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While Ibsen's plays were seldom performed in Romania in the first half of the 20th century, historical sources highlight his strong impact on the national theatre practice. To address this contradiction, Gianina Druta approaches the reception of Ibsen in the Romanian theatre in the period 1894-1947, combining Digital Humanities and theatre historiography. This investigation of the European theatre culture and the way in which the foreign acting and staging traditions influenced the Romanian Ibsenites provides new insights into mechanisms of aesthetic transmission. Thus, this study presents a European theatre landscape whose unpredictability and uniqueness cannot be confined to essentialist interpretations.
Rivista semestrale di studi sulla vita e le forme del teatro. Articoli di R. Bianchi, E. Fadini, A. Attisani, M. Delimata, H. Vermy, E. Randi, A. Kuhlmann, E. Beaufils, G. Burighel, G. Vittori, C. Titomanlio, I. Vazzaz, V. Di Vita, A. Zinola, C. Tafuri, D. Beronio, M. Marcondes Machado, G. Altamura, C. D'Angelo, G. Randone.
Rivista semestrale di studi sulla vita e le forme del teatro. Articoli di G. Altamura, L. Bosco, C. D'Angelo, G. Guérin, G. Randone, G. Vaudagna, A. Pizzo, R. Gregg, M. Lenzi, A. Petrini, M. Giacobbe Borelli, M.P. Pagani.
Interprete acclamata di oltre cento pièce, prima regista donna in Polonia negli anni tra i due conflitti mondiali, traduttrice di Ibsen e Bataille in yiddish, direttrice e amministratrice dell'unico teatro yiddish al mondo retto su finanziamenti statali, Ida Kaminska è stata tra i pochi artisti a fare da ponte tra la prima e la seconda metà del xx secolo, lottando per ricostruire la vita culturale e spirituale del popolo ebraico dopo il suo feroce sradicamento. Muovendo dall'avventura pionieristica di Avrom Kaminski e Ester Rokhl Halpern alla fine dell'Ottocento il volume traccia un itinerario che incrocia altre leggendarie dinastie artistiche, quali i Turkow e i Rotbaum, ma ha per fulcro...
Rivista semestrale di studi sulla vita e le forme del teatro. Articoli di A. Pizzo, M.P. Pagani, M. Romanska, T. Granata, P. Ottoboni, B. Sicca, G. Goria, M. Lenzi, C. D’Angelo, G. Randone, V. Di Vita, A. Petrini.
Articoli di F. Perrelli, L. Flaszen, A. Attisani, G. Lughi, A. Pizzo, A. Valle, A. Lieto, R. Damiano, V. Michielon, V. Lombardo, N. Guardini, A. Olivero, E. Marinai, L. Lanera, R. Spagnulo, M. Giacobbe Borelli, G. Randone, V. Di Vita.
Vite parallele, quelle dei due grandi attori Solomon Michoels e Veniamin Zuskin, immerse nella speranza suscitata da un regime che per la prima volta nella storia riconosceva parità di diritti agli ebrei. Lo stato sovietico attribuiva al lavoro culturale e artistico un ruolo fondamentale e gli ebrei progressisti contavano su questo presupposto anche per emanciparsi dal conservatorismo che caratterizzava gran parte della loro tradizione. Per quei giovani, moderni e formati in ambienti fortemente permeati dallo "spirito della musica", l'arte e il teatro si incontravano con le istanze della Rivoluzione d'Ottobre. Purtroppo l'utopia defluì nel giro di pochi anni in una violenta reazione opposta, destinata a seppellire sotto la pesante cappa del realismo socialista il critico, gioioso e trascendente grottesco del teatro yiddish, nonché provocando uno scontro che volse in tragedia e si concluse con la morte, l'esilio e il silenzio di quasi tutti gli interpreti russi della cultura yiddish. I due protagonisti di questo libro avevano scelto il teatro come ricerca della verità e ne subirono le amare conseguenze.
Il Re Lear di William Shakespeare andato in scena al Teatro Ebraico di Stato di Mosca (Goset) nel 1935 è un episodio fondamentale quanto poco conosciuto della cultura del Novecento. Gli attoriautori del Goset, in particolare Solomon Michoels nella magistrale interpretazione del vecchio re e Veniamin Zuskin, un Fool straordinario, guidati dal regista Sergej Radlov, realizzarono uno spettacolo da porre al vertice dell'arte scenica e attorica yiddish nella sua versione sovietica. In queste pagine si propone ai lettori di oggi la ricostruzione e l'analisi di una messinscena che ci permette di riflettere su un atto creativo e poetico talmente potente, per quanto basato su un "classico" inoffensi...
Quali possibilità di "riconoscersi" ha un popolo che ha perduto la propria patria, che è sul punto di perdere la propria lingua e che ovunque si stabilisca, in Europa, è considerato straniero, vessato e trattato in modo ostile, oppure, in America, costretto a un traumatico processo di omologazione? La letteratura, certo, la narrativa, i romanzi, i racconti: ma questo varrà solo per pochi acculturati. Bisognerà, quanto meno, che tale messe di ricordi, memorie, documenti e affabulazioni, trovi il modo di farsi spettacolo, di rappresentarsi sui palcoscenici, offrendosi prima di tutto nella vivezza concreta dell'invenzione teatrale; poi, successivamente, nel cinema, nei film. Questo volume a più voci racconta per la prima volta con cura l'avventuroso rapporto tra il teatro yiddish e il cinema, intendendo con ciò il dialogo tra le due arti e le rispettive prospettive critiche. Il tutto con riferimento ad alcune decine di film che oggi si possono vedere in edizione restaurata.
Gustaw Herling è stato uno scrittore, pubblicista e saggista polacco, noto soprattutto per il libro Un mondo a parte che testimoniò la sua tragica esperienza in un gulag sovietico negli anni 1940-1942. Vissuto a lungo in esilio in Italia, dove il suo percorso è stato segnato dall’incontro con Croce e dal sodalizio con Silone e Chiaromonte nella rivista «Tempo presente», solo dopo la caduta del Muro di Berlino fu pienamente riconosciuto dal mondo culturale italiano. Nel 2019 è stato dedicato alla sua opera un volume dei «Meridiani»: Etica e letteratura. Testimonianze, diario, racconti. Questo volume, che raccoglie gli Atti del festival letterario Napoli di Herling tenutosi nel 2019 nel centenario della nascita dello scrittore, consentirà al lettore italiano di cogliere sfaccettature talora inedite non solo dell’opera, ma altresì dell’uomo che in prima persona ha combattuto per i diritti e la libertà di donne e uomini dell’epoca in cui ha vissuto, segnata dal marchio delle ideologie totalitarie e dall’ombra incombente del Male.