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The Revolt of 1857 in India has so far largely been viewed as an event that was of interest to British and Indian scholars investigating the various consequences of British colonial rule in India. What has remained out of the focus of study during the last 150 years is the possible impact of the Revolt elsewhere, its so to say international dimension: what, in particular, was the reaction in Europe where elemental social and political transformations were underway. Whatever the varied nature of the reactions, the space given to the Revolt in many European newspapers and journals while it was in progress is certainly extensive. What is more, representations of and reflections on the Revolt appeared both during the event and for long after its suppression, above all in forms of popular fiction but also in historical accounts, letters, reminiscences and other forms of writing. The collection of essays in this volume ventures into this unexplored terrain and offers a first look at some of these European responses.
Originally presneted as the author's thesis (doctoral)--Rheinisch-Westfealische Technische Hochschule Aachen, 2008.
Il 1° ottobre 1862 un «fatto criminale di orrida novità» funesta Palermo: alla stessa ora, in luoghi quasi equidistanti – «una stella a tredici punte» sulla pianta della città – vengono pugnalate tredici persone. A investigare su quella che subito appare come una sinistra macchinazione è il procuratore Guido Giacosa, appena arrivato dal Piemonte e già «insofferente di fronte alla “superficie verniciata, sostanza pessima” che la Sicilia gli offre» – per i palermitani, solo «un altro piemontese che veniva a comandare». L’inchiesta conduce ben presto a individuare nel principe di Sant’Elia, ricchissimo e rispettatissimo senatore del Regno d’Italia, l’insospettabil...
Il libro racconta i primi quarant’anni della vita di Camillo Benso, Conte di Cavour, la parte meno nota dell’esistenza del grande statista. E poco raccontata dagli storici che si sono concentrati soprattutto sugli anni della sua stagione politica. In realtà, Cavour in giovinezza fu imprenditore agricolo, viaggiò in Europa, amò diverse donne, già sposate, e una di queste, forse la più importante, la genovese Anna Giustiniani, arrivò al suicidio per lui. Cavour era figlio cadetto e, in quanto tale, non aveva diritto al patrimonio della sua ricchissima famiglia, destinato, secondo le usanze dell’epoca, al primogenito, il fratello Gustavo. Ma questa condizione di relativa indigenza – c’era comunque il sostegno economico del padre – fu determinante, lo spinse verso attività imprenditoriali in cui ebbe molto successo: l’amministrazione delle tenute di Grinzane (Cuneo) e di Leri (Vercelli), i concimi, le ferrovie. Modernizzò i metodi di produzione sia del vino che del riso.
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