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The book charts Christianity s advance in Africa, exploring how African agents (priests, prophets, martyrs, missionaries) made the religion their own. It shows Christianity empowering Africans, through faith, to deal with concerns for health and wealth, and overcoming evil. It demonstrates how Christianity captured the African imagination.
This is the story of the rise of Lhasa, before 1642 a small town, renowned for its Jokhang temple and its three large 15th century Gelukpa monasteries. The political victory of the Gelukpa changed its destiny and it was the Fifth Dalai Lama who made Lhasa into the centre of the Tibetan world, with an influence reaching into Mongolia and Ladakh. It became a true capital, with prestigious monuments, and the Potala Palace as its focus and symbol. Based on Tibetan and Western sources, the book provides a fascinating study of the history of Lhasa against the background of the triangular relations Tibetans-Mongols-Manchus. With ample attention for 17th century Lhasa’s historical, political and cultural context, it offers new insights on Lhasa, also, in the last chapter, in its contemporary Chinese framework.
This volume is driven by the conviction that the key to the establishment of stable liberal democracy anywhere in the world and, in this case, in Kosovo lies in the completion of three interrelated tasks: first, the creation of effective political institutions, based on the principle of the separation of powers (including the independence of the judiciary); second, the promotion of the rule of law; and, third, the promotion of civic values, including tolerance or ethnic/religious/sexual minorities, trust, and respect for the harm principle. In fact, there are problems across all three measures, including with judicial independence, with the rule of law, and with civic values. On the last of these, research findings show that the citizens of Kosovo rank extremely low on trust of other citizens, low on engagement in social organizations, and tolerance of gays, lesbians, and atheists, but high on trust in the political institutions of their country and in pride of their newly independent state.
Eating God examines the history of the Eucharist as a means for understanding transformations in society from the late Middle Ages onwards. After an introduction on the sacrament from its origins to the Protestant Reformation, this book considers how it changed the customs and habits of society, on not only behavioural and imaginative levels, but also artistic and figurative level. The author focuses on Counter-Reformation Italy as a laboratory for the whole of Christendom subject to Rome, and reflects on how, even today, the transformations of the modern age are relevant and influence contemporary debate. This book offers an innovative path through the history of a sacrament, with consideration of its impact as an ‘object’ that was used, venerated, eaten, depicted and celebrated far beyond the sphere of liturgical celebration. It will be particularly relevant to those interested in cultural history and the history of Christianity.
A biography of Mother Teresa that pays close attention to how her childhood in Albania affected her spiritual and pastoral development.
Un vescovo si confessa. Lo fa sulle orme di sant'Agostino: una confessione di lode. L'arcivescovo GianCarlo Maria Bregantini, rispondendo alle domande del teologo Valentino Salvoldi, rivede la sua vita alla luce dell'eroica fede dell'apostolo Pietro. Fede, fonte di estasi e di tormento, dono che porta i suoi frutti in noi nella misura in cui testimoniamo il nostro credo con quella carità che «tutto crede, tutto spera, tutto sopporta», con la grandezza e i limiti di tutto il nostro essere. La fragile fede del Principe degli Apostoli il quale non a caso ha due nomi: Simone il peccatore e Pietro il santo. Gli autori, analizzando la fragilità umana, mostrano come convertirla in forza. Offrono un testo utile sia per un approfondimento personale, sia per una preparazione a gruppi del Vangelo: serve a rafforzare la fede, per vivere in pienezza la nostra vita. Una gioiosa avventura per chi fa proprio il motto di sant'Agostino: «Ama e capirai».
Valentino Salvoldi – con la lucidità del teologo e la sensibilità del missionario – afferma che la bellezza e la gioia devono fare da cardine al rinnovamento della teologia morale, il cui fondamento va cercato non semplicemente in una sistematizzazione di principi razionali, quanto nella descrizione di quel vissuto attraverso il quale lo Spirito Santo vuole ammaestrare il popolo di Dio. L'Autore ci presenta riflessioni impregnate del senso biblico e agganciate al magistero; inoltre, rifacendosi alla lunga esperienza d'insegnamento in tante parti del mondo, fa emergere la sensibilità dei fedeli, con lo scopo di dimostrare che lo Spirito Santo è un dono dato a tutti per l'edificazione della Chiesa. Ne risulta una morale narrativa, aperta al dialogo, arricchita dalle differenze culturali; il teologo morale deve saper analizzare tutto, con spirito critico, con la volontà di purificare le culture con la freschezza e la forza del Vangelo (dalla Prefazione).
«Non è la prima volta che Valentino Salvoldi si inoltra nelle pagine bibliche, spesso scegliendo quelle più “provocatorie”. Qohélet-Ecclesiaste lo è, per certi versi in modo estremo e supremo, e percorrerlo esegeticamente e teologicamente è piuttosto arduo. Don Valentino ha scelto di proporre una guida di lettura tematica ricorrendo a una sorta di trittico. Nella prima tavola irrompe il vocabolo-vessillo di Qohélet, hebel/habel, “vanità”; nella seconda si incrociano dialetticamente questa “vanità” radicale con la “grazia” divina assoluta e, infine, nel terzo quadro s’intrecciano eternità e tempo, pienezza e caducità, perfezione e fragilità effimera.Il dettato è limpido, coinvolgente, appassionato e non ha bisogno di tracce che ne guidino la lettura o di analisi esplicative» (Gianfranco Ravasi).
La tunica dalle lunghe maniche è l'abito prezioso che Giacobbe dona a Giuseppe, il figlio prediletto. È il punto di partenza di una delle storie più belle della Bibbia, un gioiello di letteratura ma anche una vicenda in cui possiamo specchiare le nostre vite. Ci scopriamo così simili ai fratelli di Giuseppe, pieni di invidia e gelosia, presi dalla voglia di primeggiare, incapaci di comprendere che l'unico Padre ama ciascuno di noi in modo differente ed esclusivo. Mons. Bregantini, con la sua capacità di far «parlare» il testo biblico e di calarlo nel vivo delle nostre esistenze quotidiane, offre uno strumento prezioso, dal linguaggio accessibile a tutti, per la riflessione personale e comunitaria.