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La lettura dell’immagine scava nelle profondità dell’animo e ne disvela il sentire. è memoria che silenziosamente riveste il presente, dilatandolo oltre i confini del tempo. La riflessione su alcune opere d’arte e una breve digressione su Rothko, visto per la prima volta a sedici anni, conducono l’autore al misterioso “farsi” della poesia e dunque dell’arte, dove ritrovarsi e scoprire con uno sguardo nuovo il mondo intero. Paolo Biscottini vive a Milano dove dirige il Museo Diocesano, di cui è stato uno dei fondatori alla fine degli anni Novanta. È stato direttore dei Musei Civici e della Villa Reale di Monza e di Palazzo Reale a Milano. Attualmente affianca alla direzione del Museo l’insegnamento di Museologia e di Istituzioni di Storia dell’Arte all’Università Cattolica di Milano, dove dirige un Master in Museologia e Museografia. Ha realizzato mostre di arte moderna e contemporanea, e pubblicato libri, cataloghi e saggi di Storia dell’Arte e di Museologia.
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Il mondo è negli occhi di chi guarda. Abbiamo bisogno di occhi nuovi e di parole nuove per costruire il presente. Il museo non può sottrarsi a questa responsabilità, a cui lo sguardo a un tempo museologico e museografico vuole sperare di contribuire. La contemporaneità non definisce un’epoca, ma caratterizza il presente, qualunque esso sia. Da questa idea connessa allo scorrere del tempo deriva il tema del cambiamento che ogni museo può coraggiosamente affrontare, riconoscendo a ognuno il diritto di porsi al suo interno come se fosse ogni volta il primo visitatore. Così il museo si trasforma in una realtà viva e dinamica, capace di interpretare il presente nel contesto storico di riferimento, sapendo illuminare lo sguardo della persona che ne attraversa gli spazi, suggerendole l’esperienza dell’opera d’arte o del frammento esposto, non solo in senso genericamente conoscitivo o estetico, ma personale.
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