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Nell'ultimo lustro si sono ricordati gli anniversari di quattro fondamentali passaggi che indelebilmente hanno segnato le terre dell’Alto Adriatico: il quarantennale della stipula del Trattato di Osimo (1975-2015), con cui si definisce giuridicamente il confine tra la Repubblica Italiana e la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, il settantennio della firma del Trattato multilaterale di Parigi (1947-2017), con cui si pone fine al secondo conflitto mondiale, sancendo la perdita di sovranità da parte dell’Italia nelle Colonie e a Tenda e Briga in favore della Francia, ma soprattutto la cessione dell’Istria, con Zara e la Dalmazia, oltre a Fiume e a parte del Carso goriziano, a c...
Ciò che caratterizza l’architettura non è la durata, ma lo spazio abitabile, un invaso atmosferico di aria e luce praticabile dal corpo umano, circoscritto da margini fisici e attrezzato. I suoi elementi costitutivi (rapporto col contesto, materiali, strutture edilizie, pavimenti, pareti, soffitti, serramenti, impianti tecnici, decorazione, arredi fissi e mobili), ma anche le utilità che consente o promuove, hanno durate temporali distinte e mutevoli, brevi (come nella maggior parte degli allestimenti) o lunghe (anche secoli o millenni). Se l’architettura è riuscita, i significati estetici che incarna (o ha incarnato, se l’opera è stata distrutta) sono invece perenni, come in ogni altra opera d’arte, anche se nel tempo può cambiare il loro riconoscimento. Il libro focalizza questa dialettica fra temporaneità e durata con un inquadramento teorico e un percorso storico relativo all’architettura degli allestimenti e degli interni nel costruito di valore storico nell’ultimo secolo. Gli esempi discussi sono presentati anche attraverso schede documentarie dedicate.
I re non possono godere del piacere di toccare una porta, o almeno questo era quanto sosteneva Francis Ponge; ma per tutti gli altri umani l’apertura di una porta può offrire un sottile godimento o un repentino brivido lungo la schiena. In un modo o nell’altro, questo peculiare oggetto tecnico agisce profondamente negli spazi in cui viviamo, consentendo il loro uso o negandovi l’accesso. Tali dispositivi sono stati pensati, in fondo, come strumenti di controllo fisico e sociale che agiscono sullo spazio dei luoghi che tutti noi abitiamo. La porta è una compagna, una complice taciturna che, attraverso la sua presenza e la sua azione in un determinato ambiente, consente il dispiegarsi di una serie di performance. Alleate silenziose – o nemiche ineffabili – della vita quotidiana, come gran parte delle cose con le quali ci relazioniamo, le porte tendono a sparire dalla nostra vista, a rendersi invisibili pur avendo una presenza fisica non indifferente; eppure, attraversiamo queste macchine spaziali decine di volte in una giornata, senza neanche prestare attenzione alla loro azione divenuta ormai scontata.