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Argues the case for the individual as autonomous moral agent in the later Middle Ages.
The book takes its lead from academic Annamaria Pagliaro’s experience straddling Australia and Italy over a thirty-year period. As both former colleagues and collaborators of Pagliaro, we editors intend to open a kaleidoscope of perspectives on the international research landscape in the fields of Italian and Anglophone studies, starting from Pagliaro’s own contribution to the creation of relations between the two cultures in the period that saw her work transnationally as Director of the Monash University Prato Centre (2005-2008).
The years 1676 and 1774 marked two turning points in the social and legal treatment of madness in England. In 1676, London’s Bethlehem Hospital expanded in grand new premises, and in 1774 the Madhouses Act attempted to limit confinement of the insane. This study explores almost a century of the English history of madness through the texts of five poets who were considered mentally troubled according to contemporary standards: James Carkesse, Anne Finch, William Collins, Christopher Smart and William Cowper were hospitalized, sequestered or exiled from society. Their works cope with representations of insanity, medical definitions or practices, imputed illness, and the judging eye of the ‘sane other’, shedding new light on the dis/continuities in the notion of madness of this period.
Il volume ruota intorno alla trascrizione delle lettere inedite indirizzate da Daniello Berlinghieri ad Anna Martini durante la missione di Berlinghieri al Congresso di Vienna per l’Ordine di Malta. L’apparato critico mira a ricostruire, su base documentaria, le tappe del viaggio e a contestualizzare, da un punto di vista biografico, letterario e storico-culturale, personaggi ed eventi evocati reinserendoli nella Piccola e Grande Storia di cui furono protagonisti. L’epistolario è qui tradotto in francese.
Il volume presenta per la prima volta in traduzione italiana una selezione rappresentativa di poesie composte originariamente in tedesco dallo scrittore austro-italiano Benno Geiger, con l’intento di rendere accessibile ad un pubblico più vasto la sua opera poetica, che si affianca a quella più conosciuta di storico dell’arte. La particolare caratteristica di mediatore e ponte tra due culture rende la sua opera poetica estremamente significativa, anche alla luce dell’attività di prolifico traduttore alla quale egli si dedica per tutta la vita. Con testo a fronte, il volume è preceduto da un saggio introduttivo e da un profilo biografico che mettono in luce la fitta trama di rimandi intertestuali e il confronto assiduo di Geiger con la tradizione poetica tedesca e con quella italiana.
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Là où le spectacle, notre appareil, n'aurait d'autre fonction que de projeter, "à quelque élévation", certains manques dont nous serions à peine conscients, il ne peut y avoir dans les Lettres, au dire de Mallarmé, qu'un seul acte, capital: questionner les rapports que cet appareil entretient avec quelque état intérieur de nous-mêmes. Nous croyons, avec l'auteur de La Musique et les Lettres, que c'est par le jeu de leurs relations, souvent rivales, que les arts peuvent se comprendre et nous faire comprendre. Ce jeu, qui n'en finit pas de nous solliciter, nous demande sans cesse de nouveaux instruments pour sa mise en place – ou sa mise en scène.
Questo lavoro propone la prima analisi e interpretazione della raccolta di collages letterari Und. Überhaupt. Stop. Collagen. 1996-2000. della scrittrice austriaca Marlene Streeruwitz. La presentazione dell’autrice e della sua opera narrativa, l’analisi della sua poetica programmatica e la riflessione sul collage come tecnica di produzione, principio estetico e modalità di pensiero pongono le basi per l’indagine dell’opera stessa. Il volume colma, dunque, una vistosa lacuna nella ricezione (pressoché inesistente per il volume, anche a livello internazionale) e fornisce spunti metodologico-estetici proficui per l’analisi di altre opere letterarie che si avvalgono del collage, rappresentando al contempo una risorsa preziosa per lo studio di un’autrice ancora poco nota in ambito italofono.
«Nata il 25 maggio 1936. Due desideri precisi: non diventare adulta, scrivere». Jacqueline Risset (1936-2014) è stata traduttrice dal francese (Ponge, Sollers, i poeti di Tel Quel,) e dall’italiano (Dante, Machiavelli, Balestrini), nonché nota studiosa per i suoi lavori su Scève, Proust, Bataille. Questo volume si propone di analizzare l’opera poetica di Risset, dagli esordi con la scrittura testuale nell’ambito dello sperimentalismo di Tel Quel, passando per una traiettoria che, incrociando Dante e lo stilnovismo attraverso il lavoro di traduzione della Commedia, portò l’autrice all’elaborazione di una poetica incentrata sugli «istanti privilegiati» che aprono «all’altrove».
A partire dagli anni Venti del Novecento, l’Unione Sovietica diventa meta privilegiata degli scrittori italiani, viaggiatori che, per l’occasione, si fanno carico di interpretare e presentare il nuovo mondo sovietico al lettore italiano inviando articoli a giornali e riviste, la maggior parte dei quali saranno poi pubblicati come monografie. Il presente studio si propone di indagare le ragioni che spinsero tanti intellettuali a visitare la Russia e i territori sovietici dopo l’Ottobre. Attraverso i riferimenti alle ideologie storiche e politiche che possono aver influenzato le interpretazioni degli scrittori, la ricostruzione delle condizioni di viaggio e gli approcci individuali alla vita sovietica, lo studio mette a fuoco il punto di vista degli intellettuali italiani sull’URSS e il particolare valore che i reportage ebbero nella costruzione dell’immagine del mondo sovietico nella realtà italiana.