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L’origine della contrapposizione tra architettura e decorazione nasce dalla definizione di ornamento come parte accessoria, secondaria. L’arte dell’Italia meridionale viene etichettata come meramente decorativa, quindi limitata perché priva dell’elemento «strutturale». Questo volume attraversa cinque secoli di tradizione visiva siciliana per documentare, invece, la tendenza a integrare spazio, architettura e decorazione. I casi studio qui analizzati – dal tardogotico al Novecento – dimostrano come forma architettonica e decoro convivano, divenendo una caratteristica identificativa dell’arte siciliana.
This book aims to investigate Surrealism's precedents in visual tradition and to explore its influence on contemporary art. Taking the ideational power of vision as its starting point, 13 essays examine, from different perspectives, themes essential to the Surrealist avant-garde - dreams, magic, madness - but also mystic visions, hybridity and the ongoing relevance of syncretic figures as protean germinations of the irrational. The book opens with a reconsideration of André Breton's last book, L'Art Magic (1957). The other essays cover a rather wide array of themes from the witches' iconography in the early Modern period to the contemporary immersive video-installations, with some specific surrealism-related topics brought into focus. Following the file rouge traced by Breton, the possibility of a different narrative on art history clearly emerges.
On the centenary of the fascist party's ascent to power in Italy, Curating Fascism examines the ways in which exhibitions organized from the fall of Benito Mussolini's regime to the present day have shaped collective memory, historical narratives, and political discourse around the Italian ventennio. It charts how shows on fascism have evolved since the postwar period in Italy, explores representations of Italian fascism in exhibitions across the world, and highlights blindspots in art and cultural history, as well as in exhibition practices. Featuring contributions from an international group of art, architectural, design, and cultural historians, as well as journalists and curators, this b...
Leonora Carrington (1917-2011) fa parte del gruppo di artisti che durante la Seconda guerra mondiale lascia l’Europa per l’America. Breton le aveva attribuito due doni che riteneva inestimabili: “l’illuminismo della lucida follia” e “la sublime potenza della concezione solitaria”; per Max Ernst era la Sposa del Vento, “colei che si riscalda con la sua vita intensa, col suo mistero e la sua poesia”. L’arrivo in Messico nei primi anni Quaranta, dopo una giovinezza tormentata e ribelle, segna l’inizio di una ricerca artistica straordinariamente sofisticata che poteva solo intuirsi nei suoi esordi all’interno dell’avanguardia surrealista. La cultura messicana conferisce...
Incastonato tra montagne altissime e impervie, nel cuore dell’Afghanistan, l’Hazaristan è una terra magica, crocevia millenario di invasioni, conquiste e migrazioni di popoli. È, però, una terra che sanguina per la sofferenza della propria gente, gli Hazara, costretti a vivere in un regime di marginalizzazione sociale e discriminazione fin dall’istituzione della monarchia afghana, nel 1747. Voci dall’Hazaristan è un saggio che si propone di ricostruire la vicenda storica degli Hazara attraverso la narrazione di passaggi fondamentali del conflitto con la monarchia Afghana: dall’inizio del genocidio Hazara nel 1890 a opera dell’emiro di ferro Abdur Rahman Khan, alla terribile epoca della pulizia etnica attuata dai Talebani, per arrivare alla tragica nuova caduta di Kabul del 15 agosto 2021.
Nel 2008 usciva I tempi e i luoghi del cambiamento. Lo sviluppo locale nel Mezzogiorno d’Italia, ultima monografia di Alberto Tulumello. Mentre esplodeva la crisi finanziaria, poi divenuta economica, Tulumello portava a sistema un lungo lavoro sulle dinamiche politiche ed economiche del meridione italiano. La conclusione di quel ciclo era allo stesso tempo l’inizio di un percorso intellettuale che iniziava ad aprire a un campo di riflessione geograficamente, ma anche politicamente, più ampio: quello delle dinamiche di “cambiamento” nelle relazioni tra luoghi e scale molteplici. Un percorso interrotto nel 2012 dalla prematura scomparsa dello studioso. Dieci anni dopo questa raccolta di saggi torna a problematizzare e a riflettere su “cambiamento” e “sviluppo”, articolando tre scale geografiche: il Mezzogiorno d’Italia, il Sud d’Europa e il Mediterraneo. E lo fa mettendo in dialogo il lavoro di Tulumello con contributi provenienti da svariate discipline: dalla sociologia economica alla politologia e alla demografia, fino alla geografia umana e all’antropologia.
La burocrazia si è prestata storicamente a interpretazioni in netto contrasto tra di loro: da un lato, la lettura di Max Weber che la assimila a un processo di progressiva razionalizzazione della società; dall’altro lato, una lettura critica, per lo più anglosassone, che vi intravvede soltanto gli aspetti negativi, gli eccessi formali e il carattere autoreferenziale. La critica della ragion burocratica cerca invece di inserire la burocrazia nell’ambito di un dispositivo immunitario a priori, che gestisce e organizza le molteplicità sociali attraverso la produzione di infiniti documenti. I suoi tratti negativi – distrazione, differimento, cronicizzazione, inazione – costituiscono delle precise tecniche immunitarie finalizzate a contenere il rischio sociale sia endogeno che esogeno. Grazie a questa struttura, la burocrazia non riguarda più solo l’amministrazione pubblica, ma anche gli ambiti ben più ampi dell’economia, della scienza, della medicina, della scuola, della vita privata. È nato il “soggetto burocratico”, i cui tratti talvolta perversi, insensati ed eccessivi segnalano un’evidente situazione di impasse all’interno delle società occidentali.
Un saggio di storia, teoria e critica dello sviluppo sostenibile che esamina successi e fallimenti a trent’anni dal primo Summit di Rio de Janeiro sulle condizioni della Terra. Per la prima volta un libro sulla sostenibilità e sulla crisi ambientale prodotta dall’Umanità ripercorre il pensiero ecologico formatosi dagli anni ’50 del XX secolo, con approfondimenti multidisciplinari che si muovono fra storia, filosofia, geopolitica, studi culturali, scienze, economia, città insieme a cinema, letteratura e arti, per capire come fronteggiare la crisi climatica e le sue sfide – tra cui il Covid-19! – e come modificare radicalmente i nostri concetti di sviluppo, crescita, benessere e prosperità. Aspetti tecnici complessi come l’impronta ecologica, i Planetary boundaries e i servizi ecosistemici insieme a metodi analitici come l’intersezionalità, l’ecocritica e l’economia circolare sono trattati in modo semplificato ed accessibile ai non esperti.
Cosa ne sarebbe stato di Nabokov senza la moglie? L’intransigente scrittore, traduttore controcorrente e fascinoso professore aveva bisogno di Vera Nabokov. Quando incontra la futura sposa, è un uomo a pezzi: “So di essere noioso e sgradevole, intriso di letteratura Ma ti amo”, le scrive. L’amorosa moglie lo sprona severa e fiduciosa affinché dia il meglio di sé: ne rilegge, corregge e traduce l’opera. A lui le luci della ribalta che lei controlla dietro le quinte. Finché, un bel giorno, la coppia invidiata da tutti dà alla luce l’unico adorato figlio, Dmitri. Dopo qualche indugio, l’erede entrerà a far parte del clan, garantendo la successione del prospero impero. Il clan Nabokov è un saggio biografico che, partendo dalla traduzione, caposaldo dell’opera nabokoviana, si avventura alla scoperta di terre inesplorate attraverso lingue e paesi, vite e letterature. Si conclude in Italia, sull’ultimo dei Nabokov, il figlio che cresce “all’ombra del grande albero” e tanto somiglia a un personaggio nabokoviano.