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Volume 117 of the Proceedings of the British Academy contains 13 lectures delivered at the British Academy in 2001.
DigiCat Publishing presents to you this special edition of "Thoughts on Art and Autobiographical Memoirs of Giovanni Duprè" by Giovanni Duprè. DigiCat Publishing considers every written word to be a legacy of humankind. Every DigiCat book has been carefully reproduced for republishing in a new modern format. The books are available in print, as well as ebooks. DigiCat hopes you will treat this work with the acknowledgment and passion it deserves as a classic of world literature.
Nonostante lo sviluppo di una definizione matematica e rigorosa del continuo attraverso i lavori di Cantor e lo sviluppo teoria degli insiemi a fine ‘800, la continuità del tempo rimane un problema per la filosofia contemporanea. Questo vale soprattutto per quelle teorie che accentuano la natura dinamica del tempo e del cambiamento, come la teoria A del tempo e in particolare il presentismo. Come è possibile pensare il tempo come continuo e perciò come esteso, se esso è, in quanto dinamico, in eterno divenire? Come possiamo concepire la continuità del tempo in contrapposizione alla continuità dello spazio? Attraverso un analisi di diverse concezioni del continuo nella storia della filosofia così, il presente volume intende esplorare diverse risposte a tali domande.
Reproduction of the original: Thoughts on Art and Autobiographical Memoirs by Giovanni Dupré
Based on more than 30-years of research and drawing on both public and private archives, this biography of the great Italian composer is unprecedented in its unraveling of the facts and legends of his life and in portraying the man and his times. Annotation copyright by Book News, Inc., Portland, OR
In Materia e memoria (1896), Henri Bergson pone all’origine della percezione umana un campo a-centrato di immagini “in sé”; più di cinquant’anni dopo Gilles Deleuze inizia a elaborare la nozione di piano di immanenza quale condizione virtuale di ogni stato di cose. Da Bergson a Deleuze – e attraverso una serie di illustri mediatori – emerge così un’eterogenea riflessione intorno a quel dispositivo che Sartre ha battezzato “campo trascendentale impersonale”. Il presente saggio si propone di ricostruire la genesi di tale istanza, mostrandone al contempo alcune decisive implicazioni: dalla riscrittura in senso immanentista del motivo trascendentale kantiano sino alla conseguente riabilitazione della speculazione metafisica e cosmologica. Dalle riflessioni di Bergson e Deleuze emerge una linea minoritaria nel panorama filosofico novecentesco, in grado di concepire un cosmo “univoco” abitato da una molteplicità di relazioni non più profilate a partire da uno sguardo umano.
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