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Filoso improvvisati, vanesi impenitenti, dongiovanni improbabili, tuttologi saccenti. Sono alcuni dei protagonisti della commedia umana messa in scena da Nino Nonnis in queste storie brevi, ironiche, grottesche e paradossali.
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Tante cose scompaiono, talvolta in maniera colpevole: un edificio, una fontana, i tram. Il mondo cambia, ma non significa sempre progresso, spesso è soltanto sviluppo. Questo è un libro d’affetto, dedicato da Nino Nonnis al figlio grande per dirgli tutte le cose che ha tralasciato. Parla del tempo in cui i ragazzini dicevano “vado giù a giocare”, quando ci si conosceva tutti di vista e non si poteva barare. Le vasche, i giochi poveri, i gavettoni, le crabonere, le parole scomparse: non è solo a biliardino che non si gioca più.
"Testi brevissimi e fulminanti, minuti giochi linguistici, sentenze e divertissement, capriole semantiche e frasi fatte rivitalizzate da piccoli spostamenti di significato: c'è un cumulo di schegge frammentarie e apparentemente irrelate in questa bella raccolta di Salvatore Pinna, dal triplice titolo riassunto e incluso in un serioso ed esplicito 'supertitolo'́: Tre corsi di linguistica leggera. ... emerge in questa raccolta l'intento di disegnare anche un grande affresco sulle stagioni della vita. ... I brevi testi finiscono così per comporsi in un racconto unitario, il cui narratore-protagonista sembra volerci insegnare, con la sua divertita e leggera sentenziosità aforistica o aneddotica moralistica, a non abbandonare mai né il gusto del gioco, dell'alleggerimento ironico e autoironico, né l'esercizio dell'intelligenza, scavando senza remore nelle pieghe più riposte delle parole e delle cose, dei fatti piccoli e grandi della vita privata e di quella sociale e intellettuale, per trovare il coraggio di mettere a nudo verità scomode, ma anche sempre provvisorie, continuamente e brechtianamente attraversate dal dubbio."--Back cover.
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