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È nella moltitudine dei cieli che si misura l’attraversamento del tempo, giorno dopo giorno, cielo dopo cielo. Nel dialogo costante tra i componimenti di Luca Bresciani e le immagini in “bianco&nero assoluto” di Danilo Massi, si sdipana nell’opera una sequenza di impressioni quotidiane, di osservazioni appartenenti ad atti e fatti in apparenza immeritevoli di registrazione cronachistica, eppure – grazie alla Poesia – origine di riflessioni e regno di metafore sorprendenti, con qualche debito agli specchi (e agli oggetti) di Borges e al trascorrere minuto del tempo, presente nella “poesia di confine” in Saba. In questa prospettiva, la prefazione di Ivan Crico situa l’opera in un’esperienza di transterritorialità che unisce, come punti sulla carta geografica, l’esperienza “bisiacca” del prefatore, il dire tra terra ed acqua dell’autore pietrasantino, e la “leggerezza profonda” della romanità del fotografo.
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