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Bible Missals are manuscripts that integrate liturgical prayers for the Mass with the scriptural texts of the Latin Vulgate. Long overlooked by scholars, Bible Missals offer important evidence for the development of the medieval liturgy and the liturgical use of scripture by medieval Christians. This monograph is the first comprehensive analysis of the codicology and contents of Bible Missals. Mostly produced in the first half of the 13th century by professional book makers in centers like Paris and Oxford, these hybrid manuscripts were customized for secular, monastic, and mendicant patrons. This monograph focuses on Dominican Bible Missals, the largest group within the repertoire, providing detailed codicological descriptions of each manuscript and analyzing their texts for the Order of Mass and selected liturgical formularies, including prayers for the feast of St. Dominic. For medieval Christians, the words and events of scripture were continually called to mind and reenacted in the sacramental rites of the Mass. Bible Missals provide important material evidence for this interplay between word and sacrament.
Questo testo vuole essere un primo tassello di un ampio progetto volto allo studio della danza nell’antichità. Pur partendo da un approccio accademico, lo scopo del libro è quello di permettere di ricostruire idealmente la ricchezza delle danze nell’antichità e, nel modo più semplice possibile, far capire ad un vasto pubblico l’importanza di questa arte. Un arricchimento sostanziale è dato dall’esperienza pratica dell’autrice di queste danze; grazie alla collaborazione in qualità di danzatrice e coreografa con il gruppo di ricerca sulle musiche dell’antica Roma “Ludi Scaenici”. Vengono trattate nello specifico le danze degli etruschi, dei greci e dei romani, indagandone le influenze reciproche e gli sviluppi nei secoli
Il volume, suddiviso in tre percorsi di lettura, presenta gli Atti delle giornate di studio del dottorato di ricerca dell’Università degli Studi della Tuscia in Memoria e materia dell’opera d’arte e raccoglie i contributi di Simona Antonacci, Elisa Anzellotti, Francesca Anzelmo, Federica Bertini, Teresa Lucia Cicciarella, Barbara Drudi, Giorgia Fiorini, Lea Mattarella, Emanuela Morganti, Chiara Paniccia, Jessica Perna, Costanza Rapone, Luca Salvatelli, Celeste Stefania, Valentina Vacca. “Un panorama ricco e multiforme, non frammentario, specchio della pluralità degli interessi e degli ambiti disciplinari attraversati dal dottorato in Memoria e materia dell’opera d’arte attraverso i processi di produzione, storicizzazione, conservazione, musealizzazione, dove costante si rivela l’impegno intellettuale, la curiosità delle letture, la caparbietà nel ricercare nuovi materiali, di tentare percorsi inesplorati, di rintracciare inedite connessioni, di compiere paragoni e individuare originali innesti, di avanzare nuove ipotesi da parte di giovani studiosi e ricercatori” (Elisabetta Cristallini).
Il volume, suddiviso in tre percorsi di lettura, presenta gli Atti delle giornate di studio del dottorato di ricerca dell’Università degli Studi della Tuscia in Memoria e materia dell’opera d’arte e raccoglie i contributi di Simona Antonacci, Elisa Anzellotti, Francesca Anzelmo, Federica Bertini, Teresa Lucia Cicciarella, Barbara Drudi, Giorgia Fiorini, Lea Mattarella, Emanuela Morganti, Chiara Paniccia, Jessica Perna, Costanza Rapone, Luca Salvatelli, Celeste Stefania, Valentina Vacca. “Un panorama ricco e multiforme, non frammentario, specchio della pluralità degli interessi e degli ambiti disciplinari attraversati dal dottorato in Memoria e materia dell’opera d’arte attraverso i processi di produzione, storicizzazione, conservazione, musealizzazione, dove costante si rivela l’impegno intellettuale, la curiosità delle letture, la caparbietà nel ricercare nuovi materiali, di tentare percorsi inesplorati, di rintracciare inedite connessioni, di compiere paragoni e individuare originali innesti, di avanzare nuove ipotesi da parte di giovani studiosi e ricercatori” (Elisabetta Cristallini).
La Cappadocia e la Tuscia rupestre, regioni per molti aspetti dalle caratteristiche geomorfologiche differenti, risultano affratellate dalla condivisione di una realtà comune: quella degli spazi nella roccia a destinazione religiosa e dotati di pitture di soggetto cristiano. È il fenomeno del rupestre, vitalizzato o rivitalizzato in età medievale alla luce del sacro e nell'alveo della religiosità cristiana, il denominatore comune fra Cappadocia e Tuscia, e anche il filo conduttore specifico della mostra fotografica: Terre di roccia e pittura. Il volume è a cura di Maria Andaloro con testi di Daniela Sgherri e Geraldine Leardi.
La Cappadocia e la Tuscia rupestre, regioni per molti aspetti dalle caratteristiche geomorfologiche differenti, risultano affratellate dalla condivisione di una realtà comune: quella degli spazi nella roccia a destinazione religiosa e dotati di pitture di soggetto cristiano. È il fenomeno del rupestre, vitalizzato o rivitalizzato in età medievale alla luce del sacro e nell'alveo della religiosità cristiana, il denominatore comune fra Cappadocia e Tuscia, e anche il filo conduttore specifico della mostra fotografica: Terre di roccia e pittura. Il volume è a cura di Maria Andaloro con testi di Daniela Sgherri e Geraldine Leardi.
Articoli di B. Sicca, E. Bronzino, F. Cambria, A. Pizzo, L. S. Vygotskij, E. G. Carlotti, V. Di Vita, A. Attisani, R. Leoni.
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