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Guadalajara, marzo 1937. In Spagna è in corso la guerra civile, spagnoli contro spagnoli, ma anche italiani contro italiani perché sono presenti nei due schieramenti, gli antifascisti delle Brigate Internazionali e i fascisti del Corpo Truppe Volontarie. In questa battaglia i nazionalisti furono sconfitti ma due anni dopo vinsero la guerra. Tra gli antifascisti che combatterono nella guerra civile ve ne furono ventisei provenienti dalla provincia di Savona, dei quali solo cinque espatriarono per arruolarsi, gli altri erano già in Francia dall'avvento del fascismo. Sul fronte opposto 198 volontari fascisti savonesi parteciparono a vario titolo al conflitto, la maggioranza nelle Divisioni delle camicie nere.
Ripensare Alvaro, come ci aiutano a capire i saggi presenti in questo volume – dove si considerano aspetti, di solito ignorati o considerati secondari, come il suo muoversi tra Aspromonte ed Europa, i suoi legami con scrittori della sua terra e grandi intellettuali organizzatori di cultura nazionale, la sua incisiva presenza nel teatro, nella radio, come nel cinema e nelle grandi questioni del suo tempo – significa abbandonare ogni pigrizia intellettuale, rinunciare a mitologie e a retoriche identitarie, farsi guidare dalla potenza e dalla forza, dall’etica, di una scrittura letteraria raffinata ed elegante, che era insieme originale etnografia, ricerca e salvaguardia per il futuro di mondo scomparso, memorie e vita, antropologia delle genti di Calabria e del Sud Italia, che vanno inseriti in quella nazione italiana, Mediterraneo e in quell’Europa alle quali egli sentiva, con convinzione, di appartenere. Forse questa Calabria e questa Italia e questa Europa, sempre più sconosciute a se stesse, desacralizzate, giunte alla fine di un lunga storia, hanno bisogno di inventare un senso di comunità e di ritrovare un’anima anche a partire da autori come Alvaro.