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Andrea Gori, professione antropologo. Si occupa di bambini, si occupa di teche. Scappa da un mondo e tenta incessantemente di costruirne un altro. E per costruirlo trova un pezzo dei suoi ricordi, e poi un poco della madre e di quella volta che l'ha vista che non respirava più, e poi, ancora, quel senso di vuoto a cui non sa ancora dare un nome, e quella paura, come si chiama, come la chiama?Quindi frammenti che cerca di analizzare, corpi che cerca di capire, e sempre la morte, lì a guardarlo.La stessa morte che lui, con la sua perfetta ma cieca vista, non riesce a scorgere.E poi una delle teche cambia nome, non più cavia: bambino. E allora tutto cambia, forse.
Angela Colapinto, in questo romanzo, inventa e diventa Margherita Solani.Nato ne Il Gioco 1 e dal Gioco 1, figlio della Scrittura schizofrenica, la natura di Colapinto/Solani è complessa. È vittima, è carnefice, è sottomessa prima di tutto a sé stessa. Quindi relazioni. Relazioni con un uomo, relazioni con altri uomini. Quindi storia e sofferenza di sottofondo con felicità disegnata con pennellate poco profonde. Un viaggio che la conduce a ritrovarsi e a perdersi, in ogni riga, fino ad arrivare a un finale che è solo l'ennesimo inizio.
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Lei è l'altra. Due personaggi, una persona. Il conflitto non è all'esterno ma all'interno. Conflitto che provoca relazioni, relazioni che portano a storie, storie che portano alla storia. Ed è in questa storia che Debora Gatelli crea e inventa parti di sé, le muove come butattini con un unico cervello. Il Golem, questa volta, ha due teste, e le teste cercano di vincere una sull'altra. Una sull'altra combattono, ridono, piangono, mentono senza affrontare una verità, che, inesorabilmente, alla fine dovrà essere la vera vincitrice.
Quali sono i muri costruiti meglio? Perché li costruiamo? In questo romanzo Mariarosa Quadrio ci narra una storia fatta di cadute, fatta di riprese, fatta di lotta e di inerzia.È il passaggio tra un evento e l'altro l'elemento caratterizzante della "Vallini", il personaggio che la scrittrice ha usato per mostrarci una sua componente, unita a mille altre.E tutte insieme, queste parti, ci danno una prospettiva che a nostra volta, possiamo fare nostra.
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