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"This book examines how a group of transnational British-Italian women affiliated with the exiled patriots of the Italian Left repurposed traditionally feminine activities, such as fundraising, gift-giving, maternity, and memory collection, to make a substantial contribution to Italian Unification and state-building. Through their actions, Mary Chambers, Sara Nathan, Giorgina Saffi, Julia Salis Schwabe, and Jessie White Mario transcended the boundaries of acceptable behavior for middle-class women and participated in the broader female emancipation movement. By drawing attention to their activities, this book reveals how nineteenth-century female activists achieved their most revolutionary goals by using conservative, domestic, or anti-Catholic language. Adding to the growing understanding of the Italian Risorgimento as a transnational phenomenon, it also shows how non-Catholic and non-Italian women participated in the creation and development of the Italian state. Finally, the book argues for the continuing importance of religion in both politics and philanthropy throughout the nineteenth century."
Increasingly, consumers in North America and Europe see their purchasing as a way to express to the commercial world their concerns about trade justice, the environment and similar issues. This ethical consumption has attracted growing attention in the press and among academics. Extending beyond the growing body of scholarly work on the topic in several ways, this volume focuses primarily on consumers rather than producers and commodity chains. It presents cases from a variety of European countries and is concerned with a wide range of objects and types of ethical consumption, not simply the usual tropical foodstuffs, trade justice and the system of fair trade. Contributors situate ethical consumption within different contexts, from common Western assumptions about economy and society, to the operation of ethical-consumption commerce, to the ways that people’s ethical consumption can affect and be affected by their social situation. By locating consumers and their practices in the social and economic contexts in which they exist and that their ethical consumption affects, this volume presents a compelling interrogation of the rhetoric and assumptions of ethical consumption.
Transatlantic Revolutionary Cultures, 1789-1861 argues that the revolutionary era constituted a coherent chapter in transatlantic history and that individual revolutions were connected to a broader, transatlantic and transnational frame. As a composite, the essays place instances of political upheaval during the long nineteenth century in Europe and the Americas in a common narrative and offer a new interpretation on their seeming asynchrony. In the age of revolutions the formation of political communities and cultural interactions were closely connected over time and space. Reciprocal connections arose from discussions on the nature of history, deliberations about constitutional models, as well as the reception of revolutions in popular culture. These various levels of cultural and intellectual interchange we term “transatlantic revolutionary cultures.” Contributors are: Ulrike Bock, Anne Bruch, Peter Fischer, Mischa Honeck, Raphael Hörmann, Charlotte A. Lerg, Marc H. Lerner, Michael L. Miller, Timothy Mason Roberts, and Heléna Tóth.
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Ormai lo pensano milioni di cittadini: l'attuale classe politica ha riportato in quindici anni il Paese al dopoguerra, arrestandone lo sviluppo economico e sociale. Le priorità della gente comune sono distanti anni luce dai dibattiti in Parlamento: mentre la crisi ci costringe a lottare ogni giorno, i nostri dipendenti - che dovrebbero gestire la cosa pubblica nell'interesse di tutti - si preoccupano di restare impuniti, di garantire un posto al sole a parenti e amici e di assicurarsi una pensione milionaria. Il catalogo delle vergogne che gli italiani continuano a inghiottire non smette di crescere. Ma la denuncia, anche quella satirica e infiammata, non basta più: Grillo e il suo MoVimento hanno cominciato ad agire, con un programma e una proposta politica nati attraverso la Rete, e raccontati in questo libro, che nel 2010 ha portato i primi candidati 5 Stelle nella vita politica del Paese. Una politica finalmente intesa come servizio a noi tutti, e non come privilegio, che ha già cominciato a cambiare l'Italia
Negli ultimi quattro decenni le istanze pacifiste in Italia hanno dato vita a molte iniziative. È però mancata la capacità di spiegare chiaramente all’opinione pubblica che la pace è sempre l’opzione migliore. In occasione dei conflitti succedutisi dagli anni Ottanta del Novecento a oggi, infatti, in tanti si sono rassegnati all’ineluttabilità della guerra, vista come l’unica via per risolvere, pur dolorosamente, situazioni di ingiustizia. Per correggere questa visione pericolosa e riuscire finalmente a parlare a un uditorio sempre più vasto è necessario che il pacifismo italiano faccia un salto di qualità, unendo le tante sigle che lo rappresentano così da conseguire un risultato di portata epocale, tale da mostrare inequivocabilmente che la nonviolenza funziona. “È davvero significativo, oltre che coraggioso, questo libro dedicato al pacifismo”. (Fausta Speranza)
Sviste epocali ed equivoci imperdonabili che hanno portato a tragiche decisioni sbagliate Se dicessimo: «Piovono gatti e cani», riusciremmo difficilmente a farci capire dal nostro interlocutore. Eppure avremmo semplicemente tradotto alla lettera un modo di dire inglese che indica una pioggia abbondante. Quando si traduce, è fondamentale prestare attenzione non solo alla lettera ma anche al senso di ciò che si intende comunicare. Sbagli clamorosi nelle traduzioni hanno persino cambiato il corso della storia. Un esempio tra tutti è il bombardamento nucleare su Hiroshima, frutto dell’equivoco sulla parola giapponese mokusatsu. E che dire degli errori nel dispaccio prussiano di Ems (1870)...
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