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This volume features 19 original chapters on Adam Smith’s conception of modernity. The contributions demonstrate the relevance of Smith as the great interpreter of modernity 250 years after the publication of The Wealth of Nations. The chapters in Part 1 focus on structural aspects of Smith’s work. They cover topics such as Smith as the theorist of a spontaneous order, the systematic dimension of Smith’s theoretical construction, and Smith’s role as a historian of economic thought. Part 2 addresses Smith’s conception of modern subjectivity between Lectures on Rhetoric and Belles-Lettres, Theory of Moral Sentiments, and Wealth of Nations. Here the contributors consider the figure of...
Adam Smith’s contribution to economics is well recognised, yet scholars have recently been exploring anew the multidisciplinary nature of his works. The Adam Smith Review is a rigorously refereed annual review that provides a unique forum for interdisciplinary debate on all aspects of Adam Smith’s works, his place in history and the significance of his writings to the modern world. It is aimed at facilitating debate among scholars working across the humanities and social sciences, thus emulating the reach of the Enlightenment world which Smith helped to shape. This 13th volume demonstrates, perhaps more so than any other issue in recent memory, the dazzling breadth and diversity of Smith scholarship across the disciplines today – from studies of hospitals, balls and monsters to colonies, clerisy, language and the mind; from issues of empathy, compassion, cohesion, translation, representation, paternalism and moral innovation, to Smith’s influence on Japanese, Portuguese, Chinese, American and Italian thought and practice. Adam Smith remains our companion, always provoking us and stimulating creative directions in our thinking and research.
This book investigates the problematisation in Adam Smith's moral philosophy of a classical question: what makes us human beings from a moral standpoint? To do this, Riccardo Bonfiglioli explores the relationship between the concepts of ‘human nature’, ‘mind’ and ‘the self’ in order to reconstruct Smith’s theory of subjectivity. After providing a systematic reconstruction of Adam Smith’s conceptions of ‘human nature’ , ‘mind’ and ‘the self’ – exploring some aspects of Smith’s philosophy (nature, philosophy of history, sympathy and imagination) and their empirical expressions (education, conduct and character) – Bonfiglioli argues that, in Adam Smith’s work...
La teoria dei sentimenti morali di Adam Smith è un testo capitale per la storia della cultura. In quest’opera Smith non si limita a discutere alcune delle teorie più importanti dell’età moderna come quelle sull’immaginazione o sulla simpatia, già discusse da David Hume nel suo Trattato sulla natura umana. Egli elabora una concezione della morale inedita nel panorama filosofico, dove la relazione tra origine del giudizio morale, sviluppo del sé e condotta sociale diviene centrale per comprendere sia i termini in cui si concepiva il soggetto umano all’inizio della modernità, sia i termini del problema della relazione tra pensiero morale e teoria economico-politica della società. Il presente volume offre una nuova edizione del testo corredata da una traduzione condotta sull’edizione critica della Glasgow Edition, da un apparato critico di note, da una bibliografia aggiornata e da una nuova introduzione ragionata.
Libertà e responsabilità sono questioni etiche che da sempre hanno coinvolto il pensiero dal punto di vista speculativo e pratico. Il saggio di Alessandra Peluso non intende ribadire ciò che è già stato detto, ma si sofferma su queste categorie per riflettere intorno al ruolo sociale secondo cui l’individuo dovrebbe riconoscersi quale parte della società, precisamente nelle declinazioni umane di “dignità”, “rispetto” e “fraternità”. L’autrice discute con il Meister Georg Simmel, filosofo della vita, sociologo delle relazioni, sul significato di essere liberi in una Modernität invasa dal denaro e dalla tecnica, corsie preferenziali percorse per incrementare il profitt...
In Ciò che resta del futuro, Giovanbattista Tusa si misura con il pensiero decostruttivo alla luce della crisi ecologica che caratterizza la nostra epoca, mettendo in rapporto la decostruzione con le inquietudini teoriche e politiche sollevate dal pensiero indigeno, dai nuovi materialismi, dall’ecocriticismo e dall’afrofuturismo. Pensare, come già aveva intuito Jacques Derrida, non può più significare richiamare alla presenza, attraverso un processo di rammemorazione, qualcosa di già conosciuto. Pensare richiede invece di entrare in relazione con il tempo elusivo di ciò che non ha mai avuto il terrore dell’evidenza. La memoria non può soltanto essere rivolta a ciò che è avvenuto, ma deve raccogliere le tracce di un passato che “non è mai stato presente”, tracce che non si sono mai date nella forma della presenza e che restano così sempre “venute dall’avvenire”. Esse si rivelano allora tracce di una giustizia intempestiva che an-archivia l’ordine del presente.
Attraverso il decennale confronto col pensiero presocratico, con la filosofia nietzschiana e con il poetare di Hölderlin, a partire dagli anni Trenta Heidegger sviluppa una nuova ontologia. Il volume intende ricostruire la genesi di questo pensiero, mostrandone soprattutto la coerenza strutturale e il rigore sistematico talvolta trascurato dalla critica. Filo conduttore dell’analisi è il concetto di Da-sein, così come viene rielaborato nei Beiträge zur Philosophie, e i rapporti che questo intrattiene con lo Seyn. Mettendo a tema la loro relazione emerge inevitabilmente l’architettura ontologico-metafisica che li giustifica e nella quale sono inseriti, la cui comprensione richiede di risalire all’origine del progetto metafisico dell’Occidente, di metterne in luce il necessario epilogo e, infine, di vagliare se di tale progetto sia possibile un oltrepassamento.
Forse a causa della familiarità che si ha con l’esperienza di viaggiare, il viaggio è rimasto un parziale “impensato” nella storia della filosofia. Facendo dialogare filosofia, letteratura, sociologia e antropologia, il volume affronta il viaggio nella sua duplice accezione di concetto ed esperienza, tentando, da un lato, di esplorarlo in quanto costante culturale e, dall’altro, di descriverne le molteplici manifestazioni, con attenzione particolare alla contemporaneità, in cui le pratiche del turismo massificato, del turismo virtuale, della flânerie e dell’urbex hanno crescente rilevanza. Ma viaggiare ha anche una dimensione anacronistica, perché mette in rapporto con il desiderio, che è senza tempo. Il desiderio segue sempre un moto altrove: è ondivago, irrequieto, vagabondo, spinge a partire e cambiare incessantemente, è desiderio di essere altro, di essere altrove. Questo libro si pone allora come una riflessione sul rapporto che abbiamo con desiderio e identità attraverso il viaggio, che è capace di trasformare entrambe.
La questione dell’abitare è al centro della riflessione etico-politica contemporanea. Essa, tuttavia, manca di un inquadramento di respiro filosofico legato alla congiuntura contemporanea, da alcuni definita “Antropocene”: quella, cioè, della crisi ecologica dispiegata su scala globale. Cosa significa abitare? Che tipo di prospettiva ontologica e antropologica è sottesa a tale nozione? Che tipo di riflessione su tale concetto, inoltre, lo rende spendibile in termini politico-radicali? Questo libro si propone di ripensare il concetto di abitare alla luce della crisi ecologica. Dopo un inquadramento concettuale svolto a partire dal lavoro di Maurice Merleau-Ponty, grazie al quale sar...