare come una occasione di riflessione sul metodo semiotico sia diventata più il luogo di una messa in discussione della disciplina che di precisazioni sull’operare della disciplina. Qui non si trova ad esempio più traccia delle antiche diatribe fra “generativi” e “interpretativi”, non si discute di quadrati o passeggiate inferenziali; la semiotica da questo punto di vista sembra aver trovato un equilibrio, optando per un sincretismo di scuole che non posso che apprezzare, nel nome di una maggiore efficacia euristica.
Questo numero speciale di E/C presenta gli atti del XIX convegno della Società Italiana di Filosofia del Linguaggio, tenutosi presso il Dipartimento di Filosofia e comunicazione dell’Università di Bologna dal 5 al 7 Ottobre 2012. Il titolo del convegno era “Senso e sensibile. Prospettive tra estetica e filosofia del linguaggio” e aveva evidentemente l’obiettivo di ridiscutere in chiave contemporanea e da differenti prospettive un tema classico della riflessione filosofica, e cioè quello dei rapporti tra conoscenza sensibile e linguaggio, tra “estesico” e “logico” e, più in generale, alcuni delle relazioni possibili tra l’estetica e la filosofia del linguaggio.
In un convegno dedicato alle Soggettività un laboratorio sul silenzio non poteva mancare: nel silenzio verso l’esterno si sviluppa infatti la percezione di sé e il dialogo con se stessi, condizioni per il costituirsi di quello spazio intimo denominato nella nostra cultura “interiorità”. Roland Barthes racconta che gli accadde quando da giovane, affetto da tubercolosi, trascorse dei periodi in sanatorio, dove per l’appunto era prescritta la cura del silenzio: passare alcune ore della giornata, in solitudine, a riposo o leggendo, senza parlare. Cura probabilmente ispirata alle regole monastiche, che ritroviamo in forma mitigata anche nelle prime classi di scuola (almeno, nei ricordi di chi scrive). Il silenzio, dunque, come forma più o meno radicale di ritiro simbolico dal mondo, dalla sua chiacchiera e dal suo esserci, avrebbe detto Heidegger: prove tecniche di meditazione sull’autenticità dell’essere (Isabella Pezzini)
Questo numero monografico di E|C parte da un’idea tanto semplice quanto, a nostro avviso, alla base di un ragionamento molto ampio che riguarda, in generale, la significazione dei testi a partire dagli elementi collocati nei pressi dei loro limiti, delle loro “frontiere”, delle loro cornici, delle loro soglie inglobanti. Si tratta quindi di indagare problemi topologici della significazione e conseguenti strategie di aspettualizzazione che un ele-mento periferico o ai margini della centralità del testo può avere sul testo stesso e sui suoi modi di esistenza. Abbiamo voluto chiamare genericamente tali problemi strategie di presentazione e, così facendo, abbiamo ritenuto pertinente riprendere la sintassi di Gerard Genette che proponeva un’articolazione tra testo, peritesto e paratesto, forzando gli ambiti originari più strettamente propri a questa terminologia.
The concept of 'populism' is currently used by scholars, the media and political actors to refer to multiple and disparate manifestations and phenomena from across both the left and the right ends of the political spectrum. As a result, it defies neat definition, as scholarship on the topic has shown over the last 50 years. In this book, Sebastián Moreno Barreneche approaches populism from a semiotic perspective and argues that it constitutes a specific social discourse grounded on a distinctive narrative structure that is brought to life by political actors that are labelled 'populist'. Conceiving of populism as a mode of semiotic production that is based on a conception of the social spac...
In tempo di guerra la Storia non fa troppe storie e lascia molte scorie. Il Califfato pan-islamico salafita e jihdaista ha investito Palmira ed ha lasciato un segno rovinoso sui monumenti della città, tra i meglio preservati, con Efeso e Pompei, dell’antichità greco-romana. Le immagini ricorsive di distruzioni urbane e di esecuzioni capitali hanno invaso la mediasfera e si sono aggiunte all’agenda dei nostri spaventi. Dissipato il fumo delle esplosioni che hanno parzialmente distrutto i templi di Baalshamin e quello di Bel, non si è dissolta la caligine di una guerra politica e confessionale la cui prima vittima è la verità. Nonostante l’overdose spettacolare di crolli e di trucul...
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The authors of this volume analyze discourses on utopia with a view to adopting a multidisciplinary vision. Belonging to a wide range of disciplines (from political science and economics to computer science and linguistics), they offer interesting extensive studies about how utopian scenarios are realized in different cultural contexts.