You may have to Search all our reviewed books and magazines, click the sign up button below to create a free account.
None
None
None
Lo studioso della storia deve essere un uomo veramente compiuto, e diciamo compiuto nel senso di tenerlo assolutamente dotato di un fiuto sociale e di un tatto squisito d'intuizione a prendere nell'insieme fatti lontani, fenomeni storici grandiosi anche se urtanti e antipatici da fare arretrare lo spirito del lettore indotto a rabbrividire alle scene di rivoluzioni, di guerre e di lotte, però bisogna anche pensare che da l'analisi di quei fatti emersero le cose meravigliose dell'evoluzione sociale.
None
Pensare l'apocalisse significa avvicinarsi, inevitabilmente, alla fine. Fine che implica anche etimologicamente il termine ultimo, il traguardo in cui l'individuo come il mondo (la collettività) trova non sempre il suo compimento, ma la possibilità di riscatto e di ricominciamento. Certamente l’immaginario apocalittico – sia esso mitico che religioso che narrativo che culturale che cinematografico – evoca un momento di crisi e di rottura: insomma una catastrofe che viene rappresentata in varie forme ma che preclude e lascia spazio alla trasformazione. Pensare e ripensare l'Apocalisse attraverso strumenti ermeneutici diversi da quelli canonici è il fil rouge che lega l’analisi del libro: una chiave di lettura della fine del mondo attraverso il cinema e la filmografia, ovvero attraverso quelle immagini che si trasformano in pensiero, in concetti.
Il presente lavoro si snoda tra le questioni più scottanti offerte dall’attuale scienza astronomica, con particolare attenzione all’alleanza che anticamente vigeva tra scienza e filosofia. A causa della necessità di dividere in settori sempre più specifici la scienza, quest’alleanza è andata progressivamente perduta. Il libro prende le mosse da una breve ricostruzione degli eventi che hanno portato all’attuale stato di cose, soffermandosi sulle prime osservazioni del cielo che hanno fatto le civiltà antiche: dai metodi diversi (e tuttavia incredibilmente rassomiglianti) che ciascuna ha adottato, al radicarsi di una tendenza particolare, frutto della tradizione o dell’incontro ...
L’estetica dovrebbe tornare al suo significato di teoria della conoscenza sensibile, che riguarda la qualità della nostra percezione e, quindi, la nostra vita quotidiana. Più che una teoria del giudizio sull’arte, per Tonino Griffero la nuova estetica sarà una indagine sulla ‘prima impressione’ che si ha del mondo esterno. Ne discende la descrizione fenomenologica delle ‘atmosfere’, ossia delle qualità emotive irradiate dagli ambienti e dalle cose. Con ‘atmosfera’ finora ci si è riferiti soltanto, e in modo vago, alla qualità di un incontro tra persone, alla situazione o al ‘clima’ politico, all’aria che si respira in un certo ambiente architettonico, interno o es...