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Copertina – Alice Iuri 02 – Una, cento, mille Zendaya 04 – Peanuts – Charles M. Schulz 14 – Narrazioni fantastiche – Loredana Lipperini 16 – Calvin & Hobbes – Bill Watterson 24 – Letteratura – Vanni Santoni 26 – Zodiac – Ai Weiwei, Gianluca Costantini, Elettra Stamboulis 39 – Su un monte – Antonio Rezza / illustrazione Manfredi Ciminale 41 – Castelgiorgio – Stefano Tartarotti Una, cento, mille Zendaya 47 – Copertina – Alice Iuri 48 – Essere celebre, essere Zendaya – Ylenia Caputo 52 – Illustrazione – La Tram 53 – Da grandi poteri derivano grandi responsabilità – Ilaria Feole 57 – Illustrazione – Davide Deidda 58 – Una ragazza normale con...
Dalla discussione politica ai media, dalla scuola a specifici eventi culturali, questo nuovo volume di Pier Aldo Rovatti raccoglie e rielabora riflessioni sulla nostra contemporaneità pregne di significato. Il filo conduttore è chiaro: le difficoltà che abbiamo di vivere il presente, a causa soprattutto dell’individualismo trionfante e apparentemente non curabile. In uno spazio e in un tempo in cui ognuno è troppo concentrato su di sé, sulla propria individualità, Rovatti sostiene che bisogna cambiare prospettiva, a cominciare dalla dimensione privata di ciascuno di noi: bisognerebbe aprirsi agli altri, consapevoli dell’alterità che abita in noi, facendo del dubbio – e non delle verità assolute – la nostra forza. Del resto, il centro del pensiero debole – quella che l’autore chiama “etica minima” – sta nel mettere in discussione il concetto di verità univoca. Solo così parole come “società” e “socialità” acquisterebbero concretezza.
Grazie al racconto di Massimo Maggiari, che nell’arco di più di vent’anni ha ripercorso quei territori con le sue poesie preferite nel cuore, incontriamo i popoli del Grande Nord sui vasti pianori ghiacciati, sugli assembramenti di iceberg di fronte alle coste coperte di nubi e tra i riflessi di acque abitate da balene e orsi polari. Con lo sguardo di chi cerca le condivise radici umane, terrestri e cosmiche, l’autore ci racconta delle danze dell’aurora boreale – nelle cui armonie gli indigeni sanno leggere il benessere dei Poli – e della vita di quelli che egli definisce “gli ultimi guardiani dell’Artico”, gente sobria e generosa, dura ma con la mano aperta, maestri nell’arte della sopravvivenza in condizioni estreme e al contempo consapevoli dell’anima del mondo che si manifesta nelle lande ghiacciate e negli animali che le abitano.
In questo volume, Homi K. Bhabha, uno dei maggiori teorici del nostro tempo, ridefinisce la modernità occidentale secondo la prospettiva degli studi postcoloniali. Attraverso una vastità di fonti, l’autore elabora una genealogia della postmodernità partendo dalla constatazione che i testi coloniali e postcoloniali non ci raccontano la storia dello sviluppo ineguale del mondo. Quest’ultima andrebbe riportata alla luce scavando tra le pieghe della storia ufficiale, alla scoperta di quelli che Bhabha definisce i veri “luoghi della cultura”. Ricorrendo allo stile ermeneutico di Derrida e alle metafore semiotico-psicanalitiche di Lacan, due dei suoi principali pensatori di riferimento, l’autore mette così in discussione i termini stessi della nostra cultura occidentale e coloniale. Oggi, in un momento storico in cui il confronto con l’Altro è inevitabile, la riflessione di Bhabha è quanto mai attuale e fondamentale per riuscire a comprendere meglio culture apparentemente distanti. Il risultato è il tentativo di riscrivere la storia della modernità da una prospettiva non eurocentrica.
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