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"Cerco una signora disponibile ad accarezzare la mia schiena. Solo ed esclusivamente la schiena. Massima serietà, garantiti riservatezza e ottimo compenso". Questo insolito annuncio pubblicato su un giornale riunirà due persone completamente diverse: un ingegnere che si guadagna da vivere grazie a un'invenzione casuale e una impiegata di banca indebitata, con un matrimonio fallito e un amante sposato. È un romanzo sulle opportunità di vita perse. Riguarda tutti quei baci e abbracci che non abbiamo dato, tutti i compromessi su cui non eravamo d'accordo, tutte le storie che non abbiamo raccontato. Perché a Florijan e a Veronika non mancano solo le carezze nella vita. Una domanda molto più importante è cosa si nasconde sotto la loro pelle.
Katarina Bauković è una donna come tante: lavora all’ufficio per l’impiego, ha un brutto rapporto con la madre e la sorella, vive in un appartamento in affitto e soffre di solitudine. La sua vita cambia improvvisamente quando nota il vicino del secondo piano. Un romanzo ad alta tensione sulle scale di un condominio che racconta le nostre solitudini, le ossessioni e le paranoie, il nostro bisogno d’amore.
Chi arriva a Lisbona per la prima volta rimane colpito dalla grandezza del fiume, dalla bontà dei pastéis de nata e dalla sua luce. Una luce eccessiva, onnipresente, di un nitore che quasi ferisce gli occhi. Così unica che i portoghesi che vivono all’estero ne provano subito nostalgia. Dopo aver vissuto a Lisbona da studente, Tino Mantarro continua a tornarci per scoprire i segreti che nasconde questa città: ha passeggiato lungo le rive del Tejo, ha conversato con passanti occasionali, origliato i discorsi sui bus mentre si muoveva per incontrare professori di fisica, ispettori di polizia, meteorologi, comandanti di navi, astronomi, venditori di candele. Si è tuffato nei libri di Antonio Tabucchi e Fernando Pessoa, visitando gli angoli meno raccontati, andando allo stadio da Luz per vedere il Benfica, pagaiando lungo l’immenso estuario. Andando alla ricerca di tutti quegli elementi, veri o sognati, che contribuiscono al mito della luce di Lisbona.
Le parole che ci accompagnano nell’infanzia, che veicolano le carezze, le sgridate, le prime scoperte della vita, non dovrebbero mai essere dimenticate. E, ancora di più, non dovremmo mai e poi mai vergognarci di quelle parole, perché parlano di noi (e noi parliamo di loro) più di ogni altra parola che potremo apprendere in seguito, a scuola, sui libri, al lavoro. È da questa premessa che nasce l’urgenza di raccontare una terra attraverso le sue parole in modo da formare una geografia linguistica, che sfocia nella cultura di un popolo e di un territorio, che si fa concreta e diventa sostanza. Le parole ci sembrano fisse, ben chiare, ancorate al loro significato. Ma non appena guardiamo alle loro spalle, non appena le spogliamo un po’, e le accarezziamo, ecco la magia. Il profumo che emanano, la morbidezza del loro intimo, e la profondità dei loro sguardi... Non puoi più dire di conoscerle, e ti sfuggono, sono straniere, misteriose... Dannazione, le parole sono donne!
Sempre più spesso meta preferita dai turisti grazie alla crescita del numero di voli low cost, i Balcani orientali restano oggi uno spazio europeo per molti versi sconosciuto. Negli oltre trent’anni ormai trascorsi dal crollo del muro di Berlino e dalla fine dell’Unione Sovietica, poche volte questi paesi sono balzati agli onori delle cronache. L’autore si occupa da anni dell’est Europa, e in questo volume traccia una ricca panoramica delle caratteristiche e dei fenomeni che contraddistinguono Bulgaria, Romania e Repubblica di Moldova dalle origini ai giorni nostri: dall’aspetto geografico a quello linguistico, dalla geopolitica al turismo, dalla cultura alle migrazioni, dall’economia alla società. Con un contributo di Moni Ovadia
Dal 1895, data del primo tentativo documentato di scalata, il Nanga Parbat ha collezionato vite e storie incredibili. Con i suoi 8126 metri al di sopra del livello del mare, è la nona cima più alta della terra, ma rimane tragicamente in seconda posizione come numero assoluto di morti. La montagna nuda. La mangiauomini. La montagna assassina. La montagna degli dèi. La montagna del destino. È con questo pensiero fisso che un giovane alpinista si avvicina al Nanga; lo fa anche attraverso Pemba, il suo compagno portatore, un uomo, un fantasma, uno specchio. Ad ogni Campo, il protagonista incrocia uno dei sette guardiani, gli esploratori che hanno perso la sfida con la montagna e ne sono rima...
La storia di una parte d’Europa complessa, stratificata, eppure al centro di tutto. Sentimentale perché non è un trattato, ma una narrazione soggettiva, intima, di che cosa sono e che cosa rappresentano i Balcani. Breve perché non vuole essere esaustiva ma regalare al lettore suggestioni, immaginari e passioni. Floramo parte per un viaggio che esplora in profondità le geografie, le anime, la Storia attraversando il confine orientale per addentrarsi nella terra balcanica che sconfina verso gli Urali, segue il Danubio, parla le lingue di Sarajevo. Interroga le fonti più antiche, narra le vicende dei Turchi, dei Veneziani, degli Uscocchi, giunge fino ai giorni nostri dove insegue le utopie, osserva i ponti, piange con le donne di Srebrenica. Come spesso accade nelle storie di Floramo e in quelle che riguardano i Balcani, il lettore si trova a mangiare, ridere, disperarsi, sognare, bere, fumare, danzare. Insomma, vivere.
Un reportage che esplora le storie di persone che appartengono a quattordici minoranze etniche che vivono entro i confini dell’attuale Ucraina: cechi e slovacchi, turchi mescheti, svedesi, rumeni, ungheresi, rom, ebrei, liptak, gagauzi, tedeschi, valacchi, polacchi, tatari di Crimea e armeni. È la cronaca della miriade di migrazioni volontarie e forzate che hanno attraversato l’Ucraina per secoli, e che l’hanno resa il Paese dalle molteplici sfaccettature che è oggi. Allo stesso tempo, è un racconto commovente e lucido delle diversità che sono sopravvissute (o meno) al rullo compressore sovietico dell’unificazione linguistica, culturale e religiosa.
Vennero dal mare, gli etruschi. E al mare ritorna Paolo Ciampi in questo cammino, che parte dalle necropoli del Centro Italia, attraversa la Toscana meno battuta dal turismo di massa, raggiunge le coste su cui una volta spadroneggiavano i mercanti e i pirati del popolo da cui lui stesso discende. È un lungo cammino che dalle antiche città di Chiusi e Cortona tocca la Val d'Orcia con i suoi scenari da cartolina, il Monte Amiata con i suoi mistici e i suoi minatori, le città del tufo e delle tombe la Maremma dei briganti e dei tombaroli, ma anche di scrittori come Luciano Bianciardi e Italo Calvino, infine le spiagge e i promontori del Tirreno. Tra chiacchiere con gli amici, bevute cospicue, divagazioni varie, ma soprattutto in compagnia degli etruschi e dei loro affascinanti misteri. Comincia come un viaggio per riscoprire le proprie radici - per cercare ciò che il tempo comunque ci lascia, magari nella lingua o nei paesaggi. Ma poi arriva la pandemia e parte un altro viaggio, subito dopo il lockdown: e le ombre etrusche, incredibilmente, ora sembrano in grado di dare una risposta - e un senso - a ciò che ci è successo. Magari grazie ai loro enigmatici sorrisi.
Ci sono cresciuta, a Roma, in tempi in cui la giovinezza significava vivere il centro storico, scoprire piazza dei Cavalieri di Malta disegnata da Piranesi, prendere il sole ai tavolini del bar vicino al Pantheon, mangiare carbonara in misteriose trattorie che spuntavano sotto archi seicenteschi. Ci sono diventata madre, a Roma, guardando il fiume dall’Isola Tiberina, e poi imparando a mie spese cosa significasse salire su un autobus con un passeggino. E poi, più avanti, cosa significasse accompagnare i bambini a scuola nella follia delle otto di mattina. Invece di provare a narrarla, posso dire che sono cresciuta e vivo oggi nella Roma pasoliniana. Da ragazza e da signora matura nella Roma di Ragazzi di vita, tra Ponte Mammolo e Pietralata, e da giovane donna nella Centocelle di Accattone. Ma quella Roma era già diversa quando ero ragazza ed è diversissima oggi. Come molte altre città, ma in un certo senso qui si coglie meglio il cambiamento. E in questo libro provo a raccontarlo.