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This is a study on the long-lasting consequences of a disastrous earthquake that hit the city of Messina, Sicily, in 1908. The quake killed about 86,000 people, and destroyed one of the most important portal cities of the Mediterranean. The book investigates both the forces that shaped that event and made it possible – firstly, urban speculation processes at the end of the nineteenth century – and the role of that occurrence in creating a complex event that, on the one hand, accelerated trends and tendencies that were already in motion; and, on the other, produced an entirely new social space based on social separation and the raise of a widespread marginal class. Such a class developed ...
Ricostruendo minuziosamente, in un contesto di ampio respiro, le vicende politiche messinesi dall’Unità d’Italia all’affermazione del fascismo, l'autore delinea la fisionomia della classe politica locale in età liberale, con i suoi protagonisti e le dinamiche interne alle diverse aggregazioni, offrendo una lettura complessiva dell’evoluzione della realtà cittadina tra Otto e Novecento. Nel volume vengono evidenziati in particolare quei passaggi nodali che lungo più di un cinquantennio hanno contribuito a realizzare il profilo storico della città: il ruolo della Destra e della Sinistra storica, i Fasci, la contrapposizione tra blocco clerico-moderato e fronte democratico fulciano in età giolittiana, le drammatiche conseguenze del terremoto del 1908, sino ai mutamenti del primo dopoguerra e l'avvento del fascismo.
Il volume analizza la dinamica di una nascente organizzazione politica in rapporto alla questione dei poteri e delle istituzioni del Regno del Sud nel 1943-44. La Dc meridionale, avvalendosi di vecchie e nuove forme della politica, si sarebbe presto avvantaggiata, oltre che dell'esperienza del popolarismo sturziano, di un ceto politico emergente e dell'accresciuto peso della Chiesa nella crisi materiale e civile determinata dalla guerra. A Napoli, preminente sede politica dell'Italia liberata, il partito dei cattolici subì la difficoltà di un'adesione incondizionata della gerarchia ecclesiastica e di vasti strati popolari all'autorità monarchica tradizionale, mentre il suo gruppo dirigente agiva dall'interno del sistema politico pluralistico e democratico che si andava delineando nel Cln.
Il lavoro affronta un nodo fondamentale della storia della chiesa siciliana contemporanea, che già da tempo e da più parti avverte l'esigenza di studiare in modo approfondito la documentazione relativa alle conferenze episcopali regionali tenute dai vescovi nell'isola a partire dal 1891. Il punto centrale è l’avanzare del processo di secolarizzazione, inteso come estromissione della religione da ogni ambito della vita sociale, analizzato attraverso l’azione collettiva dei suoi prelati. Emerge, così, un quadro complesso della società isolana tra fine Ottocento e primo ventennio del Novecento, e ancora una Chiesa siciliana che sulla scia del magistero dei pontefici e conscia delle problematiche locali, tenta di fronteggiare le sfide e i cambiamenti epocali posti in campo dalla modernità.
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