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This Oxford handbook provides a comprehensive overview of our current understanding of the Bronze Age Aegean (ca. 3000-1000 BC) and describes the most important debates and discussions within the discipline. 66 articles in 4 sections cover topics ranging from chronological and geographical to thematic to site-specific.
Drawing on rich archival research and focusing on works by leading artists including Guido Reni and Gian Lorenzo Bernini, Karen J. Lloyd demonstrates that cardinal nephews in seventeenth-century Rome – those nephews who were raised to the cardinalate as princes of the Church – used the arts to cultivate more than splendid social status. Through politically savvy frescos and emotionally evocative displays of paintings, sculptures, and curiosities, cardinal nephews aimed to define nepotism as good Catholic rule. Their commissions took advantage of their unique position close to the pope, embedding the defense of their role into the physical fabric of authority, from the storied vaults of the Vatican Palace to the sensuous garden villas that fused business and pleasure in the Eternal City. This book uncovers how cardinal nephews crafted a seductively potent dialogue on the nature of power, fuelling the development of innovative visual forms that championed themselves as the indispensable heart of papal politics. The book will be of interest to scholars working in art history, early modern studies, religious history, and political history.
The new definitive text on Etruscan terra-cottas
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Il volume, catalogo dell’omonima mostra, vuole illustrare l’importante stagione di studi archeologici sui Colli Albani dipanatasi nel corso dell’Ottocento. L’importanza e la diffusione nel territorio di rovine, spesso monumentali e lo stretto evocativo rapporto che si poteva intrecciare con le numerose fonti antiche (scritte ed epigrafiche), ne fecero uno dei luoghi privilegiati di ricerca, contribuendo in maniera determinante alla definizione della professione di archeologo. Il volume è organizzato in 4 distinte sezioni: la prima, articolata in saggi di inquadramento generale della questione; la seconda, dedicata ai protagonisti di questa stagione di studi; la terza, con le schede sui singoli siti scavati e studiati in quegli anni; la quarta, il vero e proprio catalogo, con una scelta di reperti significativi provenienti da quei siti.
L'Istituto Centrale per il Restauro e l'ENEA hanno portato a termine un innovativo progetto di ricerca che, mediante un approccio interdisciplinare ed impiegando gli strumenti già messi a punto nel caso della Carta del Rischio del Patrimonio Culturale, ha consentito di individuare i maggiori fattori di rischio chimico, biologico e fisico che entrano in gioco nella conservazione dei siti archeologici. La ricerca ha inoltre consentito di definire i criteri da seguire nel corso della progettazione di queste strutture, alle quali in molti casi è affidata la salvaguardia dei siti archeologici. Nel corso della ricerca sono state progettate coperture protettive innovative per la Villa di Arianna di Castellammare di Stabia e per il sito di Punta D'Alaca a Vivara. Quale esempio dimostrativo è stata realizzata la copertura nella Villa di Arianna.
Da non molti anni il dibattito sui temi paesistici ha imboccato una svolta, dalle preoccupazioni conservative e vincolistiche alla ricerca di metodologie d'intervento e norme attive, che consentano lo sviluppo del territorio compatibile con il mutare delle esigenze collettive . Ciò è basato sul riconoscimento della natura intrinsecamente dinamica del paesaggio, inteso nella sua materialità ma anche nel suo essere, al tempo stesso, un costrutto sociale. La svolta è sancita dalla Convenzione Europea del Paesaggio, che ammette tra gli obiettivi delle politiche del paesaggio anche la creazione di nuovi paesaggi "per soddisfare le aspirazioni della popolazione interessata". Questo volume si c...
Una raccolta di saggi come questa vuole essere soprattutto la testimonianza di un percorso disciplinare, un cammino simile peraltro a quello compiuto in altre università italiane e tuttavia unico nella sua evoluzione e particolare come ogni esperienza lo è. Dieci anni di lavoro scientifico e didattico sul paesaggio meritavano una riflessione e noi l'abbiamo fatta nell'unico modo che conosciamo: scrivendo. Non c'è, dunque, né potrebbe esserci nessuna volontà celebrativa, è solo un modo, fra i tanti, di compiere una sorta di autoanalisi, di comprendere più approfonditamente noi stessi e di far meglio conoscere agli altri la nostra vicenda, quello che abbiamo prodotto, come l'abbiamo fatto e quali risultati sono stati conseguiti, al fine di poterlo confrontare e mettere a disposizione di quanti si occupano della stessa area disciplinare o di problematiche ad essa vicine.