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“To secure peace is to prepare for war” Metallica (Don’t Tread on Me, 1991) Siamo veramente in tempo di pace? O abbiamo soltanto cambiato modo di farci la guerra? Ultimamente si è tornati a parlare di “guerra economica”, percepita ingenuamente come l’ultima evoluzione dei conflitti internazionali. Eppure la guerra economica esiste da sempre: fin da quando l’uomo ha iniziato a possedere la terra ha sempre cercato di espandere i propri spazi e le proprie libertà. L’ampliamento del proprio benessere è il suo fine ultimo, anche a scapito di quello degli altri individui. In verità, la guerra economica coinvolge e determina le organizzazioni umane di tutti i tempi senza soluzione di continuità.
Il piccolo Mar Nero si presenta oggi come un ricettacolo di potenziali conflitti regionali in ambito diplomatico, commerciale e militare sia per terra che per mare. A lungo percepito come un’irrilevante appendice del Mar Mediterraneo, l’(in)ospitale spazio eusino potrebbe ben presto riacquistare una nuova dignità geopolitica. L’Italia deve intuire come i principali attori rivieraschi sapranno interagire tra loro allo scopo di proteggere al meglio gli interessi commerciali, energetici e logistici. La Russia (economia complementare), la Turchia (concorrente naturale) e la Romania (alleato affidabile) sono gli osservati speciali. Sapranno questi attori trasformare l’occluso specchio d’acqua da terreno di scontro geostrategico in zona di comunicazione geoeconomica?
Un leader anti-europeista per alcuni, il più europeo di tutti per altri. È stato ritenuto un opportunista capace di approfittarsi delle contingenze storiche del suo Paese, ma anche un difensore dei valori tradizionali, un conservatore dell’identità cristiana dell’Ungheria. Lo hanno accusato di essere un leader con tendenze dittatoriali in patria e all’estero, ma anche apprezzato come attento e accorto stratega. Viktor Orbán è il personaggio politico più divisivo della storia recente dell’Ungheria e del Vecchio Continente. Il giovane tribuno liberale di Piazza degli Eroi, divenuto celebre nel 1989 per aver protestato contro il regime comunista, è divenuto il leader della destra...
Difenderemo il Canale di Suez con il nostro sangue e le nostre armi. Risponderemo all’aggressione con l’aggressione, al male con il male. Gamal Abdul Nasser La crisi di Suez è stato uno dei primi drammatici episodi della Guerra fredda. Il 26 luglio 1956 il presidente egiziano Gamal Abdel Nasser nazionalizza la Compagnia universale del canale di Suez. È l’inizio di una crisi culminata con una guerra che vedrà il ridimensionamento del ruolo delle potenze coloniali europee come Francia e Inghilterra a vantaggio degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica. Come reagì alla crisi la destra nazionale italiana? L’autore ricostruisce accuratamente le posizioni di un’area magmatica come ...
Il libro ripercorre alcuni momenti della storia di Fiat in America latina, mettendo al centro le fabbriche, gli operai e dirigenti. I primi stabilimenti di produzione furono aperti nel secondo dopoguerra, con un’espansione di tipo “coloniale” diretta ai paesi in cui era concentrata la maggiore emigrazione italiana. La società creata in Argentina, la Fiat Concord, dalla metà degli anni Cinquanta, in appena un decennio, superò in volume di produzione le maggiori case americane ed europee. Realizzò anche grandi profitti, diffondendo uno stile italiano nella cultura automobilistica. Dal 1972, quando fu rapito e ucciso il suo dirigente Oberdan Sallustro e dopo il golpe militare del 1976...
La Cina è un paese chiave nel mondo di oggi. Molti ne parlano, ma spesso non colgono i motivi profondi del suo successo. Esso dipende dalla sua storia millenaria, che ha forgiato l’anima e il carattere dei suoi abitanti. I cinesi sono laboriosi, concreti, intelligenti, mirano a fare le cose bene, ma soprattutto in fretta. Devono recuperare il tempo perso nel regime maoista, durante il quale ci si era illusi di creare un uomo nuovo e una società nuova. Quella esperienza, pur così dura e traumatica, ha però insegnato loro a lavorare insieme per uno scopo comune. L’individuo conta ma solo se contribuisce a realizzare gli obiettivi dell’intera società. La dirigenza politica, a partire da Deng Xiao Ping, ha inventato una politica nuova e incredibile, riuscendo a coniugare sinergicamente due opposti, il comunismo e il capitalismo. Sarebbe interessante ascoltare il giudizio di Karl Marx su questa invenzione che contraddice i termini della sua ipotesi politica: il successo del capitalismo scaverà la fossa su cui crescerà il comunismo.
Nonostante le previsioni di molta letteratura politologica lo Stato resta il protagonista dell’arena globale, anche in campo economico. Nasce da qui la necessità di dotarlo degli strumenti necessari per affrontare la competizione internazionale per l’edificazione di un reale sistema-paese. Gli Stati Uniti, in questo campo, sono stati “maestri”. Consapevoli del fatto che gli avversari geoeconomici sono sovente alleati geopolitici, hanno trasformato la “tecnica di attacco” in “forza di influenza”. Nulla di tutto questo sarebbe possibile senza il coinvolgimento dell’intelligence economica e senza l’utilizzo dell’informazione come strumento di dominio. Quest’ultima, sepp...
La guerra è l’attività in cui l’uomo ha sempre espresso un particolare talento. Anche Henry Dunant, fondatore della Croce Rossa, si convinse di non poterla eliminare. Si adoprò pertanto per renderla più umanamente sopportabile. È stato il progresso a cambiare le carte in tavola. Oggi sono le asimmetrie e le forme alternative di conflitto a prendere il posto della guerra combattuta in prima linea. Gli scontri non frontali e le attività di intelligence economica sono la fanteria, la cavalleria e le armi di un tempo. La letalità si ottiene anche distruggendo ordini interni e mercati, hackerando sistemi strategici per la sicurezza dei paesi o influenzando le elezioni. Che piaccia o meno l’economia è un’arma. È compito degli “statisti” guardare avanti, capire, studiare e attuare una politica che tuteli il bene dello Stato. Bisogna solo capire se ci sono statisti o solo politici miopi. Questo saggio di Lanzara è una vera e propria guida propedeutica alla guerra economica, studiata e descritta nelle sue molteplici sfaccettature ed espressioni.
La geopolitica, costretta per decenni all’oblio a causa della sua compromissione coi regimi nazifascisti, riscuote oggi un crescente interesse. Da disciplina a esclusivo appannaggio dei consiglieri dei principi, infatti, si è trasformata in un tema che trova grande spazio in campo mediatico e nel discorso pubblico, spesso però a detrimento del rigore che dovrebbe esserle proprio. Il presente lavoro mira a individuare, attraverso una riflessione storica e metodologica, quale possa essere lo statuto epistemologico di una materia complessa, in cui si combinano variamente scientificità, riferimenti filosofici e esigenze propagandistiche, allo scopo di farne un sapere utile al bene della società e non solo funzionale a interessi di parte.
Esiste una guerra silenziosa. Le armi sono invisibili, gli schieramenti fluidi e di difficile identificazione. Potrebbe sembrare una spy story da romanzo, eppure vicende come quella degli attacchi informatici avvenuti nel corso delle ultime elezioni americane sono soltanto alcuni tra i più eclatanti episodi di cyber war, una realtà a metà strada tra spionaggio e atto di guerra. Cina, Corea del Nord, Stati Uniti, Russia, cani sciolti, mercenari del web. Lo scenario è vasto e intricato, Cyber war prova a ricostruirlo attraverso il lavoro di due esperti: Aldo Giannuli, storico e già collaboratore di procure e commissioni d’inchiesta sulle stragi di Stato, e Alessandro Curioni, consulente specializzato in cybersicurezza e autore di fortunati saggi sul tema.