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Escape from North Korea is based on the first-hand account of a human-rights activist’s time in North Korea, where she worked for an NGO. Shared anonymously (for reasons of security) with her friend, the novelist and screenwriter Daniele Zanon, this account has become a novel that reflects the painful reality of life under a dictatorship in a country that the United Nations has called “one large prison.” The brutality of the regime turns North Korean daily life into a collective nightmare. With a light but firm hand, Daniele Zanon tells the story of a group of young people condemned to live this nightmare in a North Korean “rehabilitation commune,” from which they decide to escape. Their adventures are as engaging as they are extraordinary, against the backdrop of a country where the all-powerful Kim family is deified, the military omnipotent and foreigners a source of wonder and fear. The strange story of one of the rare Western families living in Pyongyang is skilfully woven into the narrative, which has a fantastic ending filled with hope.
The athlete as a commodity to be bought or sold to make a profit and the athlete as a machine, from which the maximum possible performance is expected. It is in these two metaphors that the phenomenon known internationally as football trafficking has its roots, a definition that includes both cases of trafficking and human trafficking in football. The problem, which affects thousands of young people from economically poor areas, is also widespread in other sports. The most popular narrative attributes the blame to self-styled agents and intermediaries, who take advantage of the lack of education of young people who see football and sport as their only possibility of social mobility. However, the reality is much more complex, with responsibilities shared by all the players in the system - clubs, the media, federations and national and international political institutions and, sometimes, even the families of the children involved.
Persino per chi è diventato adulto nell’era del Grande Ottimismo e dell’Eterno Presente, prima o poi arriva il momento dei bilanci. Non si è reduci da nessuna guerra e non ci sono nemmeno grandi sogni da cui risvegliarsi. Tutto è stato finora assolutamente “normale”. O, almeno, così abbiamo pensato e ci hanno fatto credere. Una normalità in cui spesso qualcosa di appena decente è stato spacciato per “geniale” e in cui la ricerca del successo individuale ha elevato la mediocrità e l’egoismo a valore. Sei istantanee ci raccontano l’Italia attraverso stagioni molto diverse: dagli anni Settanta del caso Moro ai giorni nostri, passando per i “maledetti” anni Ottanta. Tempi belli o brutti? Facili o difficili? Forse solo (magari di molto) sopravvalutati.
Nell’aprile del 2024 – dopo l’attacco del 7 ottobre 2023 ordito principalmente da Hamas e la reazione armata israeliana – l’autrice di questo libro arriva con Medici Senza Frontiere a Gaza, una terra dilaniata dalla guerra da ormai sei mesi. Un luogo in cui il rumore costante delle esplosioni si fonde con quello delle urla e le pareti che tremano ricordano che non esiste più un posto sicuro dove trovare riparo. Una storia vera e cruda che ha il sapore della lotta, della sopravvivenza e del coraggio di chi sceglie di essere in prima linea. Uno sguardo reale su uno spaccato di mondo tanto discusso e dibattuto, che prende vita grazie al racconto quotidiano e alle storie di chi, nonos...
Attraversando i confini più disparati – da quelli linguistici e culturali a quelli politici e geografici – questo premiatissimo libro ci porta a continui sconfinamenti tra realtà e inconscio. Antichi riti di passaggio dimenticati, ancestrali credenze e tradizioni slovene rimosse, un immaginario collettivo remoto traslato al presente, delineano l’azione. Tra creature sovrannaturali, riti funebri, acque dai poteri magici, in primo piano c’è l’insostenibile sfuggevolezza della famiglia. Ecco allora famiglie mancate, perdute, disgregate e riunite, famiglie in potenza che in altre circostanze sarebbero, forse, sopravvissute. Con sguardo lucido e impietoso sul repertorio delle relazioni umane, l’autrice ci restituisce con stile nitido, a tratti lirico, il perturbato spaesamento dei personaggi che racconta. I loro dèmoni e desideri, le loro angosce e speranze all’interno dell’inesorabile cornice dei non detti, dei rancori e delle incomprensioni che ogni famiglia, anche la più funzionale, nasconde. Un viaggio alla scoperta dell’universale nel particolare, ma anche del mondo in cui viviamo, pur non conoscendolo davvero.
Nei troppi Sud del mondo si consumano tante vicende umane, alcune a lieto fine, altre tragiche. Testimoni diretti di queste esperienze di vita sono i cooperanti, il cui scopo è quello di essere catalizzatori di sviluppo – mai imposto dall’alto – insieme alle comunità con le quali lavorano. Dai luoghi più remoti e meno conosciuti dell’Africa (e non solo) giungono le storie raccolte in questo libro, il cui scopo è diffondere conoscenza e consapevolezza sulle condizioni di vita nei Paesi più poveri del globo, compresi quelli da cui provengono i migranti che giungono in Europa. La complessità del mondo contemporaneo è di non facile interpretazione e richiede l’ascolto di fonti disparate. I cooperanti che raccontano in questo libro sono, in modo irrinunciabile, una di esse. “Queste storie sono attraversate da tutti quei sentimenti che compongono la quotidianità di un lavoro che si deve scontrare non solo con disparità immeritate, ma anche con le politiche e le scelte di Stati ed entità sovranazionali”. (Riccardo Noury)
The deep link between water and the right to health is one of the themes dealt with in denouncing the urgent social and geopolitical issues inherent in the most essential of human resources. In an era marked by the pandemic, by environmental disasters linked to climate change, by the phenomenon of Earth Overshoot Day, water is "analysed" as an emblem of the planet's natural balance that human beings cannot destroy without annihilating themselves. The denunciation of issues that cannot be postponed, such as the ever less obvious right of access to drinking water, or drought, the cause of conflicts and migratory flows, is accompanied by an analysis of the spiritual, cultural and artistic dimension with which man has looked to the natural element, the source of life par excellence. The cry of the scientists, in fact, is waiting to be re-launched by a powerful leap of ethical awareness. Lest we forget that, as the philosopher-anthropologist Loren Eiseley said, “If there is any magic on this planet, it is contained in the water”.
Un supermercato di provincia, una nuova assistente alle vendite. Non come le altre. Alcune persone in fila e, tra loro, un ragazzino curioso. Una giornata qualunque di un futuro prossimo scandito da una sempre più ingombrante Intelligenza Artificiale diventa all’improvviso una pericolosa avventura per un bizzarro gruppetto di umani e una potenziale catastrofe per l’intero pianeta. A raccontare con ritmo impareggiabile la vicenda è il quattordicenne Astor, un tipo sveglio, che delinea con semplicità e sottile ironia le contraddizioni e la psicologia di un mondo che corre veloce e lo fa in costante affanno. Proprio mentre la situazione si complica e tutto sembra ormai perduto, il mondo pare inaspettatamente guadagnare un’ultima possibilità. A patto che l’umanità faccia un passo avanti. A ieri…
Questo lucido lavoro di raccolta e trasmissione della memoria orale contiene la storia degli ultimi ottant’anni al confine orientale, ovvero di quel vasto territorio al confine tra le Valli del Natisone e la Slovenia, recuperando il ricordo e le vicende del fascismo, dell’occupazione tedesca, della crudele presenza cosacca, della Resistenza e delle sue divisioni e della lotta per la sopravvivenza. A parlare sono gli ultimi testimoni, coloro che queste vicende hanno vissuto, i cui racconti sono poi messi rigorosamente a confronto con i documenti storici di archivio e inseriti nel contesto politico nazionale e internazionale dell’epoca.
Il ventunesimo secolo ha visto superare le fratture generate nel ventesimo da guerre sia combattute che fredde lungo il cosiddetto confine orientale, un luogo dove per decenni le condizioni di vita sono state tra le più complicate d’Europa. E così ecco Gorizia e Nova Gorica proclamate Capitale europea della cultura a simboleggiare un nuovo muro che cade. Questo libro, scritto da chi ha subìto come profuga le guerre balcaniche degli anni Novanta, vuole fare luce sulla gente che vive lungo quel confine simbolico e mobile, perché più volte spostato nel corso dello svolgersi della storia umana. Una frontiera il cui significato cambia a seconda di dove si diano le spalle. Perché spostandosi al di là di questa linea immaginaria e politica, come d'incanto il confine orientale diventa occidentale. Cambiano i punti di vista. Cambiano le pretese. Cambiano le opinioni. Cambia, all’improvviso, la Storia.