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The most passionate advocates of Italy’s unification in the nineteenth century possessed an almost limitless faith in the benefits of civic association. They also shared a common concern: once Italian unification was achieved and various freedoms were established, would ordinary Italians naturally become responsible, progressive citizens – especially after centuries of foreign rule, regional division, and economic decline? Most unification advocates doubted that their fellow citizens could form a modern, progressive civil society on their own, or that a vibrant association life would develop from the ground up. Building a Civil Society is the first book-length English-language study of associational life in nineteenth-century Italy. Drawing on extensive research in published and unpublished documents – including associational records, newspapers, periodicals, government documents, guidebooks, exhibition catalogues, memoirs, and private letters – Steven C. Soper provides a complex account of Italian liberalism during Europe’s age of association. His study also raises important questions about the role that associations play in emerging democracies.
A lungo lasciata ai margini della memoria pubblica, la pandemia influenzale del 1918-1920, responsabile di un numero di morti stimato tra i 17 e i 50 milioni, ha acquisito una notorietà inedita dal 2020, in concomitanza con l’emergenza da Covid-19. La cosiddetta “Spagnola” ha attirato anche l’interesse degli studi storici, che fino ad allora si erano poco occupati dell’evento malgrado la sua portata. In questo contesto, la Rete toscana degli Istituti storici della Resistenza e dell’età contemporanea ha promosso un progetto di ricerca pluriennale, confluito in questo volume, volto a ricostruire la storia della Spagnola in Toscana. I saggi offrono una panoramica sulla vicenda regionale da più prospettive e approfondiscono vari temi (i numeri del fenomeno, la gestione igienico-sanitaria, l’assistenza, le risposte delle istituzioni civili e religiose, le reazioni popolari, le memorie pubbliche e private dell’evento, ecc.), allo scopo di far emergere i caratteri specifici e generali del fenomeno.
Un paese in guerra in cui vivere è difficile. Un mondo in corsa verso il progresso gettato nel primo folle conflitto mondiale. Una "guerra grande" che travolse e sconvolse tutti: uomini, donne e bambini. C'è un protagonista, Teo, a volte presente nella narrazione, talora silente o solo citato. Teo non è un eroe, non è nessuno, eppure è emblematico. È un matto, un "folle di guerra", una persona la cui anima si è spezzata senza rimedio. Narrare la sua esperienza è raccontare la storia di un'intera generazione, è un omaggio dovuto. Il libro si articola in piccoli saggi in ognuno dei quali è descritto un aspetto del vivere quotidiano dell'Italia e degli Italiani nella Prima guerra mondiale, dalla vita in trincea alla medicina, dalle donne e bambini ai profughi, dalla decimazione dei soldati ai prigionieri, dalla poesia alla elaborazione dei lutti. Un linguaggio divulgativo, diretto e tagliente accompagna lettore e autore in un dialogo continuo alla scoperta, di capitolo in capitolo, della storia della "guerra dei molti voluta dai pochi". Coronano il libro la prefazione di Luigi Ciuti e il saggio sullo stress post traumatico di Isabella Lo Castro.
Questo volume costituisce il primo tentativo di scrivere una storia comparata della presenza dei cattolici nelle Resistenze dei vari paesi europei. Basata su un’ampia storiografia in più lingue e sulla rilettura della stampa clandestina, oltre che di svariate testimonianze, la ricostruzione delle vicende di paesi come Francia, Belgio, Paesi Bassi, Germania e Austria, Cecoslovacchia e Polonia consente di presentare ai lettori italiani figure di uomini e donne talvolta sconosciuti persino agli storici specialisti. L’analisi segue il filo del rapporto tra cattolici, fede religiosa e ricorso alla violenza. In questa prospettiva intende contrastare la tentazione ricorrente di applicare ai ca...
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«Moglie mia, ti dico che sto bene e sono vivo, e vedo morire e morire ogni giorno.» Tra il 1914 e il 1918 un'unica trincea divide e unisce l'Europa e il mondo: per la prima volta nella storia moderna, infatti, dalla Francia al Medio Oriente uomini di ogni estrazione culturale e sociale si trovano a condividere – gli uni contro gli altri, gli uni come gli altri – le medesime misere condizioni di vita sui campi di battaglia, le medesime paure, la medesima vicinanza con la violenza e la morte. Di tutto questo soldati e ufficiali – chi prendendo la penna in mano in prima persona, chi affidandosi a un commilitone istruito – scrivono a casa: a moglie e famiglia, amici e parenti, informan...
This book deals with the question of how the religious orders and congregations rebuilt their patrimony, a necessary prerequisite for the growth of the number of religious, educational, and charitable services.
The ten chapters collected in this book manifest the current global interest in trans-border dialogues and trace the origins and development of Italian and Bengali internationalisms in the period from the mid-19th to the early 20th century. Despite having differing political statuses and lacking a shared geographical or historical space, Bengal and Italy remained uniquely connected and, at times, actively sought to transcend different kinds of constraints in their search for a significant dialogue and mutual enrichment in the fields of literature, music, architecture, art, cinema, diplomacy, entrepreneurship, travels, education and intellectual engagement. In this context, the volume confronts strategies of evaluation adopted by prominent representatives of the Bengali and Italian cultural environments with particular emphasis on readings embedded in the moment of contact. Both regions benefitted from this ‘elective affinity’ as they advanced along their respective paths towards a fuller awareness of their specific identity, and thus set a positive example of transcultural understanding which may inspire today’s world.
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