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Un corpo a corpo degno dell’autore con cui viene ingaggiato; un corpo a corpo con il pensiero di Emanuele Severino sicuramente all’altezza del rigore speculativo di quella che è senz’altro, anche per Marco, una delle massime espressioni del pensiero contemporaneo. Marco Rienzi, comunque, interroga Severino, ma attraverso questo esercizio ermeneutico-teoretico, fa anche i conti con alcune delle grandi questioni che ossessionano la filosofia sin dalle sue prime testimonianze, e in particolare con uno degli autori con cui lo stesso pensiero di Severino è in costante dialogo: Hegel. Ma quel che più conta è che il giovane studioso, dottorando dell’Università San Raffaele, riesce in queste pagine a far toccare con mano, al lettore, cosa significhi ‘filosofare’, senza perdersi in superflue valutazioni di questo o quel contenuto del pensiero severiniano, ma ripercorrendone con piglio da studioso di grande raffinatezza gli snodi essenziali, con una consapevolezza ‘critica’ che gli consente di non farsi mai fagocitare (come sarebbe peraltro potuto facilmente accadere) dalla fascinazione connessa ad ogni grande testimonianza filosofica.
La ricerca affronta il pensiero di Derrida alla luce dal suo rapporto con il giudaismo. L’analisi segue tre concetti chiave: lingua, legge e terra, sviluppati nel confronto con la modernità ebraica. La prima parte mette in relazione la decostruzione del logocentrismo con l’attenzione ebraica per l’alterità della significazione e della scrittura, tramite il rapporto con le Scritture e la “lingua santa”. La seconda connette la cifra sradicante e singolare della legge mosaica con la decostruzione del legalismo. La terza affronta la rilettura della cifra esodale e messianica del giudaismo, utile a Derrida per ripensare il politico. Tale prospettiva mira a suggerire quanto l’ebraicità derridiana possa rappresentare una chance per l’Europa a-venire.
A ottantuno anni dalla pubblicazione, Antoine de Saint-Exupéry (1900-1944) è mondialmente noto come autore de "Il Piccolo Principe", di cui è stata, nei decenni, ampiamente scavata la valenza filosofica, spesso anche prescindendo dalle reali intenzioni di chi lo scrisse. Eppure, quel libro è solo una piccola isola nell'arcipelago di pensieri che riempiono le pagine saint-exupériane. Il presente volume costituisce una sorta di mappa di un pensiero complesso, variegato, anche bisognoso di sviluppi, ponendosi il compito di riportarne in superficie i diversi temi, i quali si inseriscono a pieno titolo nel contesto della discussione filosofica contemporanea.
La questione del cominciamento è probabilmente il tema più dibattuto della filosofia hegeliana. Al di là degli studi di carattere storiografico, l’interpretazione della prima triade dialettica – Essere, Nulla, Divenire – ha costituito il fondamento più o meno esplicito di varie e complesse teorie filosofiche. Tuttavia, il problema dell'inizio appare illuminato in modo inedito muovendo dai concetti di essenza e riflessione, dedotti nel secondo libro della Scienza della Logica, la Dottrina dell’essenza. Qui si comprende come il cominciamento non appaia come il prodotto di un gesto arbitrario, ma in quanto risultato di una necessità intrinseca al dispiegamento dell’Idea. L’essere, che inizialmente “appare” come mero presupposto, si rivela in verità solo alla luce del movimento riflessivo, che lo pone come «ritorno in se stesso». L’inizio si comprende così come un’operazione interna alla riflessione che, sospendendo se stessa, toglie il proprio porre. Nella sua articolazione concettuale, la riflessione rappresenta una sorta di “logica della logica” e il luogo privilegiato per comprendere l’essenza della dialettica.