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Considerati a giusto titolo come una delle eredità più importanti del Medioevo, i castelli sono sempre più spesso oggetto di indagini che, condotte da studiosi appartenenti a vari ambiti disciplinari, beneficiano del fondamentale apporto dell’archeologia medievale. Un caso esemplare in tal senso è costituito dal castello di Carbonana, che, analizzato dal punto di vista materiale, documentario e storico-artistico, si è rivelato un sorprendente luogo di incontro tra macrostoria e microstoria. Recentemente restaurato, e dunque ancor meglio visibile percorrendo la strada di fondovalle che da secoli collega Gubbio a Umbertide, il castrum Carbonane figurava già nel 1192 nel privilegio con cui Celestino III confermava al vescovo Bentivoglio il possesso di alcuni siti incastellati collocati a presidio del territorio eugubino. Con il venire meno della signoria vescovile, ad avvicendarsi furono due importanti lignaggi cittadini: i Gabrielli del ramo di Frontone e i Porcelli, di origine fiorentina. E furono proprio questi ultimi a legare indissolubilmente l’onomastica familiare al castello che ne aveva consacrato l’ascesa sociale, divenendo così, nei secoli, i conti di Carbonana.
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"Edizione italiana del testo di Wilhelm Totok e diversi collaboratori, verificata e aggiornata a cura di Piero Innocenti. Il testo è stato in qualche caso riadattato, dove troppo forte poteva essere l'accento "tedesco" dell'originale; integrazioni abbastanze estese sono state operate dove si trattava di arricchire informazioni relative all'Italia.
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