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This volume focuses on acts of courage, defiance, and sacrifice undertaken during World War I and II by individuals that mainstream history has relegated to the sidelines. Drawn from different genres – literary, cinematic, diaristic and historical – the experiences that these ‘outsiders’ confronted lay bare the intimate, if lacerating, choices that they faced in their struggle for freedom. Ignored by official history, the testimonials that war prisoners, female partisan leaders, spies, deserters, and disillusioned soldiers offer, provide a fresh insight into the social, political, historical, and ethical contradictions that define warfare rhetoric in the twentieth century. The book’s ten contributors delve into the conflicts between oppressive authorities and the desire for freedom. With verve and energy, they revive these largely neglected voices and turn them into a provocative medium to discuss, and redefine, issues still relevant today: heroism, pacifism, national pride, gender issues, faith, personal and collective history.
940.1.26
In questi anni le rifl essioni e le pratiche che tematizzano il patrimonio culturale si sono arricchite di nuovi orizzonti, che ne rileggono sia i concetti e le categorie sia le modalità di fruizione e le finalità formative. L’attenzione di fondo con la quale si guarda alla promozione del patrimonio culturale sottende l’esigenza di allargare e innovare le categorie con le quali pensiamo e ci riferiamo ai beni culturali, ma anche di attuare profondi cambiamenti nella gestione e nella valorizzazione educativa di un patrimonio inteso come bene comune. Il sodalizio tra cultura, arte e benessere è legittimato dalle evidenze scientifiche, mentre la rilevanza assunta dalle tradizioni immateriali e dai diversi immaginari culturali fa sì che il concetto di patrimonio risulti al centro di numerose intersezioni e finalità, che sollecitano la ricerca intorno alle dinamiche di fruizione dei beni artistici e architettonici, anche in vista di promuovere un welfare urbano di comunità capace di intersecare attenzione alle identità individuali, evoluzioni dell’apprendimento, obiettivi formativi, risposte a bisogni di fragilità e di cura.
Osservare, senza la necessità di dover comprendere, lo sviluppo naturale della propria identità in divenire, lasciarsi vivere in una continua ridefinizione di sé in cui poter dire “sono e non sono, ero e non sono più”, lasciarsi sconquassare dal vento forte, dalla luce del sole o dalla delicata e tenue luce lunare, farsi acqua e terra, aria e fuoco, oscillare fra gli opposti, essere tutto e niente, provare la vertigine dell’assenza di contorni e rimirare il bello e lo straordinario che ne deriva. Lasciare che il vento scombini l’ordine nei nostri monasteri interiori, che faccia cadere le nostre sedie ordinate e traballare le nostre fatue certezze, entrare nel forno alchemico che tutto trasforma, mettere insieme il bianco e il nero, la luce e le tenebre, l’illimitato e il fi nito, l’illuminato e il posto in ombra e concepire l’inganno che si cela dietro ogni defi nizione. Questa è l’identità sublime.
Il sacramento dell’altare è stato costantemente al centro della riflessione di Lutero tanto da diventare il tema a cui ha dedicato più scritti. In un primo momento Lutero è impegnato in una profonda polemica con gli abusi a cui la chiesa cattolica aveva sottoposto il sacramento. Con l’emergere dell’ala più radicale della Riforma (in particolare Zwingli e Ecolampadio) – che sosteneva un’interpretazione simbolica delle parole dell’istituzione e negava che il corpo e il sangue di Cristo fossero fisicamente presenti nel sacramento – Lutero metterà sempre più a tema il realismo della presenza del corpo e sangue di Cristo in forma fisica nel sacramento, la negazione della quale...