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Il sistema degli scambi e degli equilibri internazionali che si era esteso a tutto il mondo prima della crisi finanziaria del 2008-2009 è ormai affidato alla storia. La successiva tempesta economico-sociale, geopolitica, climatica che stiamo ancora attraversando ci ha proiettati in un mondo che possiamo chiamare «postglobale», caratterizzato dal parziale abbandono delle regole del libero mercato, dall’incentivazione al ritorno in patria delle industrie nazionali e dalla necessità – e contemporanea difficoltà – a tradurre in piani concreti i progetti «verdi». Il conflitto ucraino e le tensioni sino-americane stanno ulteriormente mettendo sotto stress l’ordine internazionale del...
Negli anni Venti del XXI secolo – oggi – il mondo è all’incrocio di quattro crisi: la crisi pandemica, non ancora conclusa e che ha accelerato e fatto emergere evoluzioni già in corso; la crisi climatico-ambientale, che nell’estate ha cominciato a mordere in molte aree del pianeta; la crisi geopolitica, con una guerra che si prolunga nel cuore del «vecchio continente»; infine, la crisi economico-sociale, in parte innescata dall’innovazione tecnologica, complicata dalla crisi ambientale, dalla pandemia e dalla guerra. Queste quattro «crisi» – nel senso greco del termine, che si può rendere, nell’italiano di oggi, con «momento decisivo», quindi non necessariamente negativo – influenzano un’economia mondiale che sta perdendo i suoi caratteri di globalità e riducendo le proprie capacità di crescita. L’unica certezza è che il mondo non tornerà come prima: per affrontare le crisi, per coglierne le opportunità e non solo subirne i danni, abbiamo bisogno di pensieri nuovi, di nuove analisi, di uno sguardo lungo. Ed è quello che proviamo a fare in questo lavoro.
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