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This book can be used together with the European Human Rights Case Locator or as a stand-alone volume. This book contains all the cases decided by the court from 1960 to 2000, set out in an informative and easy to read summary form. The majority of the cases have not previously been reported in any UK law report. The cases are listed in alphabetical order and the following information is presented in each case summary: name of the case and case number (from numbering system adopted in European Human Rights Case Locator) law report reference (if it has been reported) date of application to the Commission/Court the date of the Commission report (pre-October 1998 cases) and the date of judgment...
Il rapido cambiamento delle società contemporanee, influenzato dallo sviluppo tecnico scientifico degli ultimi anni, ha portato a una rivoluzione nel tempo e negli spazi della medializzazione. La logica dell’entertainment diffuso dai media digitali ha permesso l’estensione della società dello spettacolo anche nel quotidiano (schermi urbani, gamification, ecc.), modificando la fruizione mediale convenzionale attraverso piattaforme sempre accessibili. Alla base di questo cambiamento soggiace un capitalismo sempre più pervasivo e mimetico, avido di tempo e in competizione con i ritmi biofisici dell’umanità. Questo volume raccoglie una serie di contributi che intendono indagare la natura cronofaga della medialità contemporanea, sottolineandone alcuni degli aspetti più evidenti, dall’automatizzazione del lavoro alla vetrinizzazione della vita online, sino al binge watching e alla conseguente condizione di governamentalità algoritmica.
Il volume offre una riflessione sulle forme di esperienza musicale della contemporaneità e di un passato che spazia dalla prima età moderna alla fine del ventesimo secolo. Queste possono essere riportate a un concetto ampliato di mediazione musicale che non si applica soltanto all’esperienza “mediatizzata” della musica, proposta da dischi, film, trasmissioni radio e televisive, piattaforme di archiviazione web e social media, ma anche a un concerto dal vivo, a un’installazione, a una partitura a stampa e a un manoscritto musicale miniato. Saggi di Cecchi, Borio, Albert, Bratus, Borghetti, Garda, Sala, Senici, Calabretto, Varon, Corbella, Soldani, Giuggioli, Meandri e Aldeni.
Il libro analizza il ruolo paradigmatico della band noise/art rock Sonic Youth all’interno della cultura visuale e mediale, soprattutto degli anni ’80 e ’90. La produzione audiovisiva del quartetto travalica i contenuti musicali raccordandosi alla Pop Art, all’Appropriation Art, all’arte concettuale e al cinema underground attraverso gli esiti di una serie di collaborazioni emblematiche, soprattutto nella forma del videoclip e del film. Emersi dalla scena artistica di downtown New York di inizio anni ’80, con l’influenza del punk e della no wave, i Sonic Youth creano un sistema di relazioni che traspone e articola al proprio interno il concetto di “scena culturale”, diventando motori del paradigma di una “indie culture” che dagli Stati Uniti ha influenzato il resto del mondo. In questo network Do-It-Yourself – trans-locale ed espanso – di musicisti, artisti e film-maker, la band ha attivato strategie artistiche e comunicative più ampie incentrate sul corpo (body, corpse, youth) visto come epicentro della cultura americana, che mirano a rimettere in discussione le convenzioni di genere (come music genre, gender, film genre).
Nell’immaginario collettivo, nella letteratura e, ovviamente, nella produzione cinematografica e mediale, il robot ricopre tutt’oggi un ruolo piuttosto significativo. L’automa, il mostro metà umano e metà meccanico, il cyborg, gli umanoidi, gli androidi e le differenti forme di automazione e di intelligenza che si relazionano con gli uomini sono le declinazioni più comuni e fortunate che il mondo della Science Fiction ha saputo creare e raccontare. In altro campo, l’ingegneria robotica ha ormai intrapreso la strada per lo sviluppo, anche su larga scala, di sistemi robotizzati da inserire nel nostro quotidiano. In questo senso, si possono individuare robot sviluppati per un determi...
Per diciannove anni della sua intensa vita, dal 1960 al 1979, Lisetta Carmi è stata una grande fotogiornalista. Prima e dopo altre vite, tra musica e spiritualità. In fotografia è stata autodidatta, curiosa e intraprendente, ha viaggiato in Italia e nel mondo per “dare voce a chi non ne ha”, sempre dalla parte di chi soffre, di chi lotta, di chi si oppone alle ingiustizie. La sua è una fotografia che rifiuta gli esercizi di stile e che cerca sempre il contatto diretto con le persone e con gli avvenimenti.
The images of atrocity, either analog or digital, are always the trace of an encounter between the gaze of a photographer or a cameraman and a human being sufferingfrom the painful effects of man-made violence. The archive images resulting from such an encounter raise some inevitable questions: who took them and for what purpose? Is it possible to retrace the process that led to these shots? What do they hide behind what the eye can see? This special issue of Cinéma & Cie will not only focus on the production of such images, but also on their persistence on the synchronic level (in the media: newspapers, magazines, cinema, television, the Internet, museums...) as well as on the diachronic level (across time: mutation, re-editing, inversion...). From propaganda to counter-propaganda, from purposes of memory to artistic aims, the circulation of these images proves that repetition always implies difference.
The independent sector has produced many of the most distinctive films to have appeared in the US in recent decades. From 'Sex, Lies and Videotape' in the 1980s to 'The Blair Witch Project' and New Queer Cinema in the 1990s and the ultra-low budget digital video features of the 2000s, indie films have thrived, creating a body of work that stands out from the dominant Hollywood mainstream. But what exactly is 'independent' cinema? This, the first book to examine the question in detail, argues that independence can be defined partly in industry terms but also according to formal and aesthetic strategies and by distinctive attitudes towards social and political issues, suggesting that independence is a dynamic rather than a fixed quality. Chapters focus on distribution and relationships with Hollywood studios; narrative ('Clerks' and 'Slacker' to 'Pulp Fiction', 'Magnolia' and 'Memento') and other formal dimensions (from 'Blair Witch's' 'authenticity' to expressive and stylized camerawork and editing in work from Harmony Korine to the Coen brothers); approaches to genre and alternative socio-political visions.