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The first book that compares the Confederate South and Southern Italy in two contemporaneous civil wars during 1861-1865.
Since unification in 1860, Italy has remained bitterly divided between the rich North and the underdeveloped South. This book examines the historical, literary, and cultural contexts that have informed and inflamed the debate on the Southern Question for over a century. It brings together analysis of cinema, literature, and newspaper archives to reconsider the myths and stereotypes that both Northerners and Southerners deploy in their narratives. Salvatore DiMaria offers a masterful assessment of the entangled issues that have produced the South’s image as impoverished and backwards, such as organized crime, illiteracy, and mass emigration. Documenting the state’s largely failed efforts to bring the South into its socio-economic fold, DiMaria also points to the future, arguing that the European Union and globalization are transformative forces that may finally produce a unified Italy.
Il 13 febbraio 1861, Francesco II di Borbone si arrese definitivamente all'esercito sabaudo: la fortezza di Gaeta, ultimo baluardo difensivo del Regno delle Due Sicilie, cedeva all'armata del generale Cialdini. Una guerra cruenta rimossa dalla memoria comune, un attacco che violava tutte le regole al termine del quale nove milioni di persone furono costrette ad accettare le leggi e la burocrazia del Piemonte. I cento giorni d'assedio che resero possibile il Regno d'Italia vengono tutt'ora ricordati in manifestazioni e rievocazioni, ma fu veramente l'evento glorioso che la storia ci racconta? O si trattò dell'epilogo di un'invasione sanguinosa, perpetrata ai danni di uno Stato sovrano, riconosciuto dalle altre potenze europee e consolidato da secoli di autonomia e tradizioni? Gigi Di Fiore ricostruisce quasi ora per ora l'assedio brutale che pose fine a un conflitto tra italiani, con paziente lavoro di analisi e scavo archivistico, passione narrativa e gusto per l'aneddoto. Documenti e testimonianze, storia, cronaca militare e narrazione si uniscono per restituire vivido e reale il dolore di una città che non ha dimenticato.
Nell’Europa di età romantica le costruzioni culturali del brigante esprimono una molteplicità di significati estetici, etnografici, politici. Ma che ruolo hanno le pratiche di entertainment, lo sviluppo di nuovi supporti mediatici e la cultura visuale nel rendere questa figura uno dei personaggi più pervasivi dell’immaginario sociale? In che modo la spettacolarizzazione del brigantaggio partecipa alla transizione da un «antico regime mediatico» verso un rinnovato sistema di comunicazione pubblica? Questo volume indaga le rappresentazioni dei briganti che emergono dall’impasto di letteratura e repertori pittoreschi, di vicende politiche e intrattenimento, di saperi e performance artistico-teatrali, prendendo in conto anche gli aspetti commerciali di un vero e proprio fenomeno di costume, dal carattere già transmediale.
Come è possibile che un manipolo di 1000 garibaldini abbia sconfitto un esercito di 50.000 borbonici? È una domanda cui le rievocazioni celebrative del Risorgimento italiano non danno risposte convincenti. E non è la sola, con sé ne porta molte altre: con quali poteri, con quali mafie e dovettero allearsi Garibaldi e Cavour? Perché ci vollero cannoni e fucili per domare la ribellione contadina nelle regioni del Mezzogiorno subito dopo l'annessione? Quella che la storia, scritta dai vincitori, ha battezzato "unificazione d'Italia" fu in realtà una guerra di conquista condotta dal Piemonte contro gli Stati sovrani del Centro e del Sud. E nei decenni successivi, dai manuali scolastici ai ...
Si può raccontare, in dieci lezioni, il «succo» di 150 anni di storia del nostro paese? Lo si può fare in modo facile, gustoso, accessibile, suscitando la curiosità e l’interesse del lettore, senza nulla perdere in fatto di precisione e di rigore? Un grande storico, Mario Isnenghi, raccoglie la sfida. Non accetta il pregiudizio per cui solo i giornalisti possano farsi capire dal grande pubblico, quando raccontano di storia. Non gli piace l’idea che gli storici abbiano bisogno di «supplenti». Perciò, dopo tanti libri di ricerca, giunto al termine della sua prestigiosa carriera di docente, decide di raccontare con brio e con passione dieci momenti essenziali, dieci questioni decisive del nostro passato, da quando non eravamo ancora una nazione... a quando facciamo una qualche fatica a rimanerlo.
Il Regno d'Italia cinge Roma d'assedio. La attornia, la scruta dai campi al confine, entra di soppiatto con gli occhi delle spie, si sporge con cautela dalle feritoie, la reclama con furia dalle pagine dei giornali, la pretende in Parlamento. Corre l'anno 1862, l'unità nazionale è ormai compiuta, eppure Roma, il centro del mondo, continua a sfuggire e a resistere sotto il trono papale e la mal sopportata protezione dei francesi. Il neonato governo italiano cerca di scardinarne le difese con la politica, mentre Garibaldi raduna in Sicilia una schiera di volontari per muovere bellicosamente verso la predestinata capitale, prima di essere fermato dal regio esercito sull'Aspromonte. Cinque ann...