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This edited collection explores the notion of Italianness - or Italianità – through migration history. It focuses on the interaction between Italians circulating around the world, and their relationship with Italy from a political and cultural perspective. Answering the important question of how migration affects Italianness, the authors explore the ways in which migrants retained their Italian culture, customs and practices during and after their travels. Spanning a long period from the Risorgimento up until the 1960s, the book sheds light on the institutions and social structures that contributed to the construction of cultural links between Italian migrants and their country of origin. Not only broad in its temporal scope, the volume covers a wide geographic area, examining the lives of Italian migrants in North America, South America, Europe, North Africa, and the Middle East. Bringing together a wealth of research on Italians, alongside the different migratory routes taken by these men and women, this book provides new insights into Italian culture and seeks to strengthen our understanding of Italian migration history.
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Recently there has been a seemingly endless stream of books praising the glories of ancient and modern Rome, fretting over Venice's rising tides and moldering galleries, celebrating the Tuscan countryside, wines and cuisine. But there have been curiously few writings that deal directly with Italy as the country of origin for the grand- and great-grandparents of nearly twenty-six million Americans. The greatest majority—more than eight out of ten—of those American descendants of immigrant Italians aren't the progeny of Venetian doges or Tuscan wealth, but are the diaspora of Southern Italians, people from a place very different than Renaissance Florence or the modern political entity of R...
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Noi siamo quello che altri hanno voluto che diventassimo. Facciamo in modo che diventiamo quello che noi avremmo (rafforzativo di saremmo) voluto diventare.
Esiste una faccia ancora in gran parte nascosta della Resistenza italiana: quella costituita dalle donne appartenenti alle grandi famiglie dell’aristocrazia liberale. Colte, raffinate, ma anche dotate di notevoli capacità organizzative, cresciute in salotti aperti ed anticonformisti prima e durante il ventennio fascista, dal 1943 esse furono animatrici di varie reti logistiche alla base della guerra partigiana. Il volume ricostruisce le vicende di alcune di loro, che svolsero ruoli rilevanti nell’organizzazione Franchi di Edgardo Sogno, come in altri nuclei resistenziali attivi in Italia settentrionale. Donne che, in gran parte, nel dopoguerra tornarono alla vita privata, nella generale crisi delle vecchie élites davanti all’avanzata dei partiti di massa.
Prefazione di Gian Antonio Stella Milioni di euro guadagnati per anni in silenzio da Cosa nostra. Un business “legale” e inesplorato. Boss che riuscivano inspiegabilmente ad affittare tanti ettari di terreno nel Parco dei Nebrodi, in Sicilia, terrorizzando allevatori e agricoltori onesti, li lasciavano incolti e incassavano i contributi dell’Unione Europea perfino attraverso “regolari” bonifici bancari. Un meccanismo perverso che si perpetuava di famiglia in famiglia e faceva guadagnare somme impensabili. Un affare che si aggirerebbe, solo in Sicilia, in circa tre miliardi di euro potenziali negli ultimi 10 anni. E nessuno vedeva o denunciava. Fino a quando in quei boschi meravigli...
È il mestiere più bello del mondo, quello del giornalista, ma secondo l'autore - con l'esperienza di 50 anni da cronista di strada - alla fine è un "mestieraccio", anche se poi non lo si cambierebbe per tutto l'oro del mondo. Franco Calabrò, giornalista di lungo corso - spulciando dai suoi preziosi e riservatissimi taccuini - traccia un affresco quanto mai suggestivo e affascinante del mestiere. Dagli scoop al lavoro di desk, dagli incontri agli scontri con persone, personaggi e luoghi che hanno lasciato il segno. Ne esce fuori un racconto palpitante e senza dubbio coinvolgente su com'è cambiato il lavoro di giornalista e quanto sia difficile, oggi più di ieri, fare questa professione ...
Chi era veramente Sergio Marchionne? Un manager visionario al pari dei più grandi, quali Steve Jobs, Bill Gates e Jeff Bezos, capace di affrontare il presente sognando il futuro oppure il duro che non esitava a scontrarsi con i sindacalisti della Fiom e a sbattere la porta e uscire da Confindustria. Marchionne il giocatore che riuscì a salvare la Fiat quando, sono parole sue, era "tecnicamente fallita", ma anche a giocare d'azzardo (o d'astuzia) con General Motors, passando in una notte di San Valentino da predatore a preda, fino alla conquista, per nessuno immaginabile, di Chrysler. Come per Valletta, il papà della 500, anche Marchionne ha segnato la storia della Fiat e del mondo automobilistico. Ma mentre il primo aveva spinto sulla motorizzazione di massa, facendo di Torino la capitale dell'auto, il manager italo-canadese ha scommesso sulla globalizzazione, convincendo a parlare inglese tutta l'azienda, nel frattempo divenuta FCA. Un manager duro, esigente, ma anche un uomo capace di slanci emotivi improvvisi, come raccontano i tanti episodi riportati in questo libro.